“Di quello di raccoglitori di spugna non ci può essere lavoro peggiore
per un uomo, dico, nessun lavoro che porta con sé più dolore.”
Oppiano, poeta greco, così descrive il lavoro dei pescatori di spugne in un poema sulla pesca (Halieutica) dedicato a Marco Aurelio.
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Pescatore di spugne ai primi del 900 |

Invece per raccontare le gesta dei leggendari pescatori di spugne dell’Egeo, in particolare quelli dell’isola di Kalymnos, dalle immersioni con la
skandalopetra, tradizione che si perde nella notte dei tempi, alle moderne e più sicure, immersioni con scafandri, mute ed erogatori, l’editore greco Militos non ha certo risparmiato sulla carta, anzi! Per il libro
Sponge Divers, questo è il titolo, che ha un formato magnum, trentacinque centimetri in larghezza per quarantacinque in altezza, per la stampa è stata usata una carta da trecento grammi, la stessa che si usa per la stampa dei poster! Il risultato e che il libro pesa quasi sette chili, più del doppio di un qualsiasi altro libro di quel formato e con lo stesso numero di pagine. Quindi per portarvelo a casa venite in libreria muniti di una sacca resistente, oltre che di duecentonovanta euro, tanto costa!
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nel libro un pescatore apneista in azione con la skandalopetra |
L’autrice, la giornalista Sue Papadakos, in
Sponge Divers, descrive nei minimi particolari le vicende di questo fenomeno unico nella storia della pesca, quella delle spugne. Un’attività che fin dai tempi di Alessandro Magno, si basava, sulle immersioni, usando come zavorra, come freno e come timone la “
skandalopetra”, una pietra piatta dagli angoli smussati e dalla forma idrodinamica quasi sempre in granito del peso variabile tra gli 8 e i 14 kg, legata con una fune alla barca. Un compagno sulla barca segue il tuffo dalla superficie e recupera l’apneista-pescatore con la “petra” salpando la fune al termine dell’immersione.