Il rione Testaccio si estende per circa 600 ha sulla riva sinistra del Tevere, conserva significative testimonianze e presenze monumentali delle varie epoche e vanta una continuità funzionale, dalla città antica alla città moderna, per la singolare vocazione economico commerciale periodicamente riemersa nel corso dei secoli. Il paesaggio dell’area è profondamente mutato nel corso dei secoli: all’inizio del II a.C la piana del Testaccio fu destinata alla
costruzione di un nuovo porto, l’Emporium, e fino al I- II d.C. occupata da edifici per la conservazione e l’immagazzinamento delle merci tra cui la Porticus Aemilia e da una grande discarica di anfore olearie (Monte dei Cocci o Monte Testaccio). Dal VII sec. d. C. la piana subì un progressivo fenomeno di ruralizzazione e dall’età medievale fu
destinata all’impianto di orti e vigne, assumendo l’aspetto tipico della campagna suburbana con casali. Dopo l’unità d’Italia, il Piano Regolatore del 1871 destinò l’area a ospitare gli stabilimenti industriali e le annesse abitazioni operaie. Lo scavo del Nuovo Mercato Testaccio, un quadrilatero di circa un ettaro, partito dalla quota stradale di 15,00 metri s.l.m., si è approfondito fino a raggiungere la quota media di 9,00 metri ca. s.l.m ed ha restituito una stratigrafia ininterrotta dall’età primo imperiale alla età contemporanea. Una fase primo imperiale (età augustea-età flavia; I sec. d.C.) ha messo in luce nel settore nordorientale dello scavo e poi in quello occidentale, un sistema di ambienti
coperti e cortili scoperti serviti da viabilità di servizio che risultano peculiari per il materiale da costruzione utilizzato. Tutti i “muri” del sistema sono infatti realizzati con anfore svuotate e
reimpiegate impilate le une sulle altre.
Allo stato attuale questo sistema di ambienti è stato identificato, nel settore nordorientale come un’ampia area di discariche per materiale edilizio di reimpiego, costituito per la maggior parte da materiale anforario e laterizio, mentre nel settore occidentale come ambienti, probabilmente di magazzino, con piani pavimentali in terra battuta ben riconoscibili. La successiva fase di età medio imperiale (età traianoadrianea; fine I sec. d. C. – metà II sec. d.C.) è caratterizzata nella porzione occidentale dello scavo dai livelli di costruzione di un edificio di forma trapezoidale, identificato come horreum, costituito da file di ambienti rettangolari prospettanti su un ampio piazzale porticato centrale ed in parte obliterato dalle moderne via B. Franklin, a ovest, e via A. Manuzio, a nord.
Di questo magazzino si conservano esclusivamente i livelli di costruzione. L’horreum venne infatti interamente spoliato in età antica (fine III-inizi IV sec. d.C.) fino alle soglie del piano terreno.
Nella foto l’archeologo Luca Mocchegiani Carpano responsabile del Centro di Coordinamento delle Prospezioni Archeologiche del Mercato Testaccio
costruzione di un nuovo porto, l’Emporium, e fino al I- II d.C. occupata da edifici per la conservazione e l’immagazzinamento delle merci tra cui la Porticus Aemilia e da una grande discarica di anfore olearie (Monte dei Cocci o Monte Testaccio). Dal VII sec. d. C. la piana subì un progressivo fenomeno di ruralizzazione e dall’età medievale fu
destinata all’impianto di orti e vigne, assumendo l’aspetto tipico della campagna suburbana con casali. Dopo l’unità d’Italia, il Piano Regolatore del 1871 destinò l’area a ospitare gli stabilimenti industriali e le annesse abitazioni operaie. Lo scavo del Nuovo Mercato Testaccio, un quadrilatero di circa un ettaro, partito dalla quota stradale di 15,00 metri s.l.m., si è approfondito fino a raggiungere la quota media di 9,00 metri ca. s.l.m ed ha restituito una stratigrafia ininterrotta dall’età primo imperiale alla età contemporanea. Una fase primo imperiale (età augustea-età flavia; I sec. d.C.) ha messo in luce nel settore nordorientale dello scavo e poi in quello occidentale, un sistema di ambienti
coperti e cortili scoperti serviti da viabilità di servizio che risultano peculiari per il materiale da costruzione utilizzato. Tutti i “muri” del sistema sono infatti realizzati con anfore svuotate e
reimpiegate impilate le une sulle altre.
Allo stato attuale questo sistema di ambienti è stato identificato, nel settore nordorientale come un’ampia area di discariche per materiale edilizio di reimpiego, costituito per la maggior parte da materiale anforario e laterizio, mentre nel settore occidentale come ambienti, probabilmente di magazzino, con piani pavimentali in terra battuta ben riconoscibili. La successiva fase di età medio imperiale (età traianoadrianea; fine I sec. d. C. – metà II sec. d.C.) è caratterizzata nella porzione occidentale dello scavo dai livelli di costruzione di un edificio di forma trapezoidale, identificato come horreum, costituito da file di ambienti rettangolari prospettanti su un ampio piazzale porticato centrale ed in parte obliterato dalle moderne via B. Franklin, a ovest, e via A. Manuzio, a nord.
Di questo magazzino si conservano esclusivamente i livelli di costruzione. L’horreum venne infatti interamente spoliato in età antica (fine III-inizi IV sec. d.C.) fino alle soglie del piano terreno.
Nella foto l’archeologo Luca Mocchegiani Carpano responsabile del Centro di Coordinamento delle Prospezioni Archeologiche del Mercato Testaccio