Il tonno si studia da oltre 2200 anni, sappiamo più o meno dove la sua pesca è stata più intensa, dove si riproduce prevalentemente, ma dobbiamo ancore scoprire molte cose della sua vita e ci mancano tantissimi elementi per poter gestire ancora meglio questa specie. Moltissimi aspetti della sua storia naturale sono ancora del tutto sconosciuti e misteriosi. Le grandissime variazioni della sua distribuzione, sia storiche che recenti, sono spesso senza le necessarie spiegazioni. È presente in tutto l’Oceano Atlantico sino al Mare Artico, il Mare del Nord ed il Mediterraneo. È stato presente anche nel Mar Baltico e nel Mar Nero, dove ultimamente sta lentamente tornando. È in grado di stare in acque con temperature di 2°C o acque con temperature oltre i 36°C e di andare dalla superficie ad oltre 2000 metri di profondità.
Le statistiche di pesca usate sinora sono troppo recenti per darci una buona idea della distribuzione nel tempo e delle sue variazioni, mentre i dati dettagliati sulla pesca alturiera sono disponibili solo dagli anni ‘50. Mancavano troppi secoli di dati! Certamente, in tempi recenti, abbiamo almeno tre grandi variazioni distributive solo parzialmente spiegabili: la scomparsa della pesca in Brasile ed in Norvegia e la scomparsa del tonno dal Mar Nero.
Per il Brasile, sembra che il fenomeno sia legato ad un cambio importante in alcuni fattori oceanografici, indotto da oscillazioni climatiche nell’Atlantico, ma non è certo.
In Norvegia, in Germania e nel Baltico il tonno è stato presente, talvolta massivamente, per oltre 20 anni (tra il 1950 ed il 1970), per poi scomparire improvvisamente per oltre 30 anni e quindi riapparire dopo il 2010. Anche qui, sembrava che il fenomeno fosse legato alla pesca, ma poi si è visto che ci sono stati cambi oceanografici e climatici ed effetti collaterali che hanno condizionato la distribuzione della risorsa. La scomparsa del tonno dal Mar Nero è meno chiara e più intrigante! Il tonno era massivamente presente nel Mar Nero e le sue migrazioni erano conosciute dall’antichità, sin dai tempi di Aristotele. Con un rapidissimo declino, il tonno scomparve completamente alla fine degli anni ’70. L’inquinamento fu una delle cause, insieme ad importanti variazioni della catena trofica. Ora sta lentamente tornando. La sua recente ricomparsa nel Mar Nero è ancora più intrigante!
Con una complessa indagine riservata sul web e sul dark-web condotta dal GBYP (Grand Bluefin Tuna Year Programme), è stato possibile trovare la documentazione necessaria. A partire dal 2002 ci sono notizie certe su un graduale ritorno del tonno nel Mar di Marmara e negli Stretti, mentre dal 2007 è riapparso anche nel Mar Nero, dove le catture sono poi state documentate ogni anno. Recentemente il tonno ci ha fatto vedere quanto i fattori oceanografici siano importanti per i suoi spostamenti. Lo spostamento della principale attività di pesca dal Tirreno meridionale alle zone a Sud di Malta e nel mediterraneo orientale a metà degli anni ’90 appare correlata agli effetti dell’Eastern Mediterranean Transient. Il ritorno parziale del tonno nel Tirreno meridionale a partire dal 2006 conferma questa ipotesi.
Occorre anche considerare gli effetti di questa diversa distribuzione sul reclutamento, a causa delle superfici notevolmente più ampie disponibili per la riproduzione della specie, con le idonee condizioni di temperatura e di profondità del termoclino. Gli effetti positivi li stiamo rilevando da alcuni anni, nel Mediterraneo, nell’Atlantico orientale ed occidentale, laddove il fantastico reclutamento avvenuto a partire dal 2003, unito alle recenti severissime misure di gestione, hanno evidenziando un rilevante aumento della biomassa di tonno negli ultimi anni. Proprio per tentare di capire cosa sia accaduto nel tempo e per scoprire almeno una parte degli importanti elementi della vita del tonno che consentono di gestire in modo sostenibile la risorsa, l’ICCAT ha deciso di intraprendere una sfida complessa e difficile: l’Atlantic-wide Research Programme for Bluefin Tuna. Cosa conosciamo sulla distribuzione del tonno nell’Artico e nelle aree circostanti? Sinora, molto poco: La presenza della pesca dei grandi tonni in Norvegia negli anni ’50 comprendeva anche zone vicine all’Artico (sopratutto usando la definizione CIA dei confini e non quella della Commissione Oceanografica!)
Più recentemente: Una singola marca elettronica pop-up che incredibilmente è stata rilevata nel 2000 molto a nord dell’isola di Jan Meyen, ad ovest della Groenlandia, nel mezzo dell’Oceano Artico, vicino ai 75°N, che per anni è stata considerata come una marca alla deriva od una marca che fosse stata ingerita da un’orca, insieme al tonno sul quale era stata applicata. Ma, guardando un libro antico, abbiamo trovato un’altra prova! Uno dei più famosi libri sull’esplorazione della Groenlandia ed altre regioni dell’estremo Nord sino agli 81°N, riguarda un viaggio fatto a bordo della baleniera “Jonas” tra il 15 Aprile ed il 21 Agosto del 1671. Si tratta prevalentemente di un libro classico di baleneria, edito in tedesco ad Amburgo nel 1675, in tedesco. Questo libro, che ha avuto evidentemente un grandissimo successo editoriale, è stato poi edito in italiano (1680), inglese (1694), olandese (1685, 1710 e 1750), latino (1704) ed in francese (1715 e 1732), mentre una edizione in spagnolo riportata da alcuni non trova conferma. L’autore è Friederick Martens, uno scienziato nato ad Amburgo nel 1635 e morto nel 1699, talvolta descritto come un chirurgo ed un barbiere, ma fondamentalmente un naturalista ed un botanico. Sorprendentemente, il libro di Martens includeva alcune pagine sul tonno!
Martens descrive non solo la presenza del tonno, ma anche la sua pesca!
viaggio venne condotto in Groenlandia, a nord dell’Isola di Jan Meyen.
Il testo descrive quantità di grandi tonni, tra 170 e 270 cm di lunghezza, includendo una descrizione molto dettagliata dei salti fuor d’acqua, un comportamento evidentemente connesso ad una frenesia alimentare. Martens dice che questa specie era molto nota ai pescatori della Groenlandia, che la catturano sempre per caso, senza molta fatica. La cosa interessante è che, verificando le condizioni climatiche della Groenlandia nel 1671, grazie ad alcuni studi recenti fatti da Kobashi et al. (2009) su isotopi di N2 e Ar trovati nelle bolle d’aria di una carota di ghiaccio, è molto chiaro come nel ventennio intorno al 1671 ci sia stato un innalzamento della temperatura di oltre 2°C. Stranamente questo accadde durante uno dei periodi più freddi degli ultimi 10 secoli, chiamato la “Piccola Era Glaciale”, dal 15o secolo sino al 18o secolo. Evidentemente, il tonno è stato abilissimo nell’individuare questo repentino cambio climatico in quel breve periodo di tempo, spingendosi sino all’estremo Nord, possibilmente per trovare ricche catene trofiche. Ora siamo in grado di trovare alcune correlazioni tra i dati recenti e quelli storici. L’area dove la pesca del tonno era attiva nel 1671 (a nord dell’isola di Jan Meyen, nel mar di Groenlandia, nell’Oceano Artico) è la stessa identica area dove è stata rilevata la marca pop-up nel 2000; questa coincidenza pone questa marca sotto una nuova luce, mostrando possibilmente la presenza di un certo numero di tonni in una zona estrema della sua area di distribuzione storica. È chiaro che il tonno, ad un certo stadio della sua storia naturale, sia stato in grado di arrivare sino all’estremo Nord, avvantaggiandosi anche di leggerissimi cambi climatici e, possibilmente, di una ricca catena trofica. Come il tonno sia in grado di percepire questi modesti cambi oceanografici è ancora un mistero.
È molto curioso che l’ambito delle taglie riportato da Martens coincida con le taglie del tonno della pesca norvegese nel lontano Nord negli anni 50. Secondo questi dati, tonni giovani o molto grandi non erano presenti in queste estreme regioni settentrionali.
Proprio nel 2011, gruppi di tonni sono stati nuovamente avvistati a Nord dell’Islanda, in un’area dove si sono riscontrate concentrazioni rilevanti di aringhe e sgombri ed un innalzamento della temperatura. Guarda caso, uno dei tonni da noi marcati è finito in Groenlandia. Un’ulteriore conferma!
Il 12 Settembre 2014, una marca satellitare posta su un tonno nella tonnara marocchina di Larache il 13 Maggio 2013, trasmette dalla Groenlandia! Il 25 Giugno 2015 lo stesso tonno viene catturato nello Stretto di Gibilterra.
ANCHE ARISTOTELE SI SBAGLIAVA! Con una nostra ricerca, nel 2014, abbiamo scoperto un grande errore fatto da Aristotele, riguardante le migrazioni del tonno verso il Mar Nero, dove si pensava che si recasse per la riproduzione. L’ipotesi di Aristotele è stata riportata da tutti gli autori successivi, sino ai nostri giorni e, per secoli, ha fatto parte del pensiero scientifico storico in merito alle migrazioni genetiche del tonno. Abbiamo anche potuto accedere ai dati di pesca del Mar di Marmara nei primi decenni del XX secolo, verificando i tempi di passaggio dei tonni. Con l’analisi dei dati oceanografici, storici ed attuali, insieme alle più avanzate conoscenze scientifiche, abbiamo capito l’errore di Aristotele e ne abbiamo anche scoperto la causa.
Aristotele pensava che i tonni si recassero nel Mar Nero per riprodursi e che poi tornassero nel Mediterraneo per alimentarsi. Studiando la stagionalità e dopo aver scoperto che il tonno si riproduce anticipatamente nel Mar di Levante per via del riscaldamento anticipato delle acque in quella zona, è stato facile definire l’inversione dei percorsi, anche perché il Mar nero è ricco di piccoli pelagici e la bassa salinità non avrebbe consentito il galleggiamento delle uova. Un grande risultato, difficile da conseguire, ma che ora rende più chiari tanti aspetti storici e biologici. Dal 2012, invece, stiamo lavorando per tentare di capire cosa accada al tonno nell’Atlantico centro-meridionale, un’area enorme dalla quale non abbiamo più dati, ma solo informazioni sporadiche. Eppure qui il tonno è stato e talvolta è ancora massivamente presente! Le marche ci aiutano poco, la Natura un po’ più!. Il tonno frequenta ancora questa vasta parte dell’Oceano Atlantico ma le norme attuali non giocano a favore della scienza .
SEMBRA CHE IL PUZZLE CHE MOSTRA LA STORIA NATURALE DEL TONNO E LA SUA VITA ATTUALE ABBIA VERAMENTE MOLTISSIMI PEZZI. SIAMO ANCORA LONTANI DAL COMPRENDERE QUANTI PEZZI MANCHINO PER COMPLETARE L’IMMAGINE, MA ABBIAMO TROVATO QUALCHE ALTRO ALTRO PEZZO! E CONTINUIAMO A TROVARNE ALTRI!
Ci sono milioni di dati conservati in antichi archivi, spesso in vecchie chiese, piccoli municipi, biblioteche o istituti, che possono aiutarci a descrivere il passato, per comprendere meglio il presente ed immaginare il futuro. Il GBYP ha il compito di trovarli, ricuperarli, standardizzarli e renderli disponibili per i ricercatori, per incorporarli nei vari modelli. Altri dati sono stati raccolti in anni più recenti da tanti ricercatori e dai pescatori, al di fuori dei circuiti statistici ufficiali: noi dobbiamo ricuperare anche quelli! Abbiamo iniziato, ovviamente, con un’opera di sensibilizzazione e convincimento, tentando di superare resistenze di vario genere.
Finalmente abbiamo tanti risultati! Siamo anche riusciti a trovare centinaia di migliaia di “dati tossici” (creati da un ricercatore francese ben identificato) che esistevano nella banca dati dell’ICCAT, che erano stati utilizzati per ben 12 anni nelle stime della specie e che ora sono stati cancellati dal sistema. Ora, però, ci stanno riprovando!
IL “DATA MINING”
I risultati del primo periodo di attività sono stati incredibili: ben 31,027,877 dati di varie attività di pesca del tonno sono stati ricuperati; tra questi, 28.019.062 sono dati storici di tonnare. Ora la banca dati dell’ICCAT dispone di una serie storica che va dal 1512 al 2017, la più ampia serie sinora mai ricuperata per una singola specie marina al mondo.
Tutti i dati raccolti sono stati singolarmente verificati e standardizzati secondo le regole statistiche attuali. L’ultimo audit scientifico internazionale ha riconosciuto i nostri sistemi di verifica e controllo come i più accurati disponibili nel settore. Nel 2016 abbiamo organizzato un corso pratico di formazione per raccolta di dati in Mauritania, con oltre 20 partecipanti. Aiutiamo i colleghi più sfavoriti! Ovviamente, ci sono ancora dei “buchi” temporali e spaziali, ma speriamo di poterli colmare presto!
Antonio Di Natale
Ex Coordinatore ICCAT-GBYP – Madrid ora è nella Fondazione Acquario di Genova e nell’Accademia Peloritana dei Pericolanti.