Fermate il mondo, voglio scendere. La tragedia dei migranti

È risaputo che la nostra libreria è un vero e proprio “porto di mare”. Ogni giorno vi attraccano le più diverse imbarcazioni, per lo più sono quegli assidui frequentatori appassionati di tutto ciò che li avvicina al Mare, con la emme maiuscola. In questo caso ha bussato alla nostra porta un nostromo, si chiama Andrea Ferrari, ha portato queste sue riflessioni sul tema migranti che noi volentieri pubblichiamo…
I tragici eventi, legati ai flussi di migranti via mare, suscitano, soprattutto da un anno a questa parte, i commenti, le azioni e i giudizi più disparati, ispirati dalle “esigenze di copione” proprie delle fazioni che si fronteggiano nell’agone politico – mediatico. L’uomo della strada guarda, legge, ascolta e, sempre più confuso, cerca, con grandissima difficoltà, di farsi una propria idea su quello che è accaduto, che accade e che, inevitabilmente, accadrà. Leggendo o ascoltando i ripetuti
interventi di esponenti e “urlatori” vari, mi è venuta in mente una vecchia reclame nella quale il testimonial, a un certo punto, gridava: “fermate il mondo, voglio scendere!”
E l’occasione per “scendere”, almeno per un momento, e riflettere finalmente “fra me e me” sull’argomento, me l’ha offerta negli scorsi giorni, la visione in TV del mare di Siracusa, la meravigliosa città che, molto tempo prima di balzare agli onori della cronaca per la recente triste vicenda della nave di ONG “Sea Watch”, è stata teatro, anche se pochi lo sanno o lo ricordano, della prima massiccia ondata di sbarchi causati dalla cruenta crisi siriana. Proprio quel meraviglioso mare, che nei giorni scorsi è stato ripetutamente sotto i riflettori per l’odissea di questa nave e le banchine del porto siracusano, ha visto “sfilare” fra la primavera e l’autunno del 2013, migliaia e migliaia di siriani costretti ad abbandonare la loro Patria per imbarcarsi, da porti egiziani, su “navi-madre” che, a grandissima distanza dalle coste della Sicilia orientale, rilasciavano il loro carico umano su piccole imbarcazioni stipate all’inverosimile.  
Un carico umano costituito da intere famiglie con neonati, donne in stato di gravidanza, bambini, anziani, anche non deambulanti, che suscitavano, in chi possiede un minimo di empatia, una fortissima angoscia mista a sconforto.  Ho più volte assistito a quei momenti che causavano in me struggenti stati d’animo, ma ricordo nitidamente la contestuale “luce” di speranza e umanità “sprigionata” dalla presenza degli uomini e delle donne che umilmente, silenziosamente e fattivamente “ruotavano” attorno a quei disperati “passeggeri”. Mi riferisco, in primis, al personale della Guardia Costiera di Siracusa che, con grandissima professionalità, ha gestito in quei sei mesi del 2013 centinaia di soccorsi, salvando migliaia di vite umane in mare, accudite, amorevolmente anche nelle fasi del trasbordo a terra. C’è modo e modo di compiere il proprio dovere.
Quando si fa, con l’immensa umanità dimostrata in quei mesi da quel manipolo di uomini in divisa bianca, il cuore dell’uomo della strada si riempie di ammirazione e gioia. Mi riferisco, alla Prefettura di Siracusa, alle Forze dell’Ordine, all’ASL, alla Sanità Marittima, alle infermiere della Croce Rossa Italiana, ai volontari di Emergency e a quelli delle locali Associazioni Umanitarie e di Protezione Civile. Tutti impagabili protagonisti, giorno e notte, della difficile fase dell’accoglienza, resa ancora più difficoltosa e drammatica dall’assoluto disinteresse dimostrato, in quel periodo, dalle Autorità politiche, locali e centrali. Non definirei queste persone, in divisa e non, “angeli” o “eroi”. Ritengo piuttosto che siano stati, molto più semplicemente, uomini e donne che hanno operato, in un contesto difficilissimo, con grande umanità, secondo coscienza e con grandissimo spirito di sacrificio, senza che nessuno se ne accorgesse.
L’interesse politico–mediatico, con le relative passerelle, sarebbe arrivato solo a partire dalla successiva e imponente operazione “Mare Nostrum”, proseguendo tristemente sino ai giorni nostri e alimentando i più disparati “interessi di bottega”. Guardando negli scorsi giorni le immagini televisive trasmesse da Siracusa, ho quindi riflettuto tristemente sul fatto che tutti conosciamo gli oramai famosi “opinionisti di turno” e i politici, dell’uno e dell’altro fronte, che si esibiscono nelle azioni più disparate. Nessuno conosce, invece, anche solo uno dei nomi di quei militari o di quei professionisti o di quei fantastici volontari, né ricorda cosa siano stati capaci di fare, con le loro uniche forze, più di cinque anni fa. Mi piacerebbe che anche un solo briciolo della loro umiltà e della loro umanità permeasse nell’acceso e sfrenato confronto che vede, come unici protagonisti coloro che, forti dell’autorevolezza acquisita e grazie ai potenti riflettori politico-mediatici, infiammano opportunisticamente l’opinione pubblica, portandola ben lontana da esempi virtuosi, come quello da me ricordato, dei quali avvertiamo sempre più la mancanza nel contesto della vita di tutti i giorni.  Risalgo… “a bordo del mondo” con questa, forse vana, speranza ma con la consapevolezza che le storie belle e “di sostanza”, non sono, per fortuna, solo quelle delle fiction, come quella del Commissario Montalbano ispirata al romanzo “L’altro capo del filo” di Camilleri e accolta peraltro con tante polemiche, ma anche quelle reali vissute e raccontate dall’opera silenziosa e disinteressata di persone di buona volontà.
Andrea Ferrari