Claudio Mocchegiani Carpano, un Archeologo e un amico vero

È morto un amico, Claudio Mocchegiani Carpano.
Ho conosciuto Claudio parecchi anni or sono. Aveva la mia stessa età, con un solo giorno di differenza. È stato uno dei primi archeologi subacquei italiani. Aveva fatto numerose immersioni sul Tevere e aveva esplorato la Cloaca Massima di Roma. Insieme a Luigi Fozzati aveva creato il Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea e il progetto Archeomar, la carta archeologica subacquea dei beni archeologici sommersi d’Italia: mari, laghi, fiumi, lagune, ipogei. Era stato Soprintendente a Roma, la sua città. La città che amava molto. Era un gran lavoratore e controllava da vicino, anche di notte, gli impiegati che non svolgevano bene il loro compito di sorveglianza notturna al Palatino, ai Fori Imperiali e negli altri monumenti di Roma. Nel 1977-78, alla prima riunione di Archeologa Subacquea che facemmo alla Libreria Internazionale Il Mare, non fu invitato, perché gli
Claudio in libreria nel 2011
altri giovanissimi archeologi subacquei non approvavano le sue idee politiche. Successivamente però, prese parte a tutti i convegni di Archeologia Subacquea da me organizzati durante la Settimana delle Egadi a Favignana. Quando ci incontravamo, mi faceva il saluto romano per prendermi in giro, sapendo che ero di idee politiche opposte alla sue. Malgrado ciò la nostra amicizia era nata sulla stima reciproca. Claudio era sempre disponibile a partecipare agli incontri e alle lezioni di Archeosub organizzati dalla Libreria Il Mare. Per Claudio come, per me, erano importanti i rapporti umani e non il denaro e questo ci univa molto, così come l’amore per il mare e per l’archeologia. Ha scritto, tra gli altri, il volume Archeologia Subacquea - Note di viaggio nell’Italia Sommersa. Non gli piaceva scrivere, amava molto di più raccontare e insegnare. Durante i corsi di Archeologia subacquea, organizzati presso la Libreria il Mare, coinvolgeva i suoi quattro figli perché era sempre preoccupato per il loro avvenire e per la mancanza di lavoro. È stato tra i pochissimi a partecipare alla piantumazione di un cipresso al Pincio, organizzata da me con la collaborazione di Umberto Croppi, in ricordo di Elisha Linder, il grande archeologo Israeliano, come noi Tridente d’Oro. Veniva spesso a trovarmi in Libreria camminando a piedi da casa sua a Monteverde fino a Piazza del Popolo, perché amava camminare e scoprire gli angoli nascosti di Roma. Lo ricorderò sempre e sarà sempre presente nel mio cuore e nei miei pensieri.
Giulia D’Angelo

La storia di Claudio Mocchegiani Carpano, “decano” dell'Archeologia Subacquea  nasce negli anni '60 a Roma quando da giovane assistente archeologo inizia a studiare e a leggere gli strati geologici che formano il Palatino trasformato in una gruviera e dove nasce la necessità di esplorare dei pozzi allagati profondi di 40 metri. In quegli anni ancora non si parlava di archeologia subacquea come di una vera e propria disciplina. Era assente una metodologia di ricerca che coinvolgesse altre scienze quali la geologia, l'antropologia, ecc e il contributo che altre scienze hanno dato negli ultimi anni è stato fondamentale per l'archeologia non soltanto quella subacquea. C'era molto entusiasmo soprattutto tra tutti quei sub, professionisti e no, che però quando si imbattevano in un sito sommerso non sapevano cosa e come fare, oppure se intervenivano causavano danni irreparabili. Soltanto nel 1986, su proposta di Claudio, fu creato dal Ministero dei Beni Culturali lo STAS, ovvero il Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea, che lui stesso ha diretto fino al suo pensionamento. Lo STAS è una struttura operativa di tecnici e archeologi che lavora per e con le Soprintendenze in collaborazione con i servizi a mare dei carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, capitanerie di porto e  con la Marina Militare che ha permesso un “utilizzo” archeologico dei cacciamine dotati di sofisticati mezzi di ricerca sottomarina. Ha messo la sua firma, insieme al collega Luigi Fozzati, anche in Archeomar, un progetto, ancora in corso, finalizzato a inventariare tutti i siti archeologici sommersi nel mari, nei laghi e nei fiumi. Ma nella sua lunga carriera, la ricerca che più gli sta nel cuore è quella nel 1974 quando esplorando i collettori allagati negli ipogei del Colosseo (che soltanto oggi sono visitabili) scava un collettore ostruito dalla antica “spazzatura” prodotta degli spettatori. Trovò di tutto dagli ossi di animali feroci ai noccioli di pesca e altri residui vegetali. Inizia così una ricerca interdisciplinare che ancora non era diffusa. Attraverso la “spazzatura” del monumento si è riusciti a documentare realmente la vita e le attività nell'Anfiteatro Flavio che fino a quel momento si conoscevano soltanto attraverso le informazioni degli autori antichi.