Come si costruiva un ponte in legno duemila anni fa


Acquerello G.C. Pavia
Il nostro “geometra scrittore” Gian Carlo Pavia ancora ci sorprende, questa volta con un salto indietro nel tempo di duemila anni per raccontare come Giulio Cesare costruì il ponte sul fiume Reno quando conquistò la Gallia. Ma che “c’azzecca” il grande Giulio Cesare con il nostro blog? La risposta è semplice: è Storia!
La struttura militare in legno per permettere il passaggio del fiume Reno, fu concepita da Cesare nel corso delle due campagne contro i popoli germanici, durante la conquista della Gallia. Il prof. Francesco Maria Pellegrini in un suo libro del 1898 analizzò la struttura del ponte costruito da Giulio C., così come descritta nel libro IV° del “de bello gallico”, dandone una propria interpretazione. Personalmente, avendo avuto la fortuna di aver “dovuto” studiare il latino,
 ho preferito leggere la descrizione della costruzione del ponte (in realtà furono due) direttamente da Giulio C. nel suo “De bello gallico”.
Visione prospettica del ponte
Ovviamente semplificheremo la descrizione tecnica, ed avendo avuto l’accortezza di tradurre le misure antiche espresse in piedi, le convertiremo  in centimetri e metri per una maggiore godibilità ed ammirazione della grandiosa impresa tecnica compiuta in soli 10 giorni! Ecco come fu costruita quella meraviglia lignea e quali erano i singoli elementi strutturali che la componevano.
Gli elementi fondamentali furono i PILASTRI – due di circa 45 cm di diametro, lunghezza circa 9-10 metri, collegati a coppia, distanziati  di cm 60,  appuntiti ad una estremità ed infissi inclinati secondo la corrente nel letto del fiume, con l’ausilio di battipali. Di fronte e a valle, a 10 metri  dalla prima coppia si infiggeva una seconda coppia nel letto del fiume , sempre inclinata, ma contro corrente. Tra le due coppie citate, dopo la loro infissione, alla loro sommità fu posto un TRAVERSO a sezione quadra di cm 60x60, 
Disegno cotruttivo F. M. Pellegrino
lungh. 5 metri, con la funzione di collegamento delle coppie di pilastri, bloccato dall’inserimento di CAVIGLIE, quindi senza l’uso di chiodi metallici. Tra le due coppie opposte di pilastri si ponevano due traverse inclinate ed incrociate, sez. cm 30x30, con legature di corda, con la funzione di irrigidimento del telaio in via di formazione. Dopo la posa di più elementi delle dette coppie di pilastri-traverso, si collegavano tra di loro le stesse con TRAVI LONGITUDINALI, sez. cm 60x60, lunghezza 12 metri, con la funzione di collegamento tra le coppie di pilastri e la successiva posa del piano di calpestio del ponte. Sulla struttura così approntata si montava del TAVOLAME, sez cm 40x5, lunghezza metri 4, che costituiva  il piano di calpestio del ponte. A valle altri PALI OBLIQUI, diametro cm 45, infissi nel letto del fiume e collegati con legature  alle coppie di pilastri, rafforzavano l’azione contro lo svellimento delle strutture dovuto alla azione della corrente. A monte altri PALI VERTICALI, diametro cm 45, infissi verticalmente innanzi alle coppie di pilastri e non collegati ad essi, evitavano danni che eventuali
Ricostruzione A. Palladio
oggetti galleggianti, trasportati dalla corrente, cozzassero contro le le pilastrature del ponte. Riassumiamo le caratteristiche costruttive e di ambiente: Il ponte era lungo circa 500 metri ed il piano carrabile largo metri 4. Giulio Cesare ne costruì due, uno nel 55 a. C., l’altro nel 53 a.C., in due località distanti circa due chilometri tra di loro ed in prossimità di Coblenza. Uno fu demolito dopo tre settimane, l’altro fu fortificato e divenne permanente. Giulio Cesare scrisse che impiegarono dieci giorni per erigerlo, ma non precisa il numero di legionari impiegati. Ampia documentazione ci è pervenuta perché ogni personaggio delle epoche passate (e presente) ne ha rilevato  l’incredibile ingegno e grandezza: Andrea Palladio, Architetto, ce ne dà una sua versione, a ds; F.M. Pellegrini, nel 1898, traducendo il “de bello gallico”, ne dà una sua versione costruttiva molto interessante; Altri, tra pittori ed illustratori, nonché lo scrivente, hanno voluto dare la loro versione grafica. Come si potrà rilevare, le raffigurazioni non illustrano la stessa soluzione realizzata; ma tutti l’hanno voluta interpretare in omaggio alla capacità progettuale e tecnica ideata da Giulio Cesare circa 2100 anni fa; la pragmaticità, la logica e l’intelligenza del progetto, trascurando poi l’incredibile tempo di realizzazione, sarebbe anche ai nostri giorni ben difficilmente concepibile e attuabile
G. Carlo Pavia