F. Gemma, S. Mitrovic, F. Carbone |
È autunno
nel parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise. I colori delle faggete emergono
dalle nebbie del mattino. Le radure intorno al lago di Villetta Barrea, i
pianori sotto le Camosciare, i boschi verso Opi rieccheggiano dei bramiti dei
maschi. I cervi dominanti radunano le femmine e sfidano gli altri al duello.
Appena lontano, cannocchiali montati su treppiedi, binocoli alla mano, ci sono
alcuni pittori al lavoro. Disegnano sui taccuini, colorano ad acquerello, usano
ogni tecnica a disposizione per tracciare al volo e dal vivo le posture, le
movenze, le sagome degli animali che si stagliano in controluce. Da tutt’altra
parte lungo la costa tirrenica della Toscana: nell’Oasi del Wwf del lago di
Burano si sta svolgendo la fase iniziale della migrazione di ritorno verso il
sud del Mondo.
Tre esemplari giovani di falco pescatore sostano da alcuni giorni nell’area protetta, che ha 50 anni di vita: pescano cefali e spigole e le vanno a mangiare sui pali posizionati
davanti ai capanni di osservazione.
Anche qui, attirati dall’avvenimento naturale di grande rilievo, ecco un
drappello di pittori. Silenziosi e accorti seguono i movimenti e disegnano
velocemente la sagoma di questo magnifico rapace: posato, in volo, mentre
scarnifica la preda. Sono due momenti da prendere come esempio per introdurre
una realtà, certamente di nicchia, ma che sta prendendo sempre più piede e
soprattutto destando sempre più interesse in Italia. È quella che in
Inghilterra si chiama Wild Art e che noi traduciamo letteralmente come arte
naturalistica. Un modo di vivere la natura, en plain air, per gioire della
bellezza dei paesaggi e degli animali che si possono ammirare non solo nei
parchi nazionali e nelle aree protette. Infatti per chi è attratto da questo
modo di dipingere basta una farfalla posata, un insetto su un fiore, una pianta
particolare, un lichene sulla corteccia di un albero per stimolare il
meccanismo di prendere in mano una matita e misurarsi, competere con se stessi,
confrontarsi con altri per raggiungere il risultato di aver costruito immagini
di Natura che sono la testimonianza, il diario, la storia della
biodiversità
del Pianeta. In Italia ormai da una quindicina di anni si sono formati dei
gruppi di pittori, rifiuto di declassarli al rango di illustratori
naturalistici, che si riconoscono in un progetto preciso: dar conto della
bellezza della fauna e della flora, raccontandola a tutti coloro che non la
conoscono. O ne sanno poco e male. È il caso, sono solo due esempi,
dell’Aipan, l’associazione italiana per l’arte naturalistica presieduta da
Angela Maria Russo, e di Ars et Natura, un progetto a cui fanno riferimento una
quindicina di pittori. Questa realtà ha prodotto negli anni decine e decine di
mostre in musei, parchi nazionali, aree protette non solo in Italia ma anche
all’estero. All’interno di queste due sigle si riconoscono pittori che hanno
storie e percorsi di eccellenza e che sono diventati quasi i portavoce
dell’arte naturalistica italiana nel
mondo. Per seguire la
cronologia degli ultimi eventi vale la pena di raccontare che ben quindici
pittori facenti capo ad Ars et Natura hanno lavorato e dipinto per molti mesi
all’altezza del circolo polare artico, nella Finlandia del Nordest, per dar
vita a un progetto che diventerà a breve un libro e sarà di seguito una mostra
itinerante. Kuusamon Taika, la magia di Kuusamo, è il titolo del libro di
grande formato che le istituzioni finlandesi hanno entusiasticamente voluto e
che sarà uno degli eventi di “Suomi 100”, la grande festa che occuperà tutto il
2017 in Finlandia per il centenario dell’indipendenza di questo paese del
Grande Nord. Sull’onda dell’entusiasmo per la pittura naturalistica sono
arrivati nella terra delle foreste e dei 188 mila laghi quattordici pittori italiani accompagnati da
Anne Shingleton, maestra di pastelli, inglese ma toscana d’adozione. Eccoli
presentati brevemente: Stefano Maugeri, storico pittore di dinosauri e del
Parco
nazionale d’Abruzzo, Massimiliano Lipperi e Graziano Ottaviani, anche
allestitori di sensazionali scenografie per musei e acquari, Marco Preziosi,
un’eccellenza nella rappresentazione realistica, Concetta Flore e Fabio
Ascenzi, affinità elettive con stili diversi, Elisabetta Mitrovich, prorompente
punto di riferimento di iniziative multicolori, Renato Cerisola, fotopittore in
movimento, Andrea Ambrogio, raffinato acquerellista, Alessandra Cecca,
entusiamo e colore, Alessandro Troisi, una vita per il falco pescatore,
Federico Gemma naturalmente, Giò Giorgini, maestro nell’acquerellare funghi e
paesaggi. Il quindicesimo è il sottoscritto autore dell’articolo,vulcanico
produttore di immagini.
Così è possibile parlare di un viaggio di ritorno:
italiani che risalgono il Grande Nord anche come omaggio ai pittori nordici che
dalla metà del Settecento, discesero valli e salirono montagne per affacciarsi
nell’Italia mediterranea e dipingerne soprattutto luce e colori di quei
paesaggi di allora. Pittori naturalistici – qualcuno vorrebbe etichettarli come
figli di un dio minore - attratti ora dalle distese della taiga artica, dalle
foreste di betulle, pini silvestri e abeti rossi. Emozionati non solo dalle
parate del gallo cedrone, dai voli dei cigni selvatici e delle gru o dal buffo
canto d’amore della pernice bianca nordica, ma attratti dalle luci artiche, su
tutte quelle della Revontulet, la coda delle volpi tradotta in italiano: la sempre
più amata aurora boreale.
Tre esemplari giovani di falco pescatore sostano da alcuni giorni nell’area protetta, che ha 50 anni di vita: pescano cefali e spigole e le vanno a mangiare sui pali posizionati
Un capanno a Burano |
Concetta Flore |
Alessandro Troisi |
Lupi, di Stefano Maugeri |
Fabrizio
Carbone