Archeologia Subacquea 2.0 è
il nome dato alla V edizione del convegno nazionale organizzato
organizzato
da Massimo Capulli – docente di Metodologia della ricerca archeologica presso
l’Università degli Studi di Udine
– e dal Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio
culturale e dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli
Venezia Giulia. Studiosi, ricercatori, tecnici e addetti ai lavori del mondo
dell’archeologia subacquea italiana si sono riunti questo mese a Udine con
l’obiettivo primario di fare il punto della situazione per un settore della
cultura italiana che attraversa un momento di grande difficoltà ritenendo
indispensabile una immediata svolta per un settore che da un lato assicura
l’imprescindibile e
necessaria tutela del patrimonio culturale sommerso ma che
dall’altro vive un momento di incertezza sia per l’aspetto normativo e
soprattutto per la quasi totale assenza di fondi per la ricerca, lo studio e la
valorizzazione.
“L’archeologo subacqueo:
chi è costui?” Il ruolo
dell’archeologo subacqueo e il percorso formativo per l’esercizio della
professione. Il riconoscimento di una professionalità fino ad oggi definita
solo genericamente.
“Il paesaggio
archeologico sottomarino”. Dalla definizione
del concetto all’esigenza di fare riferimento al patrimonio sommerso nella
parte specifica relativa ai beni paesaggistici del codice dei beni culturali.
La proposta di alcuni siti sommersi per l’inserimento nell’elenco dei siti
Unesco e uno studio delle aree sommerse esposte a rischio, sono alcune delle
idee portate avanti nel dibattito.
“Comunicare l’archeologia
subacquea”. In un mondo della
comunicazione che va sempre più veloce, l’archeologia subacquea deve utilizzare
i nuovi media e le nuove forme di comunicazione per riprendersi il ruolo di
interfaccia tra comunità scientifica e mondo dell’informazione. L’obbligo di
divulgazione come componente etica e sociale nel lavoro dell’archeologo
subacqueo mediante la diffusione dei dati in forma pubblica e gratuita, la
velocità nella diffusione delle notizie, il ruolo delle Università nella
formazione di nuovi professionisti nella comunicazione relativa ai beni
culturali.
“La valorizzazione dei
siti archeologici subacquei in situ”.
Attuare una progettazione partecipativa con enti, istituzioni, università,
associazioni e comunità locali, integrando aspetti culturali e ambientali
mutuando le best practices esistenti. Adozione di linee guida a livello
centrale/ministeriale individuando formalmente uffici di riferimento per la
gestione del patrimonio culturale subacqueo in seno agli organi competenti del
MiBACT. Trovare strategie che assicurino la ripartizione, il reimpiego e il
reinvestimento dei proventi derivanti dalla gestione delle attività garantendo
un certo grado di autonomia finanziaria. Valutazione preliminare dei siti o
insieme di siti che abbiano le caratteristiche idonee (archeologiche,
conservative, ambientali) per una sostenibile valorizzazione in situ e/o
a distanza.
All’analisi di questi quattro
argomenti il comitato scientifico del convegno oltre a mettere attorno ai
tavoli di lavoro i rappresentanti più autorevoli del mondo accademico, ha
voluto la partecipazione dei giovani studenti universitari che hanno portato
alla discussione quell’impulso e quelle istanze che fino ad adesso non avevano
quasi mai avuto luogo di espressione come i portatori reali delle nuove
esigenze dei futuri professionisti dell’archeologia subacquea.
Così le nuove leve della
ricerca e dello studio nel campo dei beni sommersi hanno potuto confrontarsi
con accademici di induscussa fama ed esperienza nel campo dell’archeologia
subacquea come Luigi Fozzati, Sebastiano Tusa, Pamela Gambogi, Claudio
Mocchegiani Carpano, Annalisa
Zarattini, Edoardo Tortorici, Barbara Davidde, Piergiorgio
Spanu.
Il discorso introduttivo di
Luigi Fozzati è stato il simbolico passaggio di testimone tra la generazione
che ha fatto di questa disciplina scientifica un vanto per l’Italia nella
comunità scientifica mondiale e le nuove generazioni di archeologi subacquei. A
questi ultimi spetta il compito di far transitare, con la “supervisione” dei
protagonisti degli ultimi 30 anni, l’archeologia subacquea italiana da 1.0 a
2.0.
Il documento varato da
questa consulta sarà divulgato nei prossimi giorni e verrà presentato a tutti
gli organi istituzionali e scientifici, per stimolare quel processo di
cambiamento ormai giudicato indispensabile.
E proprio a dimostrazione
dell’impegno e della ferma volontà di impegnarsi per l’archeologia subacquea, è
stata già confermata la VI edizione del convegno nazionale di archeologia
subacquea che si terrà nel 2018 a Palermo, organizzato dalla Soprintendenza del
Mare della Regione Siciliana. L’annuncio è stato fatto da Sebastiano Tusa
proprio a conclusione dei lavori a dimostrazione della continuità che si vuole
assicurare all’iniziativa che chiede fin da ora la collaborazione e l’apporto
di tutte le forze presenti in campo. Dal confronto e dalle proposte
l’archeologia subacquea 2.0 potrà divenire realtà concreta.
Le fotografie della carrellata sono di Salvo Emma, © Soprintendenza del Mare Regione Sicilia
Dall’alto: scavo archeologico del relitto della nave di Marausa; relitto di Panarea situato a -140 metri ripreso dal sommergibile Uboat Worx; scansione laser per la realizzazione del modello 3D elmo della Battaglia delle Egadi; relitto di Acitrezza elaborazione 3D; Recupero del relitto romano di Marausa. Fasi di smontaggio del fasciame; operazioni di recupero di un rostro su un fondale a -80 metri di profondità con il ROV; Nuove tecnologie per la ricerca archeologica subacquea: Immagine Multibeam; Nuove forme di fruizione per i siti archeologici subacquei. Relitto delle colonne di Marzamemi (SR)