La
Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha puntato gli occhi, o meglio gli obiettivi, sul relitto romano
di Acitrezza posato sul fondo tra i 65 e gli 80 metri, segnalato per la prima
volta nel 2011, ottenendo millecinquecento “scatti” utillizzati per creare il
primo eccezionale rilievo tridimensionale per analizzare il relitto in tutti
suoi aspetti. L’utilizzo dei modelli 3D rappresenta infatti per l’archeologia
subacquea la nuova frontiera del rilievo tecnico; la velocità di esecuzione e
la precisione nella restituzione nonché la fedeltà nella rappresentazione
delle
superfici sono sicuramente il valore aggiunto soprattutto per relitti come
questo di Acitrezza.
L’elevata profondità e l’ampiezza del relitto renderebbero
infatti molto difficile se non impossibile un rilievo di tipo tradizionale a
costi ragionevoli. Questa nuova tecnica, già da tempo utilizzata
nell’archeologia terrestre, negli ultimi anni sta consentendo agli archeologi
subacquei di effettuare rilievi dettagliati e completi utilizzando solamente le
riprese fotografiche subacquee. Il rilievo 3D consente in sostanza di
realizzare modelli di reperti, siti, relitti e strutture sommerse metricamente
corretti e fotorealistici mediante l’utilizzo di comuni macchine fotografiche
digitali scafandrate. Il software con tecnologia “image based”, consente
utilizzando le fotografie scattate sott’acqua secondo una procedura codificata,
di creare “nuvole di punti” e “mesh” – modelli poligonali – che successivamente
supportano “texture” di elevata qualità ottenute direttamente dagli scatti
fotografici. I modelli 3D ottenuti consentono, oltre che lo studio e
l’interpretazione da parte degli archeologi, un innovativo sistema di
presentazione e divulgazione dell’archeologia subacquea presentandosi con una
realtà fino ad oggi impensabile soprattutto per relitti profondi. Dal modello
3D è quindi possibile generare ortofoto ad altissima qualità georeferenziate
con le coordinate GPS e modelli DEM (Digital Elevation Model) quindi modelli poligonali di elevazione con un dettaglio
eccezionale.
Il prodotto ottenuto è
utilizzabile in un GIS (Geographic Information System) per l’analisi
fotogrammetrica in un Sistema Informativo Territoriale (SIT). I modelli
ottenuti sono scalati alle misure originali e quindi è possibile misurare
dimensioni e volumi, strumenti indispensabili per lo studio del relitto. Da una
prima analisi del modello, ottenuto attraverso l’elaborazione di circa 1000
fotografie scattate sul sito, ci si è subito resi conto di alcune zone del
carico dove non sono presenti reperti. Durante le immersioni non ci si era
potuto rendere conto di questa situazione che solamente nell’interezza della
rappresentazione del relitto si è potuto constatare. Inoltre si è già potuto
fare una prima analisi della tipologia del carico, delle dimensioni del
relitto, degli altri reperti all’interno del carico e della dispersione dei
materiali sul fondo. Tutto ciò sarebbe risultato di difficile interpretazione
utilizzando tecniche tradizionali di rilievo e documentazione soprattutto a queste profondità, riservate a
subacquei altofondalisti.
La fotogrammetria tridimensionale, di pari passo con
il veloce sviluppo dei software che consentono di ottenere i modelli 3D e le
tecnologie di fruizione in realtà aumentata, rappresentano quindi la nuova
frontiera della documentazione in archeologia subacquea fornendo inoltre un
affascinante strumento di fruizione divulgativa di beni sommersi altrimenti
difficilmente fruibili dal grande pubblico.
Lo
studio in corso permetterà di ricostruire oltre al carico, la sua disposizione
e le caratteristiche (ca. 15 metri di lunghezza e 4 di larghezza), aggiungendo
un tassello alla rotta delle imbarcazioni commerciali lungo la costa catanese e
alla sua interportualitа, sottolineando la notevole importanza di scali come
quello delle Isole dei Ciclopi, citato anche nell’Eneide.
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Salvo Emma |
Successivamente
con l’appoggio della Capitaneria di Porto, un robot sottomarino a controllo
remoto (ROV) perlustrerà ulteriormente l’area intorno al relitto, verificando
l’eventuale presenza di altre
parti
del suo carico. Il sito, regolato dall'ordinanza dalla Capitaneria di Porto di
Catania è visitabile, a condizione di essere in possesso di brevetti tecnici e
sotto la guida dei diving center autorizzati
La
campagna si è svolta con la collaborazione tecnica del diving “Oceano Mare” di Massimo Ardizzoni che ha
realizzato le riprese fotografiche, e
con il supporto logistico del diving DNA Shock di Catania. Sotto la direzione del Soprintendente
del Mare Sebastiano Tusa, l’archeologo responsabile di zona Philippe Tisseyre
ha coordinato le operazioni di rilievo e documentazione, mentre l’elaborazione
dei dati in 3D è stata realizzata da Salvo Emma.
Salvo Emma
URP Soprintendenza del Mare Regione Sicilia