Una passione incredibile per Lele Coppola sulle tracce della bella figlia del mare

Omero le ha definite le belle figlie del mare, forse è per questo che Emanuele “Lele” Coppola se ne è innamorato a tal punto di passare trent’anni della sua vita a cercarle, studiarle in decine di incontri ravvicinati in giro per il Mediterraneo, Turchia, Grecia, Dalmazia, Istria, Isole Egadi, Sardegna. Come racconta nel suo lavoro fresco di stampa Il mistero del Mediterraneo. Dalla mitologia alla realtà per scoprire che questo straordinario mammifero marino, la foca monaca mediterranea, Monachus monachus, che per colmo di disinformazione, quella presente in Sardegna, avvista nel golfo di Orosei, fosse definita una sottospecie di foca monaca a se stante e del tutto estinta a metà degli anni ’70, quindi non degna di ulteriori sforzi per la sua salvaguardia!  Tale tesi fu ribadita dall’Università di Roma che all’inizio degli anni ’80 dichiarò definitivamente estinta la specie in Italia. In questo desolante panorama dei visionari, tra cui Fulco Pratesi, raccontavano una storia diversa quando nella Grotta del Bue Marino, sempre in Sardegna, fu osservata e fotografata una grande femmina adulta e l’episodio diede speranza a chi lavorava per la salvezza della specie.
In quegli anni Lele, giovane laureato in ingegneria, aveva scoperto che la sua vera passione era la fotografia naturalistica, tanto che si trasformò da dilettante in professionista dedicandosi con sua  moglie Cristina nella produzione di documentari naturalistici in pellicola cinematografica e insieme ad alcuni amici fondo anche l’Agenzia fotografica Panda Photo, oltre al Gruppo Foca Monaca.
Così iniziarono i primi di una serie di viaggi nel Mediterraneo a partire dalle isole Ionie, alla ricerca della bella figlia del mare, realizzando numerosi servizi fotografici e addirittura tre documentari trasmessi sulle reti nazionali e distribuite anche in abbinamento con i mensili Airone e Oasis. Molti i riconoscimenti ricevuti tanto da diventare consulente come esperto per i programmi di monitoraggio della specie nel programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente Mediterraneo.
In ordine di tempo l’ultimo avvistamento è del giugno di quest’anno a pochi metri dalla scogliera di Punta Troia a Marettimo, Arcipelago delle Isole Egadi. Si è trattato di un maschio e una femmina adulti e le modalità descritte fanno pensare al tipico tentativo del maschio, sempre molto aggressivo, di trascinare sott’acqua la femmina per poi riuscire ad accoppiarsi. 
A sinistra una delle più antiche monete, proveniente da Focea, risalente al VII secolo a. C. coniata in elettro, una lega di oro e argento. È stata trovata nel greto di un fiume della Lidia, al confine tra la Grecia e la Persia. È conservara al Brritsh Museum.
Una scena simile a quella già osservata nel giugno 2009 all’isola del Giglio, in cui due foche adulte si scambiavano effusioni amorose. Il Gruppo Foca Monaca segnalò per la prima volta la presenza di una femmina adulta di foca monaca con cucciolo in fase di svezzamento alle isole Egadi nell’Inverno 2004. Alla primavera 2011 risale la prima osservazione ben documentata di una foca monaca grazie a un breve video realizzato da un pescatore di Marettimo. Nel 2013 la presenza della foca monaca alle isole Egadi è stata ufficializzata anche da una comunicazione del Ministero dell’Ambiente in occasione della presentazione dei primi risultati ottenuti da una ricerca scientifica condotta dall’ISPRA in collaborazione con l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi.
Questo affascinante animale è tornato già da alcuni anni ad abitare varie località del Tirreno centrale e gli avvistamenti si ripetono dalle coste della Versilia fino alle Egadi e alle Pelage, con una delle ultime segnalazioni proveniente anche dall’isola di Lampedusa. La sua presenza è un fenomeno consolidato – afferma Coppola – ma che ancora non riceve l’attenzione che meriterebbe da parte delle istituzioni. Come al solito aggiungiamo noi… E in particolare il Gruppo Foca Monaca del nostro Lele ribadisce l’importanza di un completo e fiducioso coinvolgimento delle comunità locali che oggi comprendono, meglio di chiunque altro, gli effetti positivi di questo insperato ritorno.