Prima di commentare la mostra, mi sono riletto quel delicato libro di Valeria Serra, Le parole del mare, che raccoglie brani e versi nel rapporto uomo-mare di scrittori e poeti con intermezzi esplicativi e autobiografici della Serra, donna di mare oltre che giornalista, con eccezionale partecipazione professionale ed emotiva.
Ho voluto farmi la bocca buona, sapendo che cosa mi aspettava.
“Nelle acque del mare – si legge
nella locandina della mostra – si specchiano le ansie e le paure di tutte le
civiltà, in ogni tempo e luogo. Il mare rappresenta il “ sonno della ragione” che genera e
riflette i mostri prodotti dall'immaginazione di intere culture e società”.
MareMostrum accompagna i
visitatori in un viaggio inconsueto attraverso rappresentazioni
dell’immaginario dell’orrore marino : un percorso che rievoca “gli incubi e le
paure prodotti dal rapporto tra diverse culture, il mare e la navigazione”. Il pregevole libro dallo stesso nome, spiega il percorso della mostra con
interventi storici e mitologici preceduti da un robusto studio esegetico di
Pierangelo Campodonico, Direttore dei Musei del mare, che scopre il velo di luoghi comuni e
analizza gli aspetti storici di quello che era l'assioma romano del Mare
Nostrum. Il libro si avvale di apporti molto dotti e originali di Giancarlo
Costa, Federico Boni, Valeria Salaris e altri contributi con il corredo di
immagini antiche e simboliche dell’horror profundum maris.
Scriveva Magris, riportando altri autori, “il fascino del mare , una
invenzione moderna ? Una antica e plurisecolare celebrazione …” Col mare nasce
l'etica , … l’odissea dell uomo che attraversa la vita e i suoi gorghi – scriveva Conrad – espiando la propria colpa e i propri errori lavorando e
penando sull’acqua”. Concetti che troviamo anche nei testi biblici dove spesso
viene evocata la collera di Dio. Un mare popolato di creature fantastiche. Una
letteratura che va da Tolkien a Poe, Verne, Victor Hugo Melville. Invenzioni ?
La cartografia antica era popolata di figure mitiche e di mostri nei punti
geografici dove la rappresentazione di mari e di terre erano sconosciuti.
“I marinai, forzati del mare, scriveva Van Loon nella Storia dellaNavigazione, una categoria di uomini in
transito”, Van Loon accenna anche
a draghi e serpenti che assalivano i bastimenti, però affermava “sotto la
superficie del mare niente”. Non
dimentichiamo le superstizioni che proprio nell’ambiente marino attecchivano
germogliando paradossi che sopravvivono ancora ai giorni nostri.
L’analisi di Campodonico e degli altri studiosi focalizzano la storia immaginaria (ma quanto?) del mare profondo, ci propongono un itinerario attraverso la simbologia del mare che sta sotto la superficie e che emerge con intenzioni malvagie liberando gli incubi nascosti nei labirinti del nostro inconscio. La verità è che noi conosciamo soltanto una infinitesima parte di quanto avviene negli abissi marini, nonostante radar, sonar e altre diavolerie. È un mare che ha molto di vero, chi ha provato che cosa vuol dire una tempesta al limite della sopravvivenza capisce che cosa vuol dire paura del mare.
MareMonstrum stimola un'altra domanda: il mare unisce o no? Marcella
Rossi Patrone da anni sostiene, organizzando incontri e convegni (recente
quello a Camogli ) che il mare unisce gli uomini. La mostra sposta invece la
prospettiva verso la paura che emana il mare nel corso dei secoli. Non risparmiando internet, la navigazione digitale insidiata nel profondo della rete da virus, hacker,
pirateria informatica che ci portano indietro nel tempo.
Decio
Lucano