Gli “angeli matti” che a Favignana rincorrono un sogno

Durante questa intensissima rassegna si è parlato anche di vini. In primo luogo perché a Favignana l’azienda Firriato ha recentemente impiantato un vigneto, nella Tenuta dei Calamoni, producendo dei gran vini e contemporaneamente lo scrittore e giornalista Andrea Gabbrielli – mi raccomando le due b – ha presentato il suo ultimo libro “Il vino e il mare” che ha per sottotitolo “Guida alla vite difficile delle piccole isole” dove per vite si intende vigneti. Parla delle piccole isole, dei “vignaioli” e i loro “vini eroici”.


Sino a qualche anno fa, la vitivinicoltura insulare stava scomparendo, ora piccoli tentativi affiancati da importanti investimenti stanno segnando una nuova fase della sua storia e rappresentano una limitata seppur significativa inversione di tendenza. La vera agricoltura sostenibile, oggi tanto di moda, e l’unica presente (nelle piccole isole) a tal punto che la produzione e talmente integrata con la manutenzione del territorio da identificarsi con la natura dei luoghi stessi, ha scritto il prof. Attilio Scienza nell’introduzione al libro.
Luigi Veronelli li chiamava “angeli matti” perchè rincorrevano – e rincorrono tuttora – un sogno combattendo contro ogni genere di avversità geografica e climatica.
A Favignana, scrive Andrea Gabbrielli, gli angeli matti sono Vinzia Novara e Salvatore Di Gaetano, noti per aver creato l’azienda Firriato, di cui la Tenuta di Calamoni è la propaggine sull’isola.
Il vigneto della Tenuta di Calamoni
Ci voleva proprio tanta testardaggine perché nelle Egadi il vigneto era soprattutto a Levanzo mentre a Favignana la vite c’è sempre stata ma era coltivata per la tavola e non per produrre vino. Firriato, grazie alle conoscenze tecniche e scientifiche di oggi, ha superato gli ostacoli e ha aperto una nuova era.
Nel 2009, dopo due anni di preparazione, sui terreni calcarei e sabbiosi, ricchi di ferro e di fossili, con l’acqua del mare ad appena due metri di profondità, sono stati impiantati 5 ettari di vigneto con le classiche uve siciliane: Nero d’Avola, Perricone per i vitigni a bacca rossa, Grillo, Catarratto e Zibibbo per le varietà a bacca bianca.
Le viti sono allevate in modo che i grappoli vengano tenuti all’interno dell’apparato fogliare per proteggerne lo sviluppo e la maturazione dall’effetto del vento e della salsedine. La continua ventilazione costituisce il più importante antiparassitario naturale e anche la fertilizzazione avviene grazie alla posidonia, una pianta marina ricca di potassio, che la brezza porta tra i filari. Qui le uve, dopo la vendemmia manuale sono sistemate in cassette e per la vinificazione vengono trasportate con le tradizionali barche da pesca sulla terraferma, nella moderna cantina Firriato di Paceco, nelle vicinanze di Trapani. La linea di vini Favinia nasce così. Il primogenito è stato il bianco “La Muciara”, un blend di Grillo, Catarratto e Zibibbo, dai profumi aromatici ed eleganti e dai sapori riccamente sapidi evidenziati dall’acidità.
Andrea Gabbrielli
Il rosso “Le Sciabiche”, da uve Perricone e Nero d’Avola, ha una personalità e una struttura molto spiccata con tannini morbidi. Dotato di sapidità e di morbidezza è un ottimo accompagnamento per il tonno rosso. Il passito Passulè, a base di Zibibbo, si distingue per la sua moderata dolcezza e per le sue sfumature fruttate e marine. Sono tutti vini unici come del resto è unica l’isola di Favignana.
Nelle fotografie: Andrea Gabbrielli e la copertina del suo libro (che potete ordinare alla libreria ilmare.com; il responsabile Firriato Federico Lombardo di Monte Iato che nel suo biglietto da visita si definisce “Sicily Evangelist & Nature’s Helper”
 
Federico Lombardo di Monte Iato
(Evangelizzatore o metaforicamente, rinnovatore e assistente della natura. È chiaro che ha tutto un significato allusivo e scherzoso) e il vigneto della tenuta I Calamoni, panorama sul mare legatura delle piante e momenti della vendemmia 2014