Tra questa copertina del dicembre 1897, anno I e N. 1 della rivista mensile illustrata La Lega Navale, organo della Lega Navale Italiana, e quella dell’ultimo numero stampato su carta, (novembre – dicembre del 2014) del periodico Lega Navale distribuito ai suoi sessantatremila e passa soci, è passato oltre un secolo, esattamente 117 anni. Ad impedire la sua navigazione, ovvero che venga ancora stampato e distribuito ai suoi soci, è un grosso scoglio: il Decreto – Legge 24 giugno 2014 n. 90 sulla riforma della Pubblica Amministrazione. Meglio conosciuto come decreto Madia, che vieta agli Enti dello Stato, di assumere a nessun titolo pensionati dello Stato.
E l’Associazione che è Ente dello Stato, si ritrova senza Presidente. Quindi per la LNI non è possibile né ratificare un nuovo contratto, ormai scaduto, per la tipografia che dovrebbe stampare la Rivista, né quello del Direttore Responsabile che va in scadenza il prossimo 28 febbraio. In realtà un’attenta lettura del “decreto” e della relativa circolare interpretativa, sembrerebbero porre la LNI al di fuori del famigerato decreto, sia perché l’Associazione, quanto meno dal 2014, non grava, nemmeno nella maniera risibile degli anni precedenti, sul bilancio
dello Stato, sia perché ove anche, distrattamente si fosse pensato che così non fosse, ci sono chiarificazioni della circolare che permettono di procedere alla rielezione del Presidente senza modifiche sostanziali rispetto al passato.
“Le nuove disposizioni sono volte ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni” e evitare che “il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti in quiescenza”, bloccando l’avanzamento dei più giovani.
E proprio per svecchiare il settore pubblico si è deciso di precludere ai pensionati tutte le poltrone che “implicano la direzione di uffici e la gestione di risorse umane.”
Tutto giusto ma ciò non si dovrebbe applicare alla LNI perché l’Associazione non grava sul bilancio dello Stato anche se è un Ente preposto a servizi di pubblico interesse, che opera sotto la vigilanza dei Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti. Allo stesso tempo è anche Ente Morale e Culturale, Associazione di Protezione Ambientale e Associazione di Promozione Sociale.
Il problema è farlo capire e far fare marcia indietro a quei soloni che si sono già espressi in senso contrario! Purtroppo è una battaglia dura se anche un’interpellanza rivolta nel novembre 2014 al Ministero della Difesa non ha avuto ancora risposta, con la quale si sottolinea che “la Lega navale italiana, che opera attraverso una struttura periferica di circa 250 sezioni, delegazioni e centri nautici distribuiti sull'intero territorio nazionale e alla quale aderiscono circa 60.000 Soci, quale ente a base associativa non gravante sulla finanza pubblica, rientra nella previsione normativa di cui all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013…” e “se Ia modifica introdotta dall'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 2014 all’articolo 6 del decreto leggen. 95 del 2012 debba essere interpretata nel senso che essa non si applica agli enti di natura associativa in quanto tali enti non rientrano nell’ambito delle amministrazioni pubbliche di cui all’elenco ISTAT e pertanto non incidono sui rispetto dei vincoli di finanza pubblica.”
La Rivista ha cambiato più volte nome e tiratura arrivando ad essere anche quindicinale. Con l’attuale direzione dell’Ammiraglio Paolo Bembo è uscita sette volte l’anno mentre fino a pochi anni prima 9. Dopo che le leggi hanno colpito l’editoria con un brusco innalzamento delle spese postali, a fronte di un budget immutato è stato necessario recuperare tali spese risparmiando un numero ed è così si è passati a 6 numeri annui. La tiratura, 60.000 copie, viene inviata a tutti i soci e a molti enti pubblici (le capitanerie sino a circoscrizione inclusa, molti uffici del ministero Difesa, Enti della Marina, tutte le unità navali, i comuni, provincie e regioni che presentino Sezioni LNI sul loro territorio, ecc.). I costi sono variabili e attualmente si è in attesa di partire con una nuova gara (qualora e quando si sblocchi la questione Presidente). La Rivista viene realizzata da due persone: il Direttore e un Redattore Capo. Entrambi ricevono un modesto compenso forfettario.
Gli articoli vengono retribuiti secondo un tariffario a meno di rinuncia, come spesso capita, al compenso da parte dell’autore.
E l’Associazione che è Ente dello Stato, si ritrova senza Presidente. Quindi per la LNI non è possibile né ratificare un nuovo contratto, ormai scaduto, per la tipografia che dovrebbe stampare la Rivista, né quello del Direttore Responsabile che va in scadenza il prossimo 28 febbraio. In realtà un’attenta lettura del “decreto” e della relativa circolare interpretativa, sembrerebbero porre la LNI al di fuori del famigerato decreto, sia perché l’Associazione, quanto meno dal 2014, non grava, nemmeno nella maniera risibile degli anni precedenti, sul bilancio
dello Stato, sia perché ove anche, distrattamente si fosse pensato che così non fosse, ci sono chiarificazioni della circolare che permettono di procedere alla rielezione del Presidente senza modifiche sostanziali rispetto al passato.
“Le nuove disposizioni sono volte ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni” e evitare che “il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti in quiescenza”, bloccando l’avanzamento dei più giovani.
E proprio per svecchiare il settore pubblico si è deciso di precludere ai pensionati tutte le poltrone che “implicano la direzione di uffici e la gestione di risorse umane.”
Tutto giusto ma ciò non si dovrebbe applicare alla LNI perché l’Associazione non grava sul bilancio dello Stato anche se è un Ente preposto a servizi di pubblico interesse, che opera sotto la vigilanza dei Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti. Allo stesso tempo è anche Ente Morale e Culturale, Associazione di Protezione Ambientale e Associazione di Promozione Sociale.
Il problema è farlo capire e far fare marcia indietro a quei soloni che si sono già espressi in senso contrario! Purtroppo è una battaglia dura se anche un’interpellanza rivolta nel novembre 2014 al Ministero della Difesa non ha avuto ancora risposta, con la quale si sottolinea che “la Lega navale italiana, che opera attraverso una struttura periferica di circa 250 sezioni, delegazioni e centri nautici distribuiti sull'intero territorio nazionale e alla quale aderiscono circa 60.000 Soci, quale ente a base associativa non gravante sulla finanza pubblica, rientra nella previsione normativa di cui all'articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 31 agosto 2013…” e “se Ia modifica introdotta dall'articolo 6 del decreto-legge n. 90 del 2014 all’articolo 6 del decreto leggen. 95 del 2012 debba essere interpretata nel senso che essa non si applica agli enti di natura associativa in quanto tali enti non rientrano nell’ambito delle amministrazioni pubbliche di cui all’elenco ISTAT e pertanto non incidono sui rispetto dei vincoli di finanza pubblica.”
La Rivista ha cambiato più volte nome e tiratura arrivando ad essere anche quindicinale. Con l’attuale direzione dell’Ammiraglio Paolo Bembo è uscita sette volte l’anno mentre fino a pochi anni prima 9. Dopo che le leggi hanno colpito l’editoria con un brusco innalzamento delle spese postali, a fronte di un budget immutato è stato necessario recuperare tali spese risparmiando un numero ed è così si è passati a 6 numeri annui. La tiratura, 60.000 copie, viene inviata a tutti i soci e a molti enti pubblici (le capitanerie sino a circoscrizione inclusa, molti uffici del ministero Difesa, Enti della Marina, tutte le unità navali, i comuni, provincie e regioni che presentino Sezioni LNI sul loro territorio, ecc.). I costi sono variabili e attualmente si è in attesa di partire con una nuova gara (qualora e quando si sblocchi la questione Presidente). La Rivista viene realizzata da due persone: il Direttore e un Redattore Capo. Entrambi ricevono un modesto compenso forfettario.
Gli articoli vengono retribuiti secondo un tariffario a meno di rinuncia, come spesso capita, al compenso da parte dell’autore.