Giancarlo Antonetti e Giulia D’Angelo |
Giancarlo Antonetti |
Mi dilungavo un po’ troppo nel raccontare che già dal 1200 durante la guerra tra Angioini ed Aragonesi sull’arenile di Alimuri a Meta si costruivano i primi legni da guerra, che le vicende narrate da coloro che le vissero danno il senso della loro dura esperienza, della rara perizia e dell’intuito personale; che già nel 1719 venne fondato il “monte dei marinai schiavi” per riscattarli dai rapimenti dei pirati barbareschi; che già nel 1782 furono istitute le prima scuole nautiche e che i piccoli paesi della penisola sorrentina pullulavano di armatori, costruttori navali, maestri d’ascia velai, calafati, capitani nostromi marinai e mozzi; che già nel 1862 “L’Associazione di mutua assicurazione della marina Mercantile Sorrentina” iscriveva nei suoi ruoli oltre 400 navi italiani ed estere.
Sorrento |
Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.
Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.
Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.
Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.
Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.
Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.
Conosco delle barche che si graffiano un po’
sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche che non hanno mai smesso
di uscire una volta ancora, ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco
in avanti a rischio di affondare.
Conosco delle barche che tornano in porto
lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti.
Conosco delle barche che tornano sempre
quando hanno navigato. Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.
(Jacques Brel).
E con la speranza, che non mi abbandona mai, di conoscere tante altre barche, a Dio piacendo, nelle prossime edizioni del trofeo Eduardo de Martino, ho bevuto un ottimo bicchiere di rosso offerto dagli sponsor della serata, Paolo e Noemia d’Amico.
Giancarlo Antonetti