Un’opera monumentale che rende onore alla storia di un grande armatore, Achille Lauro e della sua flotta che visse due volte quando fu praticamente azzerata dalla seconda guerra mondiale e ricostruita ex novo negli anni immediatamente successivi, con la stagione di massima espansione. La flotta che visse due volte. Storia delle navi di Achille Lauro è un megavolume di 852 pagine a cura di Tobia Costagliola, che ha vissuto dall’interno la vicenda della società armatrice napoletana nel secondo dopoguerra, collaborando in particolare con Ercole Lauro (l’ultimo dei tre figli del “Comandante”).
Una ricca e dettagliata raccolta di immagini (ben 400), dati e testimonianze, ricostruiscono nel dettaglio e insieme rendono possibile ripercorrere anche visivamente l’epopea di uno dei più brillanti esempi dell’estro e dell’ingegnosità industriale italiana: l’impero navale fondato da Achille Lauro, il vicerè di Napoli negli anni Cinquanta, padre-padrone della squadra di calcio, uno degli armatori più potenti a livello internazionale. Lavoratore infaticabile, marito tradizionalista (tre figli), ma fedifrago. Lomartire, il suo biografo, scriveva: “La voce popolare attribuisce a don Achille un sovrumano, mitico e insaziabile vigore sessuale: dai Quartieri Spagnoli a Forcella, da Posillipo al Pallonetto Santa Lucia si favoleggia della incontrollabile necessità di don Achille di avere almeno tre amplessi giornalieri.
Questa reputazione conferisce alla già molto popolare figura di Lauro un tratto caratteristico particolarmente caro ai napoletani”. Un giorno – ricorda ancora – Lauro, nudo come un verme, riceve un giornalista per farsi intervistare e quello, dopo averlo descritto pelo per pelo, gli spara come titolo L’abominevole uomo delle navi. Un impero navale – dissolto in maniera infelice con il commissariamento e il fallimento finale con la svendita – di cui Costagliola narra la storia che si svolge lungo un arco di oltre 60 anni. Storia scandita da una serie di trionfi e rovesci repentini che hanno origine negli anni ’20 con la fondazione della “Società di navigazione a vapore della Penisola Sorrentina” e della relativa flotta con l’acquisto della prima nave, il piroscafo Iris, il primo a recare sul fumaiolo quello che sarà l’emblema sociale: una stella bianca a cinque punte su sfondo azzurro.
La storia della flotta Lauro prosegue con i primi floridi e fortunati anni dell’adesione ai programmi di trasporto verso le colonie durante il regime fascista (con i servizi regolari di rifornimento verso Libia, Eritrea, Somalia italiana e Gibuti) e con i traffici petroliferi del Mar Nero. Una scalata interrotta dalla seconda guerra mondiale, che cancellò quasi
per intero la prima iniziale flotta di 58 unità. La ricostruzione della
flotta riprese nel dopoguerra con l’acquisto di cinque Liberty
statunitensi, seguite dalle unità della classe “Artisti” e l’adozione di
due scelte imprenditoriali che si rivelarono determinanti per la storia
successiva della compagnia: l’avvio del servizio di collegamento con
l’Australia (partito nel 1947 con la nave Ravello), che permise di
intercettare e dare risposta adeguata alla massiccia ondata migratoria
del periodo, e l’ancora più felice intuizione dei viaggi di crociera.
Scelte coraggiose e in grado di precorrere i tempi, figlie dell’indiscusso intuito imprenditoriale di Achille Lauro: un talento capace di dare vita in pochi anni a una flotta al vertice delle graduatorie mondiali con le sue 164 unità, così versatile e diversificata da annoverare nelle sue file pressoché tutte le tipologie più note di mezzi adibiti al trasporto (carico secco, petrolio, rotabili, contenitori, rimorchio), tutti descritti col corredo delle immagini fotografiche. Il perno del libro è la vicenda umana e l’impresa economica di un uomo che fu soprattutto un imprenditore di successo, al punto da assommare su di sé l’ammirazione e l’invidia di coloro che animavano il panorama marittimo internazionale, per almeno tre generazioni.
Il libro ricostruisce una componente non secondaria dell'armamento mercantile italiano, nave per nave, con uno scrupolo di completezza. Costagliola si è avvalso tra l'altro della collaborazione, sopratutto per la documentazione fotografica, di persone competenti come Giorgio Spazzapan, Massimo Rastelli, Fabrizio Melotto, Mauro Millefiorini, Claudio Patti e di Flavio Serafinl del museo navale di Imperia.
Il risultato è assolutamente superiore alle previsioni, un must per ogni biblioteca di shiplover che si rispetti.
Una ricca e dettagliata raccolta di immagini (ben 400), dati e testimonianze, ricostruiscono nel dettaglio e insieme rendono possibile ripercorrere anche visivamente l’epopea di uno dei più brillanti esempi dell’estro e dell’ingegnosità industriale italiana: l’impero navale fondato da Achille Lauro, il vicerè di Napoli negli anni Cinquanta, padre-padrone della squadra di calcio, uno degli armatori più potenti a livello internazionale. Lavoratore infaticabile, marito tradizionalista (tre figli), ma fedifrago. Lomartire, il suo biografo, scriveva: “La voce popolare attribuisce a don Achille un sovrumano, mitico e insaziabile vigore sessuale: dai Quartieri Spagnoli a Forcella, da Posillipo al Pallonetto Santa Lucia si favoleggia della incontrollabile necessità di don Achille di avere almeno tre amplessi giornalieri.
Questa reputazione conferisce alla già molto popolare figura di Lauro un tratto caratteristico particolarmente caro ai napoletani”. Un giorno – ricorda ancora – Lauro, nudo come un verme, riceve un giornalista per farsi intervistare e quello, dopo averlo descritto pelo per pelo, gli spara come titolo L’abominevole uomo delle navi. Un impero navale – dissolto in maniera infelice con il commissariamento e il fallimento finale con la svendita – di cui Costagliola narra la storia che si svolge lungo un arco di oltre 60 anni. Storia scandita da una serie di trionfi e rovesci repentini che hanno origine negli anni ’20 con la fondazione della “Società di navigazione a vapore della Penisola Sorrentina” e della relativa flotta con l’acquisto della prima nave, il piroscafo Iris, il primo a recare sul fumaiolo quello che sarà l’emblema sociale: una stella bianca a cinque punte su sfondo azzurro.
1947, nave Ravello, Roma Sydney |
Il libro ricostruisce una componente non secondaria dell'armamento mercantile italiano, nave per nave, con uno scrupolo di completezza. Costagliola si è avvalso tra l'altro della collaborazione, sopratutto per la documentazione fotografica, di persone competenti come Giorgio Spazzapan, Massimo Rastelli, Fabrizio Melotto, Mauro Millefiorini, Claudio Patti e di Flavio Serafinl del museo navale di Imperia.
Il risultato è assolutamente superiore alle previsioni, un must per ogni biblioteca di shiplover che si rispetti.