Quando l’Archeologia è Viva. Storia di un successo editoriale

1 marzo 1982, numeo 1
Quando nel dicembre del 1980 l’insegnante di lettere, il professor Piero Pruneti, fiorentino doc, accompagnò i suoi alunni di terza media per ammirare i bronzi di Riace esposti al Museo Archeologico Nazionale di Firenze, dopo i cinque anni passati presso l’Opificio Pietre Dure – il più specializzato al mondo laboratorio di restauro –, rimase sbalordito e incredulo nel vedere migliaia di persone ordinatamente in fila: quasi mezzo milione di visitatori in due settimane attratte da tesori che appartenevano a un mondo antico, quello dell’archeologia. Nel constatare quel grande interesse per quelle due meraviglie del passato portate a nuova vita, nacque l’idea di “costruire” un periodico che desse forma e contenuti “per chi vive il passato in funzione del presente” al quale diede il nome Archeologia Viva. Il primo numero, con quel sottotitolo che bene rendeva l’idea di quale fosse la sua missione, andò in edicola con cadenza mensile il primo marzo del 1982, e segnò anche il debutto di Pruneti editore come “Editrice Arte e Natura". In copertina aveva il frontone in terracotta del tempio etrusco di Talamonaccio risalente al 150 a. C. che quell’anno era stato esposto al Museo Archeologico di Firenze.
Piero Pruneti
Oltre allo speciale sul Tempio pubblicò una importante inchiesta sulle condizioni in cui versava Pompei che da subito fece capire l’esatta collocazione giornalistica di quell’ambizioso mensile nel panorama dell’editoria in quegli anni. Quindi non solo reportage ma anche approfondite inchieste di denuncia.
Come mensile Archeologia Viva visse fino al 1987, quando Pruneti, per far fronte a pressanti esigenze, passò il giornale alla Giunti Editore, pur rimanendone direttore, che prese cadenza bimestrale con il sottotitolo “Vivere il passato. Capire il presente.” Da allora è al centosessantaquattresimo numero con il sottotiitolo che è diventato semplicemente Storia, tutti costellati da importanti successi e da una tiratura di tutto rispetto, trentamila copie, per essere un periodico specializzato e di nicchia.
La sua redazione è minimale, ma vive grazie a un grande numero di collaboratori tra gli stessi archeologi e ricercatori che hanno fatto di Archeologia Viva il loro punto di riferimento, il luogo privilegiato dove pubblicare i propri lavori.
27 febbraio 2014, numero 164
Non a caso, tra questi spicca la figura di Andrea Carandini, da due anni presidente del FAI Fondo per l'Ambiente Italiano e docente emerito di Archeologia classica e di Storia dell’Arte, pioniere anche per la diffusione in Italia della tecnica archeologica di scavo stratigrafico; e proprio nella stratigrafia del Palatino trovò la prima Roma.
Insomma Pruneti è l’ideatore e curatore della prima grande rivista italiana di divulgazione archeologica  con argomenti che spaziano dalla preistoria all’età moderna con un’attenzione particolare al mondo mediterraneo. In ogni numero notiziari, reportage sulle principali scoperte, interviste con i protagonisti, mostre, rubriche tecniche e tanto altro. Ma per i propri lettori Archeologia Viva organizza anche convegni, viaggi, rassegne di cinema, campagne di scavo, attività subacquee, e non finisce mai di stupire. Nell’ultimo numero in edicola, la copertina è dedicata ai templi cambogiani con uno speciale a firma si Sergio Rinaldi Tufi, ma soprattutto è presentato il decimo incontro nazionale di Archeologia Viva che si tiene domenica 2 marzo a Firenze  all’Auditorio del Palazzo dei Congressi. Una giornata densa di appuntamenti tra cui spiccano quelli con lo scrittore Viviano Domenici e il docente Andrea Camilleri.
Gli Incontri Nazionali di Archeologia Viva – il grande appuntamento organizzato dalla prima grande rivista scientifica italiana dedicata alle scoperte e alla riflessione sulla storia dell'uomo – sono, come li descrive lo stesso Pruneti, un momento molto atteso da quanti cercano nel passato le ragioni del presente. 
Il rischio indotto da politiche inadeguate per la cultura e dalla disinformazione ricorrente sui grandi media è quello di una disastrosa perdita della memoria profonda, quindi di una “confusione dell'essere” a cui sono soggetti i popoli al pari delle singole persone. In questa sorta di analisi collettiva che ci viene proposta dalla ricerca archeologica, tocca a ognuno di noi guardare in faccia “chi, cosa e come” ci ha preceduto. Sono queste le ragioni del nostro incontro a Firenze.
Firenze 2012: IX Incontro Archeologia Viva