Sarà Renzi, che ha suonato la carica, sarà la nuova voglia di tornare a fare politica occupandosi del Paese reale, sarà quel che sarà, ma certamente la notizia che il Gruppo del PD al Senato dedichi – per la prima volta – una giornata di studio alla nautica, al turismo nautico e al diportismo è una di quelle che fa piacere sentire. Perché fino ad ora il primo partito che oggi siede in Parlamento sul tema era stato sempre quantomeno scettico. Poi aveva approvato – sotto ricatto – le norme suicide volute da Monti. Oggi finalmente apre gli occhi e dichiara per bocca del suo capogruppo, il senatore Luigi Zanda, che “sosterrà fino alla loro approvazione tutte le iniziative che possano dare sostegno e supporto a un settore come quello della nautica che ha un ruolo importantissimo nel sistema produttivo italiano”. È quanto emerso dal convegno “La Nautica al lavoro è lavoro per il Paese”, che ha visto a confronto politica ed esperti del settore su proposte e analisi per il rilancio dell'industria e del turismo nautico.
Sono intervenuti, tra gli altri, i senatori Raffaele Ranucci e Marco Filippi (Commissione Trasporti), il presidente Massimo Mucchetti (Commissione Industria, commercio e turismo), il responsabile nazionale PD del Turismo, Armando Cirillo, il presidente di UCINA Confindustria Nautica Anton Francesco Albertoni e gli addetti ai lavori Giovanna Vitelli (Gruppo Azimut Benetti), Pietro Vassena (Lepanto Yachting), Andrea Razeto (Razeto&Casareto), Roberto Perocchio (Assomarinas), Antimo Di Martino (Progetto End Life Boat) e Gian Marco Ugolini (Osservatorio Nautico Nazionale).
Proprio i numeri dell’Osservatorio – unico ente a effettuare una rilevazione annuale del turismo nautico a livello nazionale e fornitore ufficiale di dati per il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – hanno aperto la mattinata.
Emerge che la nautica e la sua filiera garantiscono i massimi moltiplicatori – sia del reddito, sia dell’occupazione - di qualunque altro settore del cluster marittimo, incluso il croceristico, rispettivamente 4,5 (economico) e 6,5 (occupazione) a fronte di una media del 2,5 e 1,8 (Rapporto sull’economia del mare). L’indotto derivante dall’uso della barca genera un contributo al PIL che nel 2009 si aggirava sui 4 miliardi di euro (Censis) - poco meno della produzione industriale – e oggi secondo l’Osservatorio Nautico Nazionale vale 1,5 miliardi di euro e dà lavoro a circa 85.000 persone. La spesa media sul territorio del diportista - depurata dal costo dell’ormeggio – sempre secondo l’ONN è circa il doppio di quella effettuata dal turista cittadino - depurata dal costo dell’alloggio. La spesa media generata da un natante (> 10 m) supera i 7mila euro, di cui meno di 4.800 euro sono a carico del proprietario e il resto degli ospiti; per le imbarcazioni tra i 10 e i 18 metri viene generata una spesa complessiva di quasi 17.500 euro annui, di cui 11.500 generati direttamente dall’armatore e 6 mila sostenuti dagli ospiti.
Per le imbarcazioni oltre i 18 metri, la spesa complessiva è di poco inferiore ai 42 mila euro: 24 mila a carico del proprietario, di cui 20 mila per la barca, e 3.400 circa di spesa sul territorio e la quota residua sostenuta dagli ospiti a bordo.
Numeri importanti che meritano attenzione. “È una questione che non può non interessare un Paese con una conformazione geografica come la nostra - ha sottolineato Zanda - e con un mare, il Mediterraneo, che è il più bello del mondo, un patrimonio preziosissimo per noi ".
“Il settore della nautica” – ha rilanciato il senatore Raffaele Ranucci, promotore dell'iniziativa – “è uno dei comparti più interessanti e importanti del nostro Paese, ci lavorano circa 19 mila persone e fattura circa due miliardi e mezzo.
Ma dal 2008 a oggi ha perso moltissimo, oltre il 58% del fatturato ed è per questo che bisogna sostenerlo con la semplificazione e con un aiuto nella fiscalità che favorisca un punto di ritorno per l'occupazione”. Anche grazie a politiche recessive perseguite sull’onda del qualunquismo e accarezzate dalla stampa più forcaiola, “chi ha la barca è un ricco, anche i ricchi piangano”, è stato l’assioma. “A parte che esiste una nautica nazional popolare, di gente comune, lavoratori dipendenti capaci di rinunciare a molto pur di avere il loro guscio di noce” – fatto rilevare Vassena - peccato che a piangere siano stati i poveri. “Quelli cui lo Stato ha tagliato i servizi anche a causa dei mancati introiti fiscali frutto proprio di quelle politiche”, gli ha fatto eco Ugolini. I numeri parlano chiaro: il gettito fiscale ha perso 600 milioni di euro.
Poi c’è "il rapporto con la burocrazia che è ormai insopportabile” – ha sottolineato il capogruppo del PD in Commissione Trasporti e Infrastrutture di Palazzo Madama, sen. Marco Filippi – “bisogna prendere atto che manca sia da parte dello Stato centrale che delle amministrazioni periferiche la capacità di mettersi in sintonia con il Paese. È stato perso troppo tempo e non si recupera solo con le scorciatoie, ma con il confronto con i soggetti che operano nel concreto, come abbiamo fatto oggi. Serve uno slancio forte, deciso, per recuperare e raggiungere un paese che sta fuori e che è indubbiamente più avanti nella dimensione dei problemi su cui dibattiamo ogni giorno".
“Oggi abbiamo parlato di lavoro. Quello che la nautica ha perso a causa di cattive politiche e i posti di lavoro che la nautica può ridare al Paese. Trovo straordinario – nel senso letterale di fuori dall’ordinario – che la prima forza politica del Paese ci abbia dedicato una giornata, comprendendo l’alta valenza per il rilancio dell’Italia del nostro settore. Ringrazio per questa disponibilità di ascolto. Il governo Letta ha dato un segnale, prima dell’estate scorsa, ma ora abbiamo bisogno di una buona politica di sviluppo.
Via al rilancio del leasing nautico” – uno strumento che nel 2008-2012 ha dato all’erario un gettito di un miliardo di euro – “e applicazione dell’IVA turistica anche al nostro comparto, taglio della burocrazia e un approccio più commisurato dei controlli in mare”.
Fra gli interventi degli imprenditori, Vitelli ha ricordato la necessità di un contratto di lavoro unico per il settore, che tenga anche conto della stagionalità, e di norme che favoriscano il ritorno dei grandi yacht. “possono sembrare a prima vista impopolari” – ha dichiarato – “in un momento in cui si tagliano anche le pensioni, ma ognuna di quelle barche di gran lusso genera una quantità di lavoro senza pari proprio li dove attracca”. Vassena, in rappresentanza della piccola nautica ha ricordato come “ci vuole una normativa unitaria per le acque interne, mentre oggi è dettata da ciascuna Provincia (ma non dovevamo abolirle?); poi c’è il tema degli scivoli e dei rimessaggi a secco per i natanti”. Interessante anche l’intervento di Razeto, per il mondo dell’accessoristica: anche qui le aziende italiane sono leader al mondo, “ma c’è bisogno che le politiche e gli strumenti a favore dell’internazionalizzazione siano immediatamente operative, senza aspettari mesi o anni i decreti attuativi”.
Marco Firrao
Sono intervenuti, tra gli altri, i senatori Raffaele Ranucci e Marco Filippi (Commissione Trasporti), il presidente Massimo Mucchetti (Commissione Industria, commercio e turismo), il responsabile nazionale PD del Turismo, Armando Cirillo, il presidente di UCINA Confindustria Nautica Anton Francesco Albertoni e gli addetti ai lavori Giovanna Vitelli (Gruppo Azimut Benetti), Pietro Vassena (Lepanto Yachting), Andrea Razeto (Razeto&Casareto), Roberto Perocchio (Assomarinas), Antimo Di Martino (Progetto End Life Boat) e Gian Marco Ugolini (Osservatorio Nautico Nazionale).
Proprio i numeri dell’Osservatorio – unico ente a effettuare una rilevazione annuale del turismo nautico a livello nazionale e fornitore ufficiale di dati per il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti – hanno aperto la mattinata.
Emerge che la nautica e la sua filiera garantiscono i massimi moltiplicatori – sia del reddito, sia dell’occupazione - di qualunque altro settore del cluster marittimo, incluso il croceristico, rispettivamente 4,5 (economico) e 6,5 (occupazione) a fronte di una media del 2,5 e 1,8 (Rapporto sull’economia del mare). L’indotto derivante dall’uso della barca genera un contributo al PIL che nel 2009 si aggirava sui 4 miliardi di euro (Censis) - poco meno della produzione industriale – e oggi secondo l’Osservatorio Nautico Nazionale vale 1,5 miliardi di euro e dà lavoro a circa 85.000 persone. La spesa media sul territorio del diportista - depurata dal costo dell’ormeggio – sempre secondo l’ONN è circa il doppio di quella effettuata dal turista cittadino - depurata dal costo dell’alloggio. La spesa media generata da un natante (> 10 m) supera i 7mila euro, di cui meno di 4.800 euro sono a carico del proprietario e il resto degli ospiti; per le imbarcazioni tra i 10 e i 18 metri viene generata una spesa complessiva di quasi 17.500 euro annui, di cui 11.500 generati direttamente dall’armatore e 6 mila sostenuti dagli ospiti.
Per le imbarcazioni oltre i 18 metri, la spesa complessiva è di poco inferiore ai 42 mila euro: 24 mila a carico del proprietario, di cui 20 mila per la barca, e 3.400 circa di spesa sul territorio e la quota residua sostenuta dagli ospiti a bordo.
Numeri importanti che meritano attenzione. “È una questione che non può non interessare un Paese con una conformazione geografica come la nostra - ha sottolineato Zanda - e con un mare, il Mediterraneo, che è il più bello del mondo, un patrimonio preziosissimo per noi ".
“Il settore della nautica” – ha rilanciato il senatore Raffaele Ranucci, promotore dell'iniziativa – “è uno dei comparti più interessanti e importanti del nostro Paese, ci lavorano circa 19 mila persone e fattura circa due miliardi e mezzo.
Ma dal 2008 a oggi ha perso moltissimo, oltre il 58% del fatturato ed è per questo che bisogna sostenerlo con la semplificazione e con un aiuto nella fiscalità che favorisca un punto di ritorno per l'occupazione”. Anche grazie a politiche recessive perseguite sull’onda del qualunquismo e accarezzate dalla stampa più forcaiola, “chi ha la barca è un ricco, anche i ricchi piangano”, è stato l’assioma. “A parte che esiste una nautica nazional popolare, di gente comune, lavoratori dipendenti capaci di rinunciare a molto pur di avere il loro guscio di noce” – fatto rilevare Vassena - peccato che a piangere siano stati i poveri. “Quelli cui lo Stato ha tagliato i servizi anche a causa dei mancati introiti fiscali frutto proprio di quelle politiche”, gli ha fatto eco Ugolini. I numeri parlano chiaro: il gettito fiscale ha perso 600 milioni di euro.
Poi c’è "il rapporto con la burocrazia che è ormai insopportabile” – ha sottolineato il capogruppo del PD in Commissione Trasporti e Infrastrutture di Palazzo Madama, sen. Marco Filippi – “bisogna prendere atto che manca sia da parte dello Stato centrale che delle amministrazioni periferiche la capacità di mettersi in sintonia con il Paese. È stato perso troppo tempo e non si recupera solo con le scorciatoie, ma con il confronto con i soggetti che operano nel concreto, come abbiamo fatto oggi. Serve uno slancio forte, deciso, per recuperare e raggiungere un paese che sta fuori e che è indubbiamente più avanti nella dimensione dei problemi su cui dibattiamo ogni giorno".
“Oggi abbiamo parlato di lavoro. Quello che la nautica ha perso a causa di cattive politiche e i posti di lavoro che la nautica può ridare al Paese. Trovo straordinario – nel senso letterale di fuori dall’ordinario – che la prima forza politica del Paese ci abbia dedicato una giornata, comprendendo l’alta valenza per il rilancio dell’Italia del nostro settore. Ringrazio per questa disponibilità di ascolto. Il governo Letta ha dato un segnale, prima dell’estate scorsa, ma ora abbiamo bisogno di una buona politica di sviluppo.
Via al rilancio del leasing nautico” – uno strumento che nel 2008-2012 ha dato all’erario un gettito di un miliardo di euro – “e applicazione dell’IVA turistica anche al nostro comparto, taglio della burocrazia e un approccio più commisurato dei controlli in mare”.
Fra gli interventi degli imprenditori, Vitelli ha ricordato la necessità di un contratto di lavoro unico per il settore, che tenga anche conto della stagionalità, e di norme che favoriscano il ritorno dei grandi yacht. “possono sembrare a prima vista impopolari” – ha dichiarato – “in un momento in cui si tagliano anche le pensioni, ma ognuna di quelle barche di gran lusso genera una quantità di lavoro senza pari proprio li dove attracca”. Vassena, in rappresentanza della piccola nautica ha ricordato come “ci vuole una normativa unitaria per le acque interne, mentre oggi è dettata da ciascuna Provincia (ma non dovevamo abolirle?); poi c’è il tema degli scivoli e dei rimessaggi a secco per i natanti”. Interessante anche l’intervento di Razeto, per il mondo dell’accessoristica: anche qui le aziende italiane sono leader al mondo, “ma c’è bisogno che le politiche e gli strumenti a favore dell’internazionalizzazione siano immediatamente operative, senza aspettari mesi o anni i decreti attuativi”.
Marco Firrao