Marèttimo. all’orizzonte Favignana |
Si è conclusa,
come da programma, la Nuova Settimana delle Egadi a Favignana con la
processione della Madonna del Rosario la benedizione delle barche in mare in
prossimità del porto e i fuochi artificiali, organizzati dai pescatori di
Favignana. L’iniziativa culturale dedicata al ricco patrimonio
culturale delle isole Egadi con interventi che hanno spaziato dall’ambito
naturalistico a quello storico e artistico ha avuto una buona accoglienza dalla
popolazione. Il giovane sindaco Giuseppe Pagoto, raccogliendo le richieste
degli abitanti, ha fortemente voluto questa prova generale di ottobre che –
dice - “ha funzionato perfettamente grazie al lavoro di Giulia D’Angelo e Maria
Guccione che hanno coordinato il lavoro di numerosissimi volontari. In
particolare – continua il Sindaco – ringrazio gli albergatori e i ristoratori
delle tre isole, perché senza il loro impegno di accoglienza gratuita ai
relatori e giornalisti, non avremmo potuto effettuare la manifestazione per
mancanza di fondi adeguati. Ora abbiamo costatato che La Nuova Settimana delle
Egadi può e deve trasformarsi in una annuale tradizione territoriale di grande
impatto emotivo e di alto valore culturale, così come in passato avevano
pensato Nino Allegra e Gin Racheli – giustamente ricordati in apertura da Maria
Guccione e Giulia D’Angelo. Ci incontreremo con tutti gli organizzatori di
questa versione ridotta – continua Giuseppe Pagoto – entro la fine di ottobre
per poter iniziare la completa Nuova Settimana delle Egadi ai primi di giugno
2014.”
Marèttimo, castello di Punta Troia |
Gli incontri di quest’anno, si sono svolti all’interno
dell’ex stabilimento Florio dove sono stati proiettati numerosi video
riguardanti il Tonno, la Battaglia delle Egadi, l’Area Marina Protetta.
Dopo l’apertura del Sindaco e di Giampaolo Buonfiglio
(presidente dell’ Agci-Agrital) che hanno parlato del piano di sviluppo locale,
è intervenuto il direttore dell’Area Marina Protetta delle isole Egadi, Stefano
Donati, che ha ricordato che quella delle Egadi, è la più vasta area marina
protetta d’Europa, dove si trovano: la prateria di Posidonia Oceanica più
estesa del Mediterraneo, grotte marine e più di 70 siti di immersione in un
mare cristallino fino a grandi profondità. Foca monaca, capodogli, tartarughe,
biodiversità e ricchezza di fauna marina uniche nel loro genere, come hanno
dimostrato le diapositive proiettate. “Riuscire a controllare che nessuno
faccia danno, è una grande lavoro che richiede molta attenzione e quindi anche
denari” ha detto Stefano Donati, iniziando la campagna di raccolta fondi dell’Amp delle
isole Egadi chiamata “Io sto
con l’Area Marina Protetta”.
Levanzo, Grotta del Genovese |
Si è
proseguito poi con l’incontro di Archeologia subacquea e l’intervento ben
documentato e appassionato del professor Sebastiano Tusa che ha spiegato come,
grazie alla sua amicizia con l’americano George Bass, pioniere dell’archeologia
subacquea, ha ottenuto la collaborazione gratuita della RPM Nautical
Foundation. In tal modo ha potuto lavorare con gli strumenti più avanzati in
questo campo, e ricostruire come si era svolta la battaglia della prima guerra
punica avvenuta nelle Egadi nel 241 a.C. Tusa ha anche ricordato anche le
indicazioni avute nel 1981 dal grande subacqueo Cecè Paladino (discendente
della famiglia Florio), quando nel convegno internazionale di archeologia
subacquea, organizzato nel 1984 da Giulia D’Angelo, durante la prima settimana
delle Egadi, raccontò del ritrovamento di numerosissimi ceppi in piombo di
ancore romane sistemate tutte in fila nella stessa direzione, sotto il mare di
Levanzo in località Capo Grosso. Dopo circa trent’anni da quel primo convegno,
grazie alla RPM e all’impegno costante di Sebastiano Tusa è stato possibile
recuperare elmi, materiale ceramico e ben undici rostri appartenenti alle navi
romane e cartaginesi che parteciparono alla grande battaglia che cambiò il
destino del Mediterraneo e dei popoli che abitavano lungo le sue coste. “Mi
batterò affinché tutti i reperti recuperati dal mare in queste acque rimangano
esposti presso l’ex stabilimento Florio pur inviandoli nei vari musei del mondo
quali ambasciatori delle isole Egadi.”
Sebastiano Tusa e modello triremi |
All’ingresso
della sala convegni dello stabilimento oltre alla mostra dei volumi,
organizzata dalla Biblioteca di Favignana in collaborazione con la Libreria
Internazionale Il Mare di Roma, Antonino Noto, Giulia Torrente e il giornalaio
di Favignana, era esposto anche un modello di trireme romana in scala 1:20
ricostruito sotto la guida di Marco Bonino (studioso ed esperto di costruzioni
navali antiche e tradizionali) con la collaborazione dell’Associazione Vela
Latina di Trapani, del professor Francesco Torre e di Tonino Sposìto. Marco
Bonino ha spiegato come quella in mostra era solo un’ipotesi di lavoro infatti
racconta “lo studio sulle triremi romane è difficile, per la scarsità di fonti,
ma con quelle disponibili ho potuto correggere le forme dello scafo rispetto ad
ipotesi del passato ed aggiornare quelle sul sistema di voga. Ho coinvolto in
questa revisione l’attività didattica dei corsi di Trapani di Archeologia del
Mare dell’Università di Bologna, durante i quali ho assegnato alcune tesi di
laurea su vari aspetti delle triremi romane. Infine le mie ipotesi sono state
trasferite sui disegni insieme ad Antonio Fragapane, il quale, insieme a
Vincenzo Ongano, ha fornito assistenza ai detenuti del carcere di Favignana per
la costruzione del modello è quindi necessario procedere per tentativi La ricerca continua e questo modello potrà
aiutare ad approfondire e correggere le ipotesi, oltre che fornire un’immagine
seria, ma accattivante, dell’ambito storico ed archeologico delle Egadi.”
La prima
giornata si è conclusa con l’intervento del professor Francesco Torre, docente
di Geomorfologia.
“Gli studi
condotti nelle Isole Egadi e nell’Arcipelago dello Stagnone- dice il professore
- hanno dimostrato definitivamente che negli ultimi 10 mila anni il Mare
Mediterraneo si è alzato di 120 metri e che dal periodo romano ad oggi la linea
di riva si è innalzata di circa 70 centimetri. Alla fine di questo secolo, con
l’aumentare della temperatura, e dello scioglimento di ghiacciai, il mare
s’innalzerà di circa 1 metro.”
Levanzo, Grotta del Genovese |
La seconda
giornata è iniziata a Levanzo con una visita guidata alla Grotta del Genovese
con accompagnatori d’eccezione quali Sebastiano Tusa e Francesco Torre.
Le barche
aspettavano gli ospiti nel porto di Levanzo con l’organizzazione di Natale
Castiglione (guardiano della grotta). Oltre agli invitati, si sono aggregati
alcuni turisti, che malgrado il tempo incerto, erano in gita alle Egadi e non
volevano perdere l’occasione particolare di ascoltare le spiegazioni dei
professori Tusa e Torre. I due studiosi hanno illustrato graffiti e disegni preistorici
che si trovano all’interno della grotta, tra cui molto bene raffigurati tonni e
delfini. Sia Tusa che Torre hanno scritto un volume su Levanzo con la
descrizione della Grotta, sia da punto di vista archeologico che di quello
geomorfologico. A conclusione della gita, un brunch offerto dai proprietari del
Residence Lisola, quindi ripartenza per Favignana, dove, tra un acquazzone e
l’altro, è stata raggiunta, di nuovo, con l’aiuto del pulmino del Residence
Miramare, la sala convegni dell’Ex Stabilimento Florio. L’incontro con il Soprintendente
Architetto Paola Misuraca sul recupero dell'ex Stabilimento Florio delle
Tonnare di Favignana e Formica è stato particolarmente interessante. Il
Soprintendente ha spiegato la difficoltà del restauro costato 12 milioni di
euro con i fondi europei e soprattutto i costi elevati per la manutenzione
ordinaria, non coperti dai biglietti per le visite al museo, che per altro sono
solo una parte perché la Regione Sicilia ne trattiene una buona percentuale.
Subito dopo
l’intervento di Paola Misuraca, è iniziata la visita guidata allo stabilimento
con Tiziana Gusinu e Peppe Giangrasso (ex lavoratore della Tonnara) che con
piglio di Cantastorie e Contastorie, ha raccontato e spiegato dove e come si
lavorava il tonno. Molto suggestivo nel reparto chiamato Torino, l’installazione
curata da Renato Alongi, dove, in un filmato, alcuni ex lavoranti di tonnara,
raccontano e descrivono le varie fasi della lavorazione del tonno e la loro
mansione
Levanzo, il porto |
Dopo la visita dello
stabilimento nell’incontro “Tonni e Tonnare”mentre veniva proiettato
il documentario La pesca del tonno in Sicilia 1924-1931 (Istituto Luce), Giampaolo
Buonfiglio (presidente dell’ Agci-Agrital) che da numerosi anni si occupa di cooperative
di pesca, ha ribadito che la pesca del tonno dovrà riprendere la sua attività,
con imprenditori adeguati disposti ad investire, ma anche a ricavarne utili.
Antonio Di Natale (Biologo Marino, ricercatore e collaboratore dell’ICCAT –
International Commission for the Conservation of the Atlantic Tunas –ha descritto
la storia di questa pesca che risale alla preistoria e ha consigliato il Comune
di richiedere, agli organi preposti, il riconoscimento della Tonnara quale
Patrimonio Mondiale dell’Umanità. ”Le
Tonnare – dice Di Natale – non sono state ancora dichiarate dall’UNESCO
“Patrimonio Culturale dell’Umanità”, i Governi non sembra le abbiano poste
nella lista delle priorità per la salvaguardia e stanno scomparendo, malgrado
l’elevato valore di mercato del tonno. La loro importanza storica, culturale,
economica e produttiva è tale che l’ICCAT ha dedicato alle Tonnare un Simposio
mondiale, tenutosi a Tangeri in Marocco nel Maggio 2011. Alcune Tonnare, come
questa di Favignana, hanno edifici architettonicamente e storicamente
importanti, tutte hanno una storia legata a località e comunità, fatta di
ingegnosità, conoscenza, cultura, tradizioni, lavoro ed economia.” Conclude Di
Natale “forse siamo ancora in tempo a fare qualcosa”.
Mentre si proietta un video sulla mattanza del 1998 con
Rais Gioacchino Ernandes, gli ospiti si trasferiscono a Palazzo Florio dove Maria Guccione racconta la
storia della nascita del cous cous e
l’arte
della semola nel suo incontro con il mare. Naturalmente non poteva mancare una degustazione
di cous cous cucinato dai ristoratori di
Favignana,
in modi diversi. Alla fine della serata i coniugi Marraffa, applauditi da tutto
il paese, hanno intonato canti popolari con l’accompagnamento della chitarra.
Relatori, giornalisti, accompagnatori e turisti, si sono
tutti imbarcati, il terzo giorno per l’isola più isola, la più distante delle
Egadi, l’isola dei pescatori professionisti che vanno a pescare anche in Canada
e nei mari freddi del nord, l’isola dove trova rifugio la foca monaca, l’isola
Sacra degli antichi: Marettimo. Accompagnatori d’eccezione: Rossella Giglio, direttore della Unità Operativa per i
Beni Archeologici della Soprintendenza per i BB CC AA di Trapani, Vito Vaccaro
esperto di ambiente e storia di Marettimo e il professor Francesco Torre.
Levanzo |
Il tempo a
disposizione è poco ed è necessaria la divisione in tre gruppi: un gruppo è
restato in paese con la guida Laura Lodico dell’Associazione CSRT Marettimo, il
secondo ha seguito Rossella Giglio e Francesco Torre alle Case Romane, il
terzo, più avventuroso con Vito Vaccaro per la visita al Castello restaurato di
Punta Troia. “Scarsissime sono le fonti letterarie su
Marettimo”- racconta Rossella Giglio nel percorso a piedi, per la visita del
sito archeologico a Marettimo in località case Romane - e prosegue –è questa la
più importante area archeologica, che si trova nella parte orientale dell’isola
a m. 260 s.l.m., in prossimità di una sorgente di acqua dolce. Sappiamo che
Annone nel 241 a.C., giungendo con la flotta da Cartagine, vi fa sosta e poi
prosegue per Erice, sempre nella stessa occasione, dopo la sconfitta subita,
Annone, aiutato da un vento favorevole, ritorna a Marettimo con la flotta
superstite Certamente l’isola rivestì un ruolo fondamentale nelle rotte del
Mediterraneo, nei collegamenti fra Africa e Sicilia.”
Il terzo gruppo, guidato da Vito Vaccaro, si avvicina a
Punta Troia con una barca da pesca e lungo il tragitto si visita una delle
numerose grotte di Marettimo: il Cammello. Quindi, trovato il punto migliore
per l’approdo, si scende dalla barca e si prosegue a piedi per salire alla
volta del Castello, con la sua lunga storia che risale al nono secolo, quando i
saraceni vi costruirono una torretta, ma il Castello vero e proprio fu
costruito dagli spagnoli nel XVII e nel 1795 re Ferdinando II lo destinò a
carcere per reati politici e vi rinchiuse i patrioti della Repubblica
partenopea tra cui Guglielmo Pepe. I condannati venivano calati in botole nel
soffitto formando così, delle fosse dove mancavano sia l’aria che la luce. Dopo
il 1844, quando fu abolito il carcere, divenne un semaforo militare fino
all’ultima guerra. E’ stato restaurato recentemente con i contributi della
comunità europea ed è possibile la visita entro le fosse del carcere per
rendersi conto di persona, come venivano trattati coloro che criticavano il potere e i potenti.
Si trova in una posizione eccezionale a 116 metri di altezza in una penisola
con due spiaggette ai lati. Salendo fino in cima si gode di una vista che spazia dalla Sicilia alle altre
due isole dell’Arcipelago delle Egadi. Dalla sommità è possibile notare in mare
delfini, capodogli, tartarughe e foche. Infatti vi si trova un punto di
avvistamento dell’AMP delle Egadi. Anche il Castello di punta Troia, come lo
stabilimento Florio dovrà trovare i fondi per la manutenzione ordinaria e
straordinaria, per evitare che si deteriori velocemente. Tornati in paese si
visita la sede dell’Associazione CSRT Marettimo nata nel 1988, ricca di vecchi
cimeli di pesca e altri oggetti marinari. I soci hanno accolto tutti offrendo
un ottimo pane cunzato, bevande e frutta. I visitatori hanno quasi tutti
sottoscritto una tessera con un contributo all’Associazione che organizza
mostre fotografiche sul lavoro degli isolani anche in America, dove a Monterey,
San Diego e San Francisco si trovano comunità di marettimari.
Si ritorna a Favignana dove ci attende la processione per
la Santa Patrona la Madonna del Rosario.
Abbiamo parlato dell’Arcipelago delle Egadi: Favignana,
Marettimo e Levanzo che fanno parte del triangolo d’oro della provincia di
Trapani che si estende fra Trapani, Marsala, Mazara e comprende le tre isole.
Se non le avete mai visitate, programmate le vostre
prossime vacanze in questo piccolo paradiso che nulla ha da invidiare a mete
più esotiche. Non ve ne pentirete.
Le fotografie sono di Fabio Bourbon