Ancora caccia grossa nel mare di Sicilia: il relitto di Stentinello ha restituito cinque zanne di elefante
Ancora una sorpresa nei mari siciliani. E
che sorpresa! A finire in prima pagina sono ancora gli elefanti. Dopo il
rinvenimento (ne abbiamo parlato a fine agosto) nei fondali di Campobello di
Mazara della zanna fossile di un elefante vissuto in Sicilia tra centomila e
duecentomila anni fa, all’inizio di ottobre nel mare di Siracusa, sono state
recuperate alcune zanne di elefante di varia lunghezza. Non sono fossili, ma
molto, molto più giovani, hanno poco più di duemila anni! In particolare sono
stati individuati e parzialmente recuperati frammenti di almeno cinque zanne
tra le quali una completa. Si tratta, argomentano gli archeologi, di una
limitata spedizione di avorio inserita in un carico di anfore destinato ad
alimentare il ricco artigianato di Siracusa a quel tempo particolarmente ricco
e fiorente.
La
zanna intera è lunga 105 centimetri e insieme agli altre frammenti attualmente
in corso di restauro con il primo processo di
desalinizzazione in acqua dolce, presso i laboratori della Soprintendenza del
Mare a Palermo e di studio da parte del paleontologo siracusano Salvo Chilardi.
La
ricerca si è svolta nell’ambito di un vasto progetto di verifica dei
rinvenimenti effettuati nel passato con documentazioni e localizzazioni
imprecise, sul relitto di Stentinello già molti decenni fa identificato da
Gerard Kapitaen nelle acque tra Santa Panagia e Thapsos a una profondità di
circa 10 metri.
La
Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana ha svolto una campagna di
investigazioni mirate all'approfondimento delle conoscenze del relitto che ha
portato a questa eccezionale scoperta. Con il fondamentale contributo di Enzo
Bongiovanni, le tracce del relitto sono state identificate ed è stata
effettuata un’approfondita ricognizione dell’area che ha portato ad arricchire
il quadro cognitivo esistente con alcune novità di grande rilievo.
Pur
non resistendo nulla a vista dello scafo ligneo del relitto, si è documentata
la presenza di una gran quantità di resti di anfore fortemente concrezionate
tra loro ed agli affioramenti rocciosi che emergono dal fondo roccioso
pertinenti parzialmente alla zavorra litica della nave affondata.
Le caratteristiche tipologiche delle
anfore costituenti il carico confermano quanto a suo tempo indicò Kapitaen,
cioè anfore del tipo Corinzio B databili tra il IV e gli inizi del III sec.
a.C. Tuttavia queste anfore dalla tipica bocca ovale sono state recentemente
riclassificate e attribuite o a fabbriche corciresi o, addirittura,
probabilmente magno greche.
Il relitto di
Stentinello è stato scoperto nel 1968 e le prime anfore sono state recuperate
nel 1969. Il sito non è stato oggetto di depredamento anche perché di difficile
individuazione e molto vicino alle raffinerie petrolifere presenti in quella
zona. Fra l’altro, come si nota nelle fotografie, le parti di ceramica sono
praticamente “cementate” fra di loro in grossi ammassi. Le fotografie sono
relative alla stessa zanna sia sopra che sott’acqua. È stata recuperata in due
immersioni diverse. La punta della zanna nella foto esterna fa parte del resto
della zanna nell’altra foto esterna con la zanna ricomposta.
Gerard Kapitaen considerato uno dei padri dell’archeologia subacquea moderna è morto
nel dicembre 2011.
A Siracusa e nella sua provincia ha
svolto ricerche archeologiche fondamentali, salvando e studiando un enorme
patrimonio che altrimenti sarebbe stato preda dei clandestini. Nato negli anni
venti in quella che poi diventò la Germania Est, ha vissuto a Siracusa sin dai
primi anni sessanta svolgendo importantissime ricerche, tanto che ci sono
anfore che portano il suo nome.
Le operazioni a mare si sono svolte con il
fondamentale supporto della Capitaneria di Porto di Siracusa – Sezione di Santa
Panagia e il Sig. Moscuzza del “Gruppo Barcaioli” di Siracusa. Le fotografie sono di Salvo Emma e di Enzo Bongiovanni