Nel cuore di uno dei parchi marini più belli d’Italia, la Tonnara di Favignana è un esempio di come si possono recuperare siti di archeologia industriale togliendoli al degrado del tempo e trasformandoli in mete turistiche di interesse culturale.
L’ex stabilimento Florio di Favignana, un gioiello di archeologia industriale, non solo era il luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza, ma diventò una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno, rappresentando anche la storia della famiglia Florio.
Il complesso, grazie alla sua architettura con grandi archi e i soffitti altissimi, ricorda le cattedrali. Il primo nucleo dello stabilimento nacque grazie al genovese Giulio Drago che prese in affitto la tonnara di Favignana nel 1859. Ma la costruzione iniziò nel 1878, quando Ignazio Florio, incaricò l’architetto Damiani Almeyda di ristrutturare i fabbricati della Tonnara. Iniziò così la fortuna di Favignana divenuta di conseguenza l’isola dei Florio per antonomasia.
Lo stabilimento si estende per circa 32mila metri quadrati con una serie di grandi aree coperte e ambienti diversi per dimensioni e destinazioni d’uso: uffici, magazzini, falegnameria, officine, spogliatoi, stive, galleria delle macchine, trizzana e malfaraggio (per il ricovero delle barche), locali a servizio della lunga batteria di forni, per la cottura del tonno, con tre alte ciminiere. Tutti gli edifici sono costruiti con il caratteristico
tufo di Favignana. Nel 1937 la Famiglia Parodi di Genova acquistò dai Florio l’intera isola e la Tonnara passò così di mano assieme a tutti i diritti di terra e di mare. Il grande stabilimento continuò a essere la principale fonte economica dell’isola. Negli anni ’70 il complesso, la cui produzione non era più competitiva sul mercato, cessò l’attività e rimase in stato di abbandono per più di vent’anni. Negli anni Novanta entrò nel patrimonio immobiliare della Regione Sicilia. Il progetto di restauro, costato 14 milioni di euro, è stato curato dall’architetto Stefano Biondo, e fu realizzato grazie ai fondi europei del POR 2000-2006. I lavori furono poi diretti e completati dall’architetto Paola Misuraca e hanno rappresentato uno dei più significativi impegni, affrontati dai tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani. Il restauro iniziò a fine 2003 e terminò nel 2009.
La superficie sulla quale è stato fatto l’intervento è di 19mila metri quadrati. Le coperture ripristinate raggiungono i 9mila metri quadrati. E ancora: 27mila e 500 metri quadrati di muri restaurati e 16mila di pavimentazioni. Sono stati infine impiegati 350 metri cubi di legname per capriate e orditure e 53mila metri di cavi elettrici. Gli allestimenti espositivi comprendono il museo archeologico che raccoglie l’importante collezione dei reperti trovati nell’Arcipelago delle Egadi: anfore di vari tipi e periodi storici, reperti preistorici, una statua acefala.
La “fiasca del pellegrino” in peltro del XIV secolo, trovata perfettamente sigillata conteneva ancora il vino. Esposti anche ceppi in
piombo di ancore greco-romane e puniche tra cui uno, del tipo mobile (cioè smontabile)
che reca su un braccio in rilievo l’iscrizione in greco EUPLOIA “Buona navigazione” a protezione dell’imbarcazione da possibili disastri. Infine i famosi rostri della Battaglia delle Egadi del 241 a. C. Una piccola sezione è dedicata alla storia dei Florio. Nell’ex spogliatoio delle donne è allestita la seconda sezione della mostra permanente, con le fotografie in bianco e nero di Sebastiãno Salgado, della serie Workers, realizzate a Favignana agli inizi anni Novanta, quelle di René Burri e di Herbert List che ritraggono la Tonnara negli anni Cinquanta e le opere degli anni Settanta di Leonard Freed.
Completano la ristrutturazione dello stabilimento una serie di pannelli didattici sulla pesca e sulla lavorazione del tonno, la realizzazione e l’installazione di pannelli fotografici ad illustrare i momenti e le attività più significative. Infine le grandi stanze dell’olio dove vengono esposte le “latte” originali nelle quali veniva inscatolato il tonno. All’interno del complesso, nella grande “Galleria delle Macchine”, è stata realizzata una sala convegni da 400 posti, climatizzata e completamente arredata.
Testo e foto di Maurizio Bizziccari
La verssione integrale del servizio è pubblicata sul mumero 76 luglio 2013 del mensile Arte Navale
L’ex stabilimento Florio di Favignana, un gioiello di archeologia industriale, non solo era il luogo dove venivano custodite le attrezzature, le ancore e le barche della mattanza, ma diventò una delle più fiorenti industrie di lavorazione conserviere del tonno, rappresentando anche la storia della famiglia Florio.
Il complesso, grazie alla sua architettura con grandi archi e i soffitti altissimi, ricorda le cattedrali. Il primo nucleo dello stabilimento nacque grazie al genovese Giulio Drago che prese in affitto la tonnara di Favignana nel 1859. Ma la costruzione iniziò nel 1878, quando Ignazio Florio, incaricò l’architetto Damiani Almeyda di ristrutturare i fabbricati della Tonnara. Iniziò così la fortuna di Favignana divenuta di conseguenza l’isola dei Florio per antonomasia.
Lo stabilimento si estende per circa 32mila metri quadrati con una serie di grandi aree coperte e ambienti diversi per dimensioni e destinazioni d’uso: uffici, magazzini, falegnameria, officine, spogliatoi, stive, galleria delle macchine, trizzana e malfaraggio (per il ricovero delle barche), locali a servizio della lunga batteria di forni, per la cottura del tonno, con tre alte ciminiere. Tutti gli edifici sono costruiti con il caratteristico
tufo di Favignana. Nel 1937 la Famiglia Parodi di Genova acquistò dai Florio l’intera isola e la Tonnara passò così di mano assieme a tutti i diritti di terra e di mare. Il grande stabilimento continuò a essere la principale fonte economica dell’isola. Negli anni ’70 il complesso, la cui produzione non era più competitiva sul mercato, cessò l’attività e rimase in stato di abbandono per più di vent’anni. Negli anni Novanta entrò nel patrimonio immobiliare della Regione Sicilia. Il progetto di restauro, costato 14 milioni di euro, è stato curato dall’architetto Stefano Biondo, e fu realizzato grazie ai fondi europei del POR 2000-2006. I lavori furono poi diretti e completati dall’architetto Paola Misuraca e hanno rappresentato uno dei più significativi impegni, affrontati dai tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani. Il restauro iniziò a fine 2003 e terminò nel 2009.
La superficie sulla quale è stato fatto l’intervento è di 19mila metri quadrati. Le coperture ripristinate raggiungono i 9mila metri quadrati. E ancora: 27mila e 500 metri quadrati di muri restaurati e 16mila di pavimentazioni. Sono stati infine impiegati 350 metri cubi di legname per capriate e orditure e 53mila metri di cavi elettrici. Gli allestimenti espositivi comprendono il museo archeologico che raccoglie l’importante collezione dei reperti trovati nell’Arcipelago delle Egadi: anfore di vari tipi e periodi storici, reperti preistorici, una statua acefala.
La “fiasca del pellegrino” in peltro del XIV secolo, trovata perfettamente sigillata conteneva ancora il vino. Esposti anche ceppi in
piombo di ancore greco-romane e puniche tra cui uno, del tipo mobile (cioè smontabile)
che reca su un braccio in rilievo l’iscrizione in greco EUPLOIA “Buona navigazione” a protezione dell’imbarcazione da possibili disastri. Infine i famosi rostri della Battaglia delle Egadi del 241 a. C. Una piccola sezione è dedicata alla storia dei Florio. Nell’ex spogliatoio delle donne è allestita la seconda sezione della mostra permanente, con le fotografie in bianco e nero di Sebastiãno Salgado, della serie Workers, realizzate a Favignana agli inizi anni Novanta, quelle di René Burri e di Herbert List che ritraggono la Tonnara negli anni Cinquanta e le opere degli anni Settanta di Leonard Freed.
Completano la ristrutturazione dello stabilimento una serie di pannelli didattici sulla pesca e sulla lavorazione del tonno, la realizzazione e l’installazione di pannelli fotografici ad illustrare i momenti e le attività più significative. Infine le grandi stanze dell’olio dove vengono esposte le “latte” originali nelle quali veniva inscatolato il tonno. All’interno del complesso, nella grande “Galleria delle Macchine”, è stata realizzata una sala convegni da 400 posti, climatizzata e completamente arredata.
Testo e foto di Maurizio Bizziccari
La verssione integrale del servizio è pubblicata sul mumero 76 luglio 2013 del mensile Arte Navale