Un convegno per i 500 anni di Piri Reis celebrato dall’Unesco

La Mappa del Mondo di Piri Reis è una pietra miliare per la storia della documentazione e merita di essere trasmessa alle generazioni future quale patrimonio culturale dell’umanità. Un pezzo di valore inestimabile non solo per l’incredibile precisione per quei tempi, ma per la quantità di dettagli, disegni, e descrizioni in turco che ne fanno anche un capolavoro letterario. Così afferma l’ambasciatore Lucio Savoia – Segretario Generale della Commissione Italiana UNESCO – per sottolineare quanto sia importante far conoscere al  grande pubblico la Mappa del Mondo redatta nel 1513 dal grande cartografo turco proprio 500 anni fa e perché in occasione del suo cinquecentesimo anniversario il 2013 sia stato proclamato l’Anno di Piri Reis.

Ecco allora spiegato perché Giulia D’Angelo ha pensato di ideare, con la collaborazione dell’Ammiraglio Paolo Bembo e dell’Ufficio Cultura e Informazioni dell’Ambasciata di Turchia il convegno Piri Re’ìs, la cartografia antica, il Mediterraneo e oltre nel contesto del 2° Festival Internazionale dell’Editoria del Mare in programma a Gaeta dove si tiene la sesta edizione dello Yacht Med Festival e della Fiera Internazionale dell’Economia del Mare.
Il convegno che ha ha ricevuto il patrocinio della Commissione Italiana per l’UNESCO, della Lega Navale Italiana e della Società Geografica Italiana,  è il primo, forse l’unico, che si tiene in Italia. Giulia lo ha voluto dedicare in ricordo del suo indimenticato amico, büyük adam (grande uomo) Antonio Barrile che le ha trasmesso l’amore per la Turchia facendole anche scoprire Piri Reis.
E Monica Ardemagni altra grande amica, che di Antonio è stata la moglie, si è dedicata con grande passione all’organizzazione del convegno brava a superare i mille ostacoli incontrati per far combaciare tutte le tessere del mosaico, forte della sua lunga esperienza al servizio dell’Iccrom (Centro internazionale per la conservazione e il restauro dei beni culturali), organizzazione intergovernamentale dell’Unesco.  Per 15 anni infatti, è stata responsabile del programma di sensibilizzazione del pubblico alla conservazione e degrado del patrimonio, svolgendo vari programmi per le scuole, le guide turistiche, i musei e i giornalisti non solo in Italia ma anche in Europa e nei paesi Arabi.


Questo il programma del Convegno:
27 Aprile ore 10.00 Gaeta
Piri Reis, la cartografia antica, il Mediterraneo e oltre 
a cura dell’Ammiraglio Paolo Bembo in collaborazione  con Monica Ardemagni.
Relatori: Paolo Bembo (Direttore Responsabile della Rivista Lega Navale), Costantino Marconi (ricercatore ENEA in Antartide), Antonio Ventura (storico), Celal Sengör (Istanbul Technical University), Gulsah Celiker (autrice filmato Piri Reis Mapmaker of the world), Erdogan Şimsek (esperto cartografia antica e Piri Reis) e Gregory Mc Intosh  (Vice-presidente della California Map Society).
Quello che segue è un articolo scritto da Giulia D’Angelo nel 1987
La Mappa pergamenacea (Istanbul, Biblioteca del Topkapı, Revan 1633 mükerrer; dimensioni: 90 x 63 cm) è una parte di un documento più ampio, di cui rappresenta circa un terzo (o forse la metà) dell'estensione originaria. Venne scoperta nel 1929 negli archivi della biblioteca del palazzo del Topkapi di Istanbul nel corso del trasloco di alcune opere. Rappresenta l’Oceano Atlantico e parti dell'Europa, dell'Africa e dell'America. La mappa reca una scritta che dice:
“Composta dall’umile Pīr figlio di Hajji Mehmet, noto come nipote per parte di padre di Kemāl Reʾīs – possa Dio perdonarli –, nella città di Gallipoli, nel mese del sacro Muḥarram, nell’anno 919 [dell’Egira, corrispondente al marzo-aprile 1513]”
quindi una data ben successiva al primo viaggio di Cristoforo Colombo. La mappa venne quindi realizzata da Piri Re'ìs e offerta al Sultano ottomano Solimano il Magnifico nel 1517. Probabilmente, subì alcuni ritocchi minori, successivi al 1519.
Non si tratta di un lavoro interamente originale, ma di una unione di venti carte nautiche e di otto mappamondi disegnati da esploratori, principalmente portoghesi, che avevano visitato il Nuovo Mondo e l'Africa meridionale. Queste mappe vennero unite e rese coerenti tra loro, in un finissimo lavoro di studio topologico, basandosi sui resoconti dei marinai reduci dalle prime spedizioni d'oltreoceano.
Ci sono alcuni appassionati di mare che non conoscono le carte nautiche. E qualche volta, presso la mia Libreria Il Mare, a Roma, vengono delle persone che mi chiedono: «Avete quelle mappe del mare dove ci sono tanti numeretti? ». Se quel giorno sono più paziente del solito, spiego allo sprovveduto cliente che cos’è una "carta nautica" e a cosa serve. Quindi gli, mostro le varie carte che oggi esistono sul mercato: le "Nauticard", le "Plastiroute", le "Seaway", e quelle tradizionali dell’lstituto Idrografico della Marina", italiana e francese, nonché quelle quasi mitiche dell’Ammiragliato Britannico.
I navigatori della nostra epoca, hanno dunque un’ampia possibilità di scelta per studiarsi il percorso e tracciarsi una rotta da seguire: non era così nel 1500. A quell’epoca, non c’era quasi nulla di scritto e chi navigava, si avventurava in mare, o per conoscenza diretta della zona, oppure per dati orali ricevuti da amici o parenti. Tra i primi uomini della storia a realizzare delle carte nautiche del mondo, ricordiamo il capitano turco, e appassionato cartografo, Piri Reis. L’origine delle sue carte rappresenta un vero enigma per gli esperti moderni e la loro origine è ricca di interessanti teorie che farebbero risalire le informazioni con cui Reis ha costruito le carte, fino a l0 mila anni prima. Ma andiamo con ordine con la storia del cartografo turco.
Il 9 novembre del 1929 il professor Mazil Edhem scoprì, presso il famoso museo Topkapi, a Istambul, i frammenti di due carte del mondo che si pensava scomparse da secoli: erano appunto le carte di Piri Reis.
Era già noto il libro Bahriye di memorie dello stesso autore, dove il capitano turco raccontava dettagliatamente le condizioni e le circostanze in cui realizzò le carte.
Piri Reis, che viene considerato dai turchi un grande eroe e da noi cristiani un pirata, nacque verso la fine del 1400 da una famiglia di grandi marinai e fu un valoroso condottiero; tanto da riportare notevoli successi in tutto il Mediterraneo combattendo contro le flotte cristiane che tentavano, intorno al 1500, di contrastare il predominio navale dell’Impero Ottomano.
Reis era anche un uomo colto ed intelligente: infatti scrisse nel suo Bahriye una quantità di osservazioni pittoresche e precise sui vari porti del Mediterraneo cinquecentesco. Inserì in questo volume di memorie anche 215 carte e, soprattutto, realizzò due grandi carte del mondo: una nel 1513 e l’altra nel 1528. Per realizzare queste carte, Reis dovette consultare tutte le mappe dell’epoca, circa una ventina, di cui alcune segretissime. La sua conoscenza del greco, dell’italiano, dello spagnolo e del portoghese, lo aiutò moltissimo a decifrare i documenti in questione. Nel suo volume si legge che aveva tra le mani anche una carta disegnata dal grande Cristoforo Colombo, venuta in suo possesso grazie ad un marinaio del celebre navigatore genovese fatto prigioniero da suo zio, Kemal Reis. Per capire l’importanza dei fatti concernenti le carte di Piri Reis, è forse bene ricordare che a quell’epoca, la maggior parte delle particolarità geografiche si trasmettevano oralmente e il segreto era la regola dei marinai dell’epoca perché l’essenziale della loro esistenza era proprio il conservare la padronanza assoluta degli oceani. In questa situazione è,importantissima l’opera di Reis che realizzando le sue carte rese noti veri segreti che hanno un’origine antichissima. Fin qui non ci sarebbe nessun enigma. Ma andiamo avanti nella lettura del testo e scopriamo che, parlando di Cristoforo Colombo, Piri Reis dice: «Un infedele, il cui nome era Colombo e che era genovese, fu colui che scoprì le Antille (cosi era chiamata l’America). Un libro era giunto nelle mani del suddetto Colombo e scoperse che in esso si diceva come alla fine del mare Occidentale ci fossero delle coste e delle isole ed ogni sorta di metalli e di pietre preziose. «Il suddetto Colombo - prosegue Reis dopo aver studiato a lungo il libro andò a sollecitare i grandi nobili genovesi per chieder loro i mezzi navali necessari per andare per mare alla scoperta di quelle terre». Trascrivendo poi il racconto del marinaio che aveva viaggiato con Colombo, Reis scrive: «Gli abitanti di quest’isola quando si accorsero che la nostra nave non faceva loro alcun male, pescarono del pesce e ce lo portarono con i loro canotti. Gli Spagnoli furono molto contenti e distribuirono loro delle piccole collanine di vetro perché Colombo aveva letto nel suo libro che quelle genti amavano addobbarsi con gli oggettini di paccottiglia». A questo punto viene fuori l’enigma: qual era il libro in possesso di Cristoforo Colombo che già descriveva gli usi e i costumi degli abitanti dell’America? Secondo Reis, il libro in questione era una raccolta di dati risalenti ad Alessandro Magno. Quindi, per il capitano turco, Colombo sarebbe partito verso le Indie Occidentali non tanto per aprire una nuova e più corta strada delle spezie, ma per scoprire un continente di cui sarebbe stato uno dei pochi a conoscere l’esistenza.
L’enigma non finisce qui. I documenti cartografici di Reis sono estremamente precisi perché, come scrive lui stesso: «Anche il minimo errore può rendere una carta inutilizzabile e quindi non c’è nulla in questo libro che non sia basato su fatti precisi e documentati». Di tutte le carte elaborate da Reis sono giunte fino a noi solo due vasti frammenti che rappresentano la totalità dell’ Atlantico e delle terre americane, europee, antartiche e artiche che lo circondano. Si tratta di vaste rappresentazioni pergamenacee a colori, miniate e arricchite da numerose illustrazioni. Ma torniamo al 1929 quando questi frammenti furono trovati nel Topkapi.
Gli scienziati turchi inziarono a studiarli pensando con nostalgia ai tempi in cui l’impero ottomano aveva raggiunto il suo massimo splendore. In realtà nessuno di loro riuscì a scoprire l’importanza di questi cimeli.
Dobbiamo arrivare al 1953, quando un ufficiale della marina turca inviò una copia di queste carte in regalo al direttore dell’US Navy, per riuscire a saperne di più.
Questi affidò il tutto ad uno dei più grandi specialisti di cartografia antica: Arlington Mallery, il quale capì subito che si trovava di fronte a dei documenti di considerevole importanza e quindi si fece aiutare da un gruppo di cartografi molto noti. Il primo problema che sorse fu quello di decifrare il sistema di proiezione utilizzato da Reis.
Fu cosi interpellato l’Istituto di Tecnologia del Massachussets i cui matematici scoprirono che la superficie della terra era trattata come una serie di piani, giustapposti e orientati ciascuno in modo diverso. Un po’ come se l’autore avesse avuto sott’occhio una carta basata sulla trigonometria sferica e non l’avesse capita. Tutto ciò farebbe tecnicamente risalire il misterioso prototipo all’antichità greca; infatti gli scienziati ellenici avevano fatto grandi scoperte in questo settore, ma la scienza sferica emigrò verso l’oriente e solo molto più tardi venne riscoperta nel mondo occidentale. Dopo la prima trascrizione le carte di Reis rivelarono delle informazioni che oggi ci sembrano impensabili per l’epoca in cui vennero realizzati i documenti.
Ad esempio del delta del Rio delle Amazzoni vi figura l’isola di Marajo che fu scoperta nel 1543, mentre le carte di Reis risalgono al 1513. Il tracciato del fiume Atrato nello Yucatan è esatto, eppure non era stato ancora scoperto all’epoca di Reis. Anche le isole Falkland appaiono sulla carta, men~re è noto che furono viste per la prima volta nel 1592.
Le Ande vi sono esattamente indicate con i loro lama, quando nessuno in quell’epoca aveva ancora esplorato le Ande e quando si ignorava l’esistenza di questi animali. Infine il continente Antartico congiunto ali’America è rappresentato con un profilo stranissimo che solo più tardi si riusci a capire: infatti Reis aveva disegnato il profilo di costa così come appariva prima dell’attuale glaceazione. Questa ipotesi, che poteva apparire stravagante, è stata solo recentemente convalidata, quando nuove tecniche gravimetriche e sismiche, sono state usate per misurare lo spessore del ghiaccio che ricopre le terre polari realizzando una carta del rilievo come si presenta sotto l’enorme calotta gelata. Uno studio comparativo tra i risultati degli studi glaceologici e le carte di Reis permise di affermare che la Groenlandia disegnata dal capitano turco, corrisponde alle linee di rilievo scoperte sotto il ghiaccio delle recenti spedizio- . ni polari francesi dirette da Paul Emil Victor.
Si può quindi concludere che le conoscenze che servirono a disegnare le carte di Reis risalgono a oltre 10.000 anni fa e cioè prima che la Groenlandia e l’Antartide fossero ricoperte dal ghiaccio. Da chi ha appreso queste informazioni Piri Reis? Dai Fenici? Oppure dalla grande civiltà scomparsa di Atlantide di cui parla Platone?
È ancora un mistero.
Giulia D’Angelo