In libreria ospiti d’eccezione: Sebastiano Tusa e Giovanni Gallo presentati da Claudio Mocchegiani Carpano
Sebastiano Tusa |
La conferenza è un’anticipazione del convegno organizzato dalla Scuola Navale della GdF di Gaeta che si terrà il 26 aprile nell’ambito dello Yacht Med Festival.
Tusa, per la prima volta a Roma, parlerà delle straordinarie campagne di ricerche nel mare delle isole Egadi, che hanno portato a recuperare ben otto rostri romani e punici, sette elmi e tanti altri reperti. I rostri sono quei poderosi strumenti, pezzi unici fusi in bronzo, chiamati anche ariete, ram in inglese, i veri protagonisti delle battaglie navali, l’arma letale applicata principalmente alle triremi (navi da guerra tra le più diffuse nell’antichità dall’epoca greca arcaica) utilizzata per speronare la nave nemica, penetrava nella fiancata facendola a pezzi provocandone il più delle volte l’affondamento. Hanno sicuramente determinato lo svolgersi della battaglia delle Egadi del 241 a. C. la più grande battaglia navale di tutti i tempi dove erano impegnati duecentomila uomini e milleduecento navi.
Recupero di un rostro con il ROV |
Come ben si sa l’archeologia, come ogni altra scienza, ha bisogno di prove. L’archeologo se afferma certe cose le deve provare con prove precise. E quali potevano essere le prove? Trovare le navi della battaglia o comunque dei reperti, elementi che potessero indiziare il luogo dello scontro. E i rostri sono le prove a lungo cercate dagli archeologi per stabilire con esattezza dove si svolse quella famosa battaglia navale: a circa 3 miglia a nord ovest dell’isola di Levanzo, la più piccola dell’arcipelago. La ricerca ha inizio nel 2005, quando la Soprintendenza del Mare inizia la collaborazione con la statunitense Rpm Nautical Foundation, diretta da George Robb Jr.
Nave Hercules: il recupero dell’ottavo rostro |
Il progetto è seguito e supportato dall’Assessorato ai Beni Culturali e l’Identità Siciliana della Regione Sicilia, tramite la Soprintendenza del Mare, diretta da Tusa, consulente scientifico del progetto e dall’architetto è Stefano Zangara, responsabile dell’ufficio “Progettazione delle ricerche in alto fondale e degli itinerari culturali subacquei” della Soprintendenza del Mare. Inoltre, Salvatore Palazzolo, funzionario dell’Unità Operativa è il tramite fra gli italiani e gli americani.
Giovanni Gallo |
Ha 53 anni. è salernitano doc, ha iniziato a occuparsi di restauro nel 1980, la sua è la formazione di un restauratore che si è prestato allo studio sistematico delle problematiche della materie organiche del legno. Non esiste un titolo universitario che comporti una specializzazione in questa materia. La sua è una laurea che non esiste, ma è conquistata sul campo, un dottorato di ricerca unico. «Legni e segni della memoria» è la società che ha messo a punto una tecnologia esclusiva per mantenere la stabilità dimensionale dei legni e per avere quel minimo di caratteristiche fisico meccaniche legate alle necessità espositive ottenendo grandi risultati. A partire dal 2006 è un progetto d’eccellenza riconosciuto dal MIUR, ministero della ricerca.
La tecnologia vale per tutti i tipi di legno, vuoi che sia rovere o quercia, cambiano soltanto i tempi di trattamento.
Relitto di Marausa, Marsala |
Laboratorio Legni e Segni: vasca per l’impregnazione |
Presentatore e moderatore è Claudio Mocchegiani Carpano, “decano” dell'Archeologia Subacquea italiana, ideatore nel 1986 dello STAS, ovvero il Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea, una struttura operativa di tecnici e archeologi che lavora per e con le Soprintendenze in collaborazione con i servizi a mare dei carabinieri, polizia, guardia di finanza, vigili del fuoco, capitanerie di porto e con la Marina Militare che ha permesso un “utilizzo” archeologico dei cacciamine dotati di sofisticati mezzi di ricerca sottomarina.
C. Mocchegiani Carpano |