Il Mare Nostrum trasformato in un Mare di Plastica

Campioni raccolti da Expedition Med 
Sicuramente avete sentito parlare della Rubbish Soup o anche Pacific Trash Vortex, l’isola di spazzatura composta prevalentemente di plastica che si muove nel Pacifico. Ha cominciato a formarsi negli anni cinquanta a causa di una corrente oceanica che si muove a spirale in senso orario. Il fenomeno è stato studiato già negli anni ’80 ora si stima che sia fatta di più di cento milioni di tonnellate di detriti. Ma anche il Mare Nostrum si è trasformato in una mare di plastica che  compete con gli Oceani, una equipe francese, l’Expedition MED (www.expeditionmed.eu) ha recentemente svelato che le concentrazioni di plastica nel Mediterraneo sono più alte di quelle negli oceani: è stato stimato l’impatto in 290 miliardi di microframmenti plastici inferiori al millimetro solo nei primi quindici centimetri d’acqua. Le buste, i bicchieri, e gli oggetti di plastica che finiscono in mare vengono, infatti, polverizzati dall’azione del sole e delle onde, e rimangono nell’ambiente in perpetuo senza che ci possa essere qualunque azione di bonifica. La spedizione francese che conta tra i suoi partecipanti istituti di ricerca come l’Ifremer, laboratori oceanigrafici e università, sta cercando di studiare le proporzioni del fenomeno e l’impatto sull’ambiente. Le microplastiche, infatti, vengono  mangiate dai pesci che le scambiano per plancton ed entrano a far parte della catena alimentare. 
Rifiuti raccolti in mare
Per questo il monitoraggio dell’Expedition MED è partito lo scorso anno dalla Toscana, Liguria e Francia e Spagna e man mano sta toccando tutto il Mare Nostrum. Nel 2013 la spedizione sbarcherà in Adriatico e partirà dalla Puglia. Il capo dell’Expedition Med Bruno Dumontet sta organizzando in questi giorni la nuova spedizione antiplastica aperta a tutti coloro che vorranno contribuire o partecipare. «I prelievi di microplastiche – riferisce Dumontet – avvengono con speciali reti dette “manta trawl”, vengono trainate dalla barca a bassa velocità e grazie ad un sacco con maglie molto fini riescono ad intrappolare questi speciali rifiuti. Sono le stesse adoperate nel Pacifico del Nord e nell’Atlantico e medesimo è il protocollo di prelievo così si possono confrontare i dati. 
A sn. Il manta trawl, sistema usato per raccogliere campioni.
La spedizione cerca partner istituzionali e scientifici di supporto per avviare una collaborazione, ma anche eco-volontari pronti a mettersi in gioco». «Il nostro progetto – continua Dumontet - vuole essere non solo un monitoraggio scientifico, ma avviare una grande campagna di sensibilizzazione per far conoscere il problema delle microplastiche. Pensiamo di realizzare anche una campagna stampa e una mostra d’arte su questo tema come già fatto a Marsiglia e che questa possa toccare tutte le tappe del viaggio Adriatico che è previsto in Albania, Montenegro, Croazia, Slovenia, e le città di Trieste, Venezia, Ravenna, Pescara»
Il problema è grave. Si è calcolato che dei 100 milioni di tonnellate di plastica prodotta ogni anno il 10% vada a finire in mare, rappresentando il 70% di tutti i rifiuti sversati. Di questa produzione da 500 miliardi a un trilione sono solo buste di plastica, e i numeri sono simili per piatti, bicchieri, pellicole per alimenti, bottiglie. Sembra paradossale, ma gli oggetti che la nostra società dei consumi ha utilizzato una volta, solo per qualche attimo, hanno creato isole artificiali grandi quanto continenti destinate a rimanere in natura per sempre, e ciò è avvenuto in soli cinquant’anni o poco più. Molto grave è che la plastica rilasciata in mare funzione come una specie di spugna e assorbe tutte le sostanze chimiche e inquinanti disperse nelle acque.   
Chi desidera può prendere contatti con il capo dell’Expedition MED alla mail bruno.dumontet@expeditionmed.eu e aiutare il progetto con un click, su www.expeditionmed.eu è stata avviata una petizione per raggiungere un milione di click entro il 2015

Nicolò Carmineo (a cura di)
Le foto sono tratte dal sito Expedition MED