Antefissa di Gela |
“Il metodo di costruzione con tavole cucite è molto antico ed attestato già nella nave di Cheope; ma anche Omero, nell’Iliade (II,135), accenna alla chiglia, alle coste ed alle tavole giuntate insieme con il sistema della cucitura; il poeta ricorda che le funi delle navi dei Greci, rimaste in secco per anni sui lidi di Troia ed esposte alla calura del solleone, si erano allentate […]”
S. Tusa e R. Crocetta |
La sequenza di date che vede protagonista il numero otto sembra ben augurante per la città di Gela: in un futuro prossimo vorremmo ricordarla non per il suo Polo Petrolchimico che l’OMS Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato come “ad alto rischio di crisi ambientale”, ma per il suo Museo della Navigazione Antica di prossima costruzione, luogo ideale dove esporre tesori recuperati e del quale, finalmente, nell’ottavo (ancora otto!) mese di quest’anno sono stati reperiti i finanziamenti, esattamente 5milioni49mila804,77 Euro e avviate tutte le procedure per l’inizio dei lavori. L’avventura che porterà alla realizzazione del Museo è esemplare, tutta italiana. I lavori dovevano iniziare nel 2004 quando i primi legni furono affidati per il restauro alle amorevoli cure (durata prevista 5 anni) del laboratorio inglese Mary Rose Archeological Services di Portsmouth. Si disse che quei 5 anni sarebbero serviti a creare il museo della navigazione, i fondi c’erano, venivano dai fondi del gioco del lotto.
Ma in tempi della burocrazia uccidono le migliori previsioni e intenzioni. Sicché i primi trecento legni delle navi sono ritornati nel 2009, nei termini previsti, restaurati in Sicilia, chiusi ermeticamente in 14 casse, altre 20 sono in dirittura d’arrivo, saranno conservate insieme alle altre a Caltanissetta, proibito aprirle! Si apriranno per rimettere insieme tutti i “pezzi” e ricostruire la nave, quando ci sarà il museo per la loro esposizione insieme al carico della nave. Museo che assumerebbe un significato rilevante per lo sviluppo sostenibile di Gela legato ai suoi beni archeologici e culturali. Insomma, c’è voluto meno tempo per effettuare in terre lontane un restauro complicatissimo, che per costruire un museo! Intanto però però abbiamo il suo rendering, chi si contenta gode…