No acciughe, No party! Al di là del facile riferimento pubblicitario questo slogan è la sostanza della forte denuncia, subito rilanciata dalle agenzie di stampa, dell’Associazione dei Pescatori di Lampara siciliani preoccupata per la diminuzione del pescato. “L’intero indotto del pesce azzurro è in ginocchio – sostiene l’Associazione – ed è colpa delle '“volanti a coppia” della marineria di Sciacca che godono di un’autorizzazione sperimentale, rinnovata ormai da 20 anni, con la quale praticano tutto l’anno una forma di pesca non più sostenibile perché fatta molto di esemplari sottotaglia e di giovanili (alici che non hanno raggiunto il primo anno di vita e che non si sono ancora riprodotte) che si rigettano in mare perché non commerciabili.
C’è da chiedersi cosa ci sia ancora da sperimentare viste le conseguenze da tempo sotto gli occhi di tutti. Un danno non quantificato quello dello scarto della pesca anche se a sentire i racconti degli stessi pescatori imbarcati sulle volanti in certi periodi dell’anno raggiunge, proporzioni da uno (il pescato) a dieci (lo scarto).”
Però diversi dati scientifici portano a considerare la mortalità da pesca come frazione ridotta rispetto alla mortalità naturale delle biomassa non è direttamente collegata alla consistenza dello stock di alici, che presenta cicli naturali di abbondanza. Comunque stime sullo scarto non hanno nulla di documentato perché controlli non sono previsti.
Le dieci volanti che formano la flotta della marineria di Sciacca anno dopo anno hanno aumentato il loro raggio d’azione e setacciano il canale di Sicilia, da Trapani a Catania. Questa è un tipo di pesca giornaliera, si esce quattro giorni la settimana, e di media si fanno quattro o cinque pescate al giorno. Si fa trainando un’unica rete da parte di due pescherecci medio grandi entro le 20-40 miglia dalla costa. La rete è definita volante perché non opera direttamente sul fondale, ma lungo il profilo della colonna d’acqua, favorendo per la maggior parte la cattura di pesce azzurro, acciughe, sarde e alacce.
Il sistema prevede il calo della rete da parte della prima imbarcazione; successivamente la seconda barca si affianca e riceve l’estremità di un cavo di traino. A questo punto le due barche si allargano ed incominciano la traina rimanendo collegate da un cavo d'acciaio. A conclusione della pescata le imbarcazioni, accostandosi, salpano simultaneamente i cavi di calo e il pesce, separato manualmente a bordo, viene sbarcato quotidianamente nel primo pomeriggio. Prima di rientrare in porto, gettano in mare le acciughe troppo piccole per essere vendute, sfuggendo al monitoraggio che si effettua solo a navigazione ultimata.
I pescherecci a lampara, invece, non soltanto effettuano un fermo volontario non retribuito nei mesi invernali ma possono, per il tipo di pesca, andare in mare solo quando non c'è la luna piena e quando il mare non è troppo mosso. Inoltre prima di gettare le grandi reti a circuizione, il cianciolo, effettuano un controllo sulle dimensioni del pesce con la la 'tratta', uno specifico tipo di retino.
Comunque, quello delle volanti, denunciano i pescatori, è un metodo di pesca assolutamente non sostenibile e temono che dopo 20 anni di sperimentazioni mal condotte con licenze artificiose, le stesse vengano trasformate in definitive. Nonostante ci siano condizioni ottimali per lo sviluppo dei popolamenti ittici di acciughe e sardine, i dati scientifici degli ultimi anni mostrano un inesorabile declino delle popolazioni di entrambe le specie e la situazione è particolarmente intricata, causa forti interessi commerciali in gioco. In particolare in Alto Adriatico il problema è molto sentito, tanto che AGCI Agrital è intervenuta chiedendo alla Direzione Generale pesca del MIPAAF di intervenire sulla situazione dell'Alto Adriatico, ed è ancora oggi in attesa di conoscere il pronunciamento della apposita commissione istituita. Il prelievo delle volanti a coppia è molto elevato (2000-2500 fino a 3000 casse al giorno per coppia), la taglia ridotta delle alici (110-120 pezzi/kg) ormai è al limite della taglia minima, ed il ridottissimo valore del prodotto sul mercato (media 2,5 Euro /cassa di 7-8 Kg) da cui si salvano solo quelli che hanno accordi con prezzo fisso (4- 4,5 Euro/cassa), accordi che non consentono una sana gestione che andrebbe attuata limitando il prelievo per mantenere i prezzi alti. Nei giorni in cui il pescato scarseggia per condizioni meteomarine sfavorevoli il prezzo arriva anche a 7-8 Euro/cassa. Anche per le dimensioni delle sardine la musica non cambia: siamo arrivati a 60 pz/kg, contro i 25-30 pz/Kg di una volta.
Infine il recente rapporto “Blu gold in Italy”, pubblicato da Greenpeace mostra come di fatto si sia promosso un incremento della pressione di pesca permettendo un aumento del numero delle imbarcazioni autorizzate, e della loro stazza, grazie all’artificio delle licenze di “pesca sperimentale” che di sperimentale, come ancora accade in Sicilia, non avevano nulla: una vera e propria flotta fantasma che alla fine è stata “regolarizzata’. Il sovrasfruttamento (overfishing) di alici e sardine ha innescato un circolo vizioso: la diminuzione del prodotto ha causato un aumento dei prezzi di mercato stimolando l’incremento della pressione di pesca. La ricerca ha anche rivelato il ricorso alla pratica del rigetto in mare di acciughe e/o sardine, soprattutto durante il periodo estivo quando il prezzo di mercato delle specie non è conveniente. Ovvio che tali rigetti non sono registrati nelle statistiche ufficiali di pesca e che il reale quantitativo totale di pesce azzurro catturato è quindi sottostimato. Quel che è certo è che studi recenti dimostrano che nell’Adriatico settentrionale la quantità di acciughe e sardine di grandi dimensioni è diminuita.
In mancanza di dati certi abbiamo provato noi a fare un conto, anche se empirico, per comprendere l’entità del fenomeno siciliano degli “scarti”. Le volanti in esercizio a Sciacca sono 10. In media sono in mare per 40 settimane.
Escono per 4 giorni la settimana. Ogni volante va in mare 160 giorni. Ogni giorno fanno 5 pescate, così ogni volante effettua 800 calate l’anno e in totale le 10 volanti ne effettuano 8.000. Facciamo delle ipotesi, navigando in un mare di incertezze, vista la difficoltà ad avere dati precisi. Ammesso che una giornata di pesca, perché dia reddito, “frutti” 1000 cassette di acciughe, con un incasso di 2.500 euro, ogni volante ricaverebbe in un anno 400.000 euro. Così tutte le volanti ricavano 4 milioni di euro. Se questi numeri sulla quantità di acciughe pescate dalle volanti fossero più o meno esatti, provate voi a calcolare in base a un scarto del 10%, quante alici, non depongono ciascuna le loro preziosissime quarantamila uova che potrebbero invece liberare se arrivassero a un anno di vita. Calcolando che in mille chili di scarto si hanno circa 50mila giovanili e che la metà siano femmine, abbiamo perso un miliardo di uova. La domanda che ci facciamo è: questa perdita incide o no sul rinnovamento degli stock?
C’è da chiedersi cosa ci sia ancora da sperimentare viste le conseguenze da tempo sotto gli occhi di tutti. Un danno non quantificato quello dello scarto della pesca anche se a sentire i racconti degli stessi pescatori imbarcati sulle volanti in certi periodi dell’anno raggiunge, proporzioni da uno (il pescato) a dieci (lo scarto).”
Però diversi dati scientifici portano a considerare la mortalità da pesca come frazione ridotta rispetto alla mortalità naturale delle biomassa non è direttamente collegata alla consistenza dello stock di alici, che presenta cicli naturali di abbondanza. Comunque stime sullo scarto non hanno nulla di documentato perché controlli non sono previsti.
Le dieci volanti che formano la flotta della marineria di Sciacca anno dopo anno hanno aumentato il loro raggio d’azione e setacciano il canale di Sicilia, da Trapani a Catania. Questa è un tipo di pesca giornaliera, si esce quattro giorni la settimana, e di media si fanno quattro o cinque pescate al giorno. Si fa trainando un’unica rete da parte di due pescherecci medio grandi entro le 20-40 miglia dalla costa. La rete è definita volante perché non opera direttamente sul fondale, ma lungo il profilo della colonna d’acqua, favorendo per la maggior parte la cattura di pesce azzurro, acciughe, sarde e alacce.
Il sistema prevede il calo della rete da parte della prima imbarcazione; successivamente la seconda barca si affianca e riceve l’estremità di un cavo di traino. A questo punto le due barche si allargano ed incominciano la traina rimanendo collegate da un cavo d'acciaio. A conclusione della pescata le imbarcazioni, accostandosi, salpano simultaneamente i cavi di calo e il pesce, separato manualmente a bordo, viene sbarcato quotidianamente nel primo pomeriggio. Prima di rientrare in porto, gettano in mare le acciughe troppo piccole per essere vendute, sfuggendo al monitoraggio che si effettua solo a navigazione ultimata.
I pescherecci a lampara, invece, non soltanto effettuano un fermo volontario non retribuito nei mesi invernali ma possono, per il tipo di pesca, andare in mare solo quando non c'è la luna piena e quando il mare non è troppo mosso. Inoltre prima di gettare le grandi reti a circuizione, il cianciolo, effettuano un controllo sulle dimensioni del pesce con la la 'tratta', uno specifico tipo di retino.
Comunque, quello delle volanti, denunciano i pescatori, è un metodo di pesca assolutamente non sostenibile e temono che dopo 20 anni di sperimentazioni mal condotte con licenze artificiose, le stesse vengano trasformate in definitive. Nonostante ci siano condizioni ottimali per lo sviluppo dei popolamenti ittici di acciughe e sardine, i dati scientifici degli ultimi anni mostrano un inesorabile declino delle popolazioni di entrambe le specie e la situazione è particolarmente intricata, causa forti interessi commerciali in gioco. In particolare in Alto Adriatico il problema è molto sentito, tanto che AGCI Agrital è intervenuta chiedendo alla Direzione Generale pesca del MIPAAF di intervenire sulla situazione dell'Alto Adriatico, ed è ancora oggi in attesa di conoscere il pronunciamento della apposita commissione istituita. Il prelievo delle volanti a coppia è molto elevato (2000-2500 fino a 3000 casse al giorno per coppia), la taglia ridotta delle alici (110-120 pezzi/kg) ormai è al limite della taglia minima, ed il ridottissimo valore del prodotto sul mercato (media 2,5 Euro /cassa di 7-8 Kg) da cui si salvano solo quelli che hanno accordi con prezzo fisso (4- 4,5 Euro/cassa), accordi che non consentono una sana gestione che andrebbe attuata limitando il prelievo per mantenere i prezzi alti. Nei giorni in cui il pescato scarseggia per condizioni meteomarine sfavorevoli il prezzo arriva anche a 7-8 Euro/cassa. Anche per le dimensioni delle sardine la musica non cambia: siamo arrivati a 60 pz/kg, contro i 25-30 pz/Kg di una volta.
Infine il recente rapporto “Blu gold in Italy”, pubblicato da Greenpeace mostra come di fatto si sia promosso un incremento della pressione di pesca permettendo un aumento del numero delle imbarcazioni autorizzate, e della loro stazza, grazie all’artificio delle licenze di “pesca sperimentale” che di sperimentale, come ancora accade in Sicilia, non avevano nulla: una vera e propria flotta fantasma che alla fine è stata “regolarizzata’. Il sovrasfruttamento (overfishing) di alici e sardine ha innescato un circolo vizioso: la diminuzione del prodotto ha causato un aumento dei prezzi di mercato stimolando l’incremento della pressione di pesca. La ricerca ha anche rivelato il ricorso alla pratica del rigetto in mare di acciughe e/o sardine, soprattutto durante il periodo estivo quando il prezzo di mercato delle specie non è conveniente. Ovvio che tali rigetti non sono registrati nelle statistiche ufficiali di pesca e che il reale quantitativo totale di pesce azzurro catturato è quindi sottostimato. Quel che è certo è che studi recenti dimostrano che nell’Adriatico settentrionale la quantità di acciughe e sardine di grandi dimensioni è diminuita.
In mancanza di dati certi abbiamo provato noi a fare un conto, anche se empirico, per comprendere l’entità del fenomeno siciliano degli “scarti”. Le volanti in esercizio a Sciacca sono 10. In media sono in mare per 40 settimane.
Escono per 4 giorni la settimana. Ogni volante va in mare 160 giorni. Ogni giorno fanno 5 pescate, così ogni volante effettua 800 calate l’anno e in totale le 10 volanti ne effettuano 8.000. Facciamo delle ipotesi, navigando in un mare di incertezze, vista la difficoltà ad avere dati precisi. Ammesso che una giornata di pesca, perché dia reddito, “frutti” 1000 cassette di acciughe, con un incasso di 2.500 euro, ogni volante ricaverebbe in un anno 400.000 euro. Così tutte le volanti ricavano 4 milioni di euro. Se questi numeri sulla quantità di acciughe pescate dalle volanti fossero più o meno esatti, provate voi a calcolare in base a un scarto del 10%, quante alici, non depongono ciascuna le loro preziosissime quarantamila uova che potrebbero invece liberare se arrivassero a un anno di vita. Calcolando che in mille chili di scarto si hanno circa 50mila giovanili e che la metà siano femmine, abbiamo perso un miliardo di uova. La domanda che ci facciamo è: questa perdita incide o no sul rinnovamento degli stock?