Andar
per Isole.
A ds. Da oggi sul librone delle presenze a Profitis Elias si leggerà anche “...con la scalata al Profitis Elias nelle Cicladi ho visto tante di quelle bellezze che ho l’impressione la mia anima non possa contenerle tutte”. 19 settembre 2012. Roberto Soldatini e Denecia.
Diario, riflessioni,
indicazioni utili e consigli
di Roberto Soldatini, un navigatore solitario in Egeo
VII parte: Folegandros e Milos
Partendo da
Santorini viene un po’ di malinconia, ma riprendere il mare dopo qualche giorno
di terra ferma è sempre emozionante, ed è diventata per me quasi una necessità,
come se fosse in grado il mare di
purificare, alleggerire, liberare la mia anima.
A sn. Il
cielo nella piazzetta della chora di Folegandros è coperto dagli alberi, ma
qualcosa attira la mia attenzione: un buco tra il fitto fogliame incornicia
alla perfezione una chiesa bianca illuminata sul pendio della montagna, il
monastero di Panagia.
A volte, quando sto troppo
tempo fermo a terra sento come se mi si seccassero le branchie...
Dodici nodi
di vento al lasco fanno planare dolcemente Denecia a una velocità di sei nodi e
mezzo fino alla prossima isola, distante trenta miglia, un dolce navigare,
calmo e rilassato, un piacevole intermezzo nella grande opera, Il Meltemi...
Chissà, magari un giorno
la scriverò su questo vento: pensate da quanto tempo soffia qui, quante vele ha
spinto nella storia, quelle degli Argonauti, quelle di Ulisse, quanti
navigatori l’hanno maledetto, quanti ne apprezzano la costanza e la potenza,
come me.
A ds.Seduto al
tavolino di un caffè della chora di Folegandros sento arrivare della musica
tradizionale greca: un violino e un bouzouki suonati camminando precedono il corteo degli sposi, il
gestore del caffè spegne subito la musica perché non vada a sovrapporsi con
quella del matrimonio. Sensibilità greca! Poi l’atmosfera tranquilla della
pizzetta si trasforma in un’ allegra festa.
All’arrivo in porto un’amara sorpresa: i posti sopravvento sono tutti
occupati da barche da lavoro, e quelli riservati alle barche a vela essendo
esposti a sud, da dove tira il vento oggi, non sono praticabili. Girando la
barca per uscire dal porto e andare al Vathi trovo subito mare contro, vado a
rimettere il fermo all’ancora, ma nel momento che la prua s’infila in un’onda
si sgancia la catena dal barbotin, l’ancora picchia due volte sulla prua e poi
la punta si conficca nella vetroresina bucandola...
A sn. Il porto di
Folegandros ha solo un piccolo molo, la cui parte più sicura è destinata alla
barche da lavoro, pesca e turismo, l’altro lato con vento e risacca può
trasformarsi in un incubo.
Con non poca difficoltà la
estraggo e rimane un bel buco... Levo subito la prua dall’onda, torno indietro
e infischiandomene delle indicazioni del port police ormeggio all’inglese in
terza fila affianco a una delle barche da lavoro, una di quelle che porta i
turisti in giro per le spiagge, domani mattina dovrò spostarmi ma almeno questa
notte starò tranquillo. Appena fermo scopro che l’ancora non ha provocato una
falla come temevo, bensì si era andata ad incastrare nell’ombrinale per lo
svuotamento del gavone del verricello!... Penso sia davvero un caso più unico
che raro! E io mi sento un po’ stupido... Suggestionato dai libri in cui avevo
letto dell’ancora che aveva sfondato lo scafo causando l’affondamento di alcune
imbarcazioni, non vedendo bene la prua perché si immergeva nelle onde, mi ero
già preparato al naufragio, o quanto meno al disagio di dovere trovare un luogo
dove effettuare la riparazione. In barca non ci si annoia mai, il cervello, i
muscoli sono sempre in allenamento e navigando in solitario ogni manovra è una
sfida, nell’organizzare ogni singola operazione da solo, il cui successo è
sempre una lieta e piacevole conclusione.
A ds.
Klima, il
villaggio dei pescatori di Milos: molto curato, con i suoi colori vivaci,
mantiene prevalentemente la sua destinazione d’uso originaria.
Pensavo di
rimanere solo una notte, pensavo la chora vista di notte sarebbe rimasta come
un sogno che si sarebbe dissolto all’alba, dovendo ripartire perché il porto
non è ben protetto, invece il vento è calato, ha girato di nuovo,
contrariamente alle previsioni, e i posti riservati alle barche a vela sono di
nuovo agibili, infatti si riempiono in poco tempo. Come ho già scritto, le
chora delle isole greche, benché accomunate da alcuni tratti, come il bianco
delle case, l’azzurro degli infissi, i dedali di strette vie pedonali, hanno
ognuna una caratteristica peculiare.
La chora di Folegandros è adagiata sul
costone di un rilievo montuoso e finisce sul ciglio del burrone perpendicolare
sul mare con uno sbalzo di duecento metri: un balcone sull’Egeo. Il centro del
paese è costituito da una serie di piazzette collegate tra loro senza soluzione
di continuità, alberi disseminati attorno ai lati e in mezzo danno un’ombra
uniforme, sotto ad essi i tanti tavolini colorati delle taverne, a uno dei
quali sono ora seduto: un leggero venticello fresco, sottofondo di
pianoforte solo (George Winston, uno dei tanti minimalisti di moda), yogurt con
miele e frutta, il mio computer collegato al wifi, gli uccellini che cantano,
pochi turisti greci che conversano a voce bassa, un’atmosfera rilassante che,
come quella della piazzetta della chora di Serifos, si unisce alle bellezze
greche che colmano la mia anima, dandole un profondo senso di benessere.
A sn.
Davanti alle
casette di Klima a Milos si può incontrare un pescatore che sistema la propria
rete o pulisce il pesce in compagnia di un gatto molto interessato
all’operazione: è un villaggio dei pescatori ancora vero, non come quello di
Fregene dove le case sono state acquistate per milioni di euro.
Al ritorno, nel piccolo porto si scatena l’inferno: il vento ha
girato di nuovo,
ma quel che è peggio è la forte risacca da sud est che spinge alcune delle
barche verso la banchina. Una si mette all’ancora al di fuori dal porto,
un’altra ripete la manovra d’ancoraggio. La mia si muove molto, ma l’ancora
tiene bene, questa mattina ho dato fondo a ben sessanta metri di catena,
preventivamente, alla greca, mettendola bene in tensione, inoltre ho aggiunto
altre due cime a poppa e una alla lunga sopravvento. Gli equipaggi sono tutti
in pozzetto, si scambiano inviti per bere qualcosa, poi cominciano i turni di
guardia, ma a me, essendo l’unico dell’equipaggio di Denecia, tocca l’intera
nottata... Il vento si intensifica e ora le raffiche investono il porto da est.
Alle due della notte solo due delle sette barche sono rimaste attraccate, la
mia e quella affittata dal simpatico ragazzo californiano che ha ormeggiato
affianco a me nel pomeriggio, le ancore delle altre cinque non hanno tenuto e i
loro equipaggi hanno deciso di mettersi alla fonda o di partire. L’americano mi
dice che ogni volta che ha tentato di visitare quest’isola nelle diverse estati
spese fino ad ora in Grecia ha avuto sempre gli stessi problemi. Purtroppo
alcune isole hanno degli approdi impraticabili e si rivelano addirittura
pericolosi considerando gli improvvisi ed imprevedibili cambiamenti della
direzione del vento. Penso che il porto di Folegandros non mi rivedrà, per lo
meno non in barca.
Dopo
la notte semi insonne mi tocca un’altra faticata per sbrogliarmi dall’ancora
che alcuni charteristi stamane hanno inavvertitamente messo sopra la mia
catena. Penso che alla prossima isola mi dedicherò intensamente alla vita da
spiaggia per qualche giorno: Milos!
A ds.
Milos, affare,
chiesa con posto moto
A metà della rotta il cielo si copre, ma la
navigazione è piacevole e rilassante, così che recupero un po’ di energie, con
un venticello di diciotto nodi fresco e gradevole al traverso. Prima di
giungere al porto, provenendo da sud est, si deve costeggiare Milos per diverse
miglia e si possono così ammirare scogliere dalle infinite sfumature di colore,
bianco, crema, marrone, verde, e tante grotte al livello del mare. Infatti
l’isola è sempre stata, sino dall’antichità, una cava d’estrazione per le
pietre di origine vulcanica, se ne vedono tracce un po’ ovunque all’arrivo.
Entro nel grande golfo e una volta all’interno il passaggio sembra richiudersi
dietro di me, così da avere l’impressione di essere dentro a un lago, un lago
vulcanico, molto simile a quelli che abbiamo in Italia, come quello di
Bracciano per esempio, ma un po’ più piccolo, un ambiente familiare per me,
sicuramente meno spettacolare di quello di Santorini, ma che già all’entrata
accoglie con una delle sue meraviglie: Klima, un villaggio di pescatori dalle
casette bianche, strette, strette, giusto una stanza, sviluppate in altezza su
due o tre piani, una attaccata all’altra, al piano terra il garage per la
barchetta da pesca, ognuna con un diverso colore degli infissi, il che già di
per se stesso rappresenta un’eccezione tra le isole dell’Egeo: blu, celeste,
verde chiaro, giallo, arancione, rosso.
A sn.
In fondo alla
spiaggia Sarakiki a Milos ci sono misteriose grotte all'interno delle quali la
luce disegna dei bellissimi quadri astratti.
Poco dopo, quasi in fondo al golfo il
porto Adamas: sicuro, con corpi morti, luce e acqua, pontile galleggiante
quindi dell’altezza perfetta per la passerella di Denecia (ottimo per sbarcare
la bicicletta), tante cose da visitare sull’isola, tante spiagge, insomma un
bel posto per rimanere qualche giorno, l’ultima isola delle Cicladi prima di
fare rotta per il Peloponneso.
Telefono
per affittare una macchina: “Hello, I would like to rent a small car” - “Certo,
dove si trova?” Ops, ho un accento così italiano quando parlo in inglese?... Ma
no, appare il prefisso, e chi mi ha risposto è italiano, Francesco, si è
trasferito qui con la famiglia da cinque anni. Mi porta a conoscere Michele,
trasferitosi a Milos quindici anni fa, che recentemente ha avuto un’idea tanto
semplice quanto originale: è il primo e l’unico a creare sculture con le
meravigliose e coloratissime pietre locali, tanto da sembrare dipinte; geniale
creatività italiana in Grecia!
A ds.
e in basso: Milos offre una
grande quantità e varietà di spiagge, in questa seconda metà di settembre c’è
solo un telo da mare su alcune di esse, il mio.
Così
comincio a visitare l’isola con utili indicazioni in italiano. Il paese
principale, Plaka, è piccolo e poco turistico, pochissimi negozi, qualche
trattoria e un angolino speciale, che in ogni chora è possibile trovare, dove è
gradevole passare qualche ora scrivendo al computer, leggendo e inviando mail,
mangiando o sorseggiando qualcosa, all’ombra degli alberi o di un pergolato,
contemplando il panorama. Sopra alla chora l’immancabile kastro con un panorama
a trecentosessanta gradi.
Curiose le abitudini di massa: a Santorini migliaia
di persone quotidianamente vanno a vedere il tramonto perché lì è di moda, ma a
dire il vero non è uno dei posti più belli come panorama dove goderlo tra
quelli delle Cicladi, per esempio al castello in cima alla chora di Milos è
sicuramente più spettacolare, ma c’erano solo due coppie e il solito solitario
“scoppiato”, io.
Ad
ogni isola si trovano caratteristiche peculiari che affascinano e sorprendono.
A Milos le spiagge sono talmente tante e belle che occorrerebbe un mese per
goderle e apprezzarle tutte. Così mi trovo a leggere un libro di Björn Larsson
su una spiaggia da solo con il sottofondo della risacca, che pace! Sarakiki è
una località dalla formazione calcarea che si affaccia sul mare dove c’è una
piscina naturale larga massimo dieci metri e lunga un centinaio, aperta lato
mare, incastonata tra basse e lisce rocce bianche dalle varie forme scolpite
dal tempo. Poi c’è Kapros, la cui piscina naturale è forse ancora più bella, ma
con diversi colori di rocce sulle quali sono incastonate piccole pietre laviche
nere. Poi, c’è Papafragas, un’ altra piscina formatasi nella spaccatura dello
scoglio alto un centinaio di metri, aperta solo verso il cielo e verso il mare
tramite un arco. Poi c’è Tsigrado, che si raggiunge da terra solo scendendo con
una corda. Poi...
A ds.
Zaino in spalla
e si sale a ottocento metri in vetta al monte Profitis Elias tramite un
sentiero di dodici chilometri molto poco battuto.
Ma
c’è anche una montagna, di circa ottocento metri, la strada asfaltata arriva
però solo alle sue pendici. Evvai! Zaino in spalla, dodici chilometri di
sentiero in salita e conquisto la vetta in poco più di tre ore. In cima ad
attendermi una capra che mi guarda incuriosita e la cappella del profeta Elia,
arroccata dietro la roccia, al riparo dal Meltemi, quindi non visibile dal
porto, dalla chora e dal resto dell’isola. E’ chiusa, ma la chiave è nella
toppa, basta girarla ed entrare, per accendere una candela, per lasciare sulla
pagina bianca del librone la testimonianza della propria presenza. Sfogliandolo
si può dedurre la frequenza con la quale i visitatori salgono fino qui nei mesi
estivi: solo un gruppo di amici o una famiglia ogni tre-quattro giorni.
A sn.
Durante la
scalata al monte Profitis Elias la bellezza del panorama suggerisce diverse
soste: qui la luce e le nuvole hanno disegnato un quadro di Magritte.
Affianco alla piccola cappella ci sono due celle, una è aperta, all’interno c’è
un tavolo con una panca, un fornellino a gas e due letti a castello per chi
volesse rifugiarsi. Sarebbe bello salire qui prima del tramonto, dormire in
quest’oasi di pace e meditazione, svegliarsi prima dell’alba e fare colazione
aspettando il sorgere del sole, se non fosse per le gigantesche e inquietanti
antenne che sono state poste sulla vetta... Queste si che si vedono bene dal
porto! Il prezzo che paghiamo tutti per avere i cellulari, la televisione...
Anche
la parte archeologica a Milos non è da sottovalutare: ci sono le uniche
catacombe cristiane rinvenute fino ad ora in Grecia. Il restauro del sito
archeologico è stato fatto con i contributi della Comunità Europa e devo dire
che i greci li hanno utilizzati molto bene, realizzando opere di restauro e
valorizzazione del loro patrimonio storico con gusto, senza sfarzi inutili e
nel rispetto dell’ambiente.
A ds. Da oggi sul librone delle presenze a Profitis Elias si leggerà anche “...con la scalata al Profitis Elias nelle Cicladi ho visto tante di quelle bellezze che ho l’impressione la mia anima non possa contenerle tutte”. 19 settembre 2012. Roberto Soldatini e Denecia.
Poi c’è un teatro di cui rimane ben poco, ma che in
origine sembra ospitasse ben cinquemila spettatori, vicino al luogo dove è
stata ritrovata la Venere di Milo,
per la quale l’isola è celebre (in italiano è caduta la esse), ovviamente
“saccheggiata” dai francesi, che la esibiscono tutt’ora al Museo del Louvre.
Una copia della statua la si può vedere al museo archeologico, a Plaka, donata dai francesi... Io gli avrei
risposto “come ringraziamento vi invieremo una copia in scala della Grecia
invece di farvi arrivare fino a qui in vacanza”.
Oggi
Beaufort quattro, un po’ poco per fare settanta miglia a vela fino al Peloponneso,
domani Beaufort cinque, meglio. Preferisco aspettare l’arrivo del vento, che
aspettarne il calo. Un altro giorno per gioire delle bellezze naturali di
Milos. Che bello che è anche qui... Tutta questa bellezza si accumula
nella mia anima e fa crescere una commozione che sfoga spesso in una
lacrima...
A sn.
Le sculture di
Michele Manzi purtroppo sono troppo grandi per Denecia, ma almeno ne fotografo
qualcuna: bellissime forme create dall’artista dall’opera scolpita dalla natura
in millenni di lavoro.
Ma
dopo cinque giorni su quest’isola e dopo quasi quattro mesi di navigazione, dei
quali un mese e mezzo passato tra le Cicladi, è arrivato il momento di fare
rotta sul Peloponneso, a Monenvasia, scendere a sud, doppiare il temuto Capo
Malea e poi dirigersi molto pigramente verso il Tirreno. Milos è l’ultima isola
delle Cicladi sulla mia rotta, sono riuscito a vederne 14 (compresa Amorgos e
Naxos l’anno scorso) delle 22 abitate e due delle numerose disabitate, delle
quali è difficile fare un calcolo, soprattutto non sapendo dove collocare la
separazione tra piccole isole e grandi scogli. In una delle mie prossime rotte
tornerò sicuramente per approfondire la conoscenza di questo meraviglioso
arcipelago, ma qualora il prossimo anno dovessi tornare in Grecia forse
sceglierei quello del Dodecanneso, nel quale mi sono aggirato l’anno scorso.
Autoritratto con bagno… |
Nel complesso l’ho trovato più vicino alla mia sensibilità. Innanzitutto, è
meno affollato, anche in agosto, poi è meno turistico, più “greco”, i porti
sono più tranquilli, senza troppe difficoltà di ormeggio e sono tutti gratis,
il vento è più costante e meno violento. Forse non ci sono bellezze travolgenti
come quella di Santorini, il che però da la possibilità all’anima di colmarsi
di bellezze gradatamente senza sentire a un certo punto di stare per scoppiare,
come i palloncini che volano troppo in alto.
Roberto Soldatini
Non l’abbiamo mai scritto, ma, ovviamente, tutte le fotografie che accompagnano le sette puntate, sono di Roberto!