Andar per isole nel Mar Egeo: Santorini

Andar per Isole.
Diario, riflessioni, indicazioni utili e consigli
di Roberto Soldatini, un navigatore solitario in Egeo
VI parte: Santorini
Vento in poppa per Santorini provenendo da Ios: trenta - trentacinque nodi di vento, onde alte ma corte che mi costringono a stare al timone per cercare di anticipare più di quanto non faccia già l’ottimo timone automatico che mi ha montato l’amico Simone Salafia quest’anno come alternativa a quello originale che ho mantenuto di rispetto.  Meglio avere un secondo pilota automatico, dal momento che è tra le cose che si rompono più facilmente in barca: stando da solo rimanerne senza costituirebbe un bel problema! 
Mi è già successo: dieci ore al timone senza potere mangiare e neanche fare pipì perché con il vento in fil di ruota come lo lasciavo c’era il rischio di una strambata.
Santorini non è la prima isola vulcano a cui approdo, ma entrare a vela dentro un cratere con la caldera ben visibile al centro non mi era mai capitato ed è emozionante. Immagino come lo potesse essere fino agli anni Cinquanta quando prima del terremoto era ancora fumante, inoltre a quell’epoca non era così turistica e arrivarvi in barca doveva avere un altro sapore. Santorini è diversa da come me l’aspettavo, da come me la figuravo dai racconti e dalle fotografie più famose, entrando nella caldera si apre uno scenario che va al di là di ogni immaginazione. Nonostante ci siano delle larghe fratture nella cresta tali da rendere alla vista l’idea che sia un arcipelago di isole, la sensazione è quella di navigare all’interno di un vulcano attivo sommerso, come in un romanzo di Jules Verne. 

 A sn.. Le chiese e le cappelle, omni presenti, insieme ai gatti sono i soggetti più fotografati in Grecia, soprattutto qui a Santorini, dove ogni angolo, per la sua architettura casuale, varrebbe di essere ritratto.

Le forme che la natura ha scolpito in milioni di anni qui sono incredibili: conformazioni rocciose di tutti i colori e di tutte le composizioni geologiche che si alternano e si sovrappongono con forti contrasti. 
Sulla cresta orientale gli agglomerati di case bianche dei due villaggi appaiono da lontano come delle spolverate di neve. Gli uomini si sono abbarbicati ovunque su questa terra, un po’ come le formiche, e come loro da lontano, da una barca a vela in avvicinamento, risultiamo microscopici. Il cratere del vulcano appare infinitamente grande e potente quanto noi infinitamente piccoli e fragili... “Gli dei giocano con noi come noi con le formiche”.

A ds. Per assistere al tramonto ogni sera si cerca una postazione diversa, spesso inventata, come sopra a un tetto o un muro.

Chiudo le vele e accendo il motore per essere più libero di ammirare questo spettacolo e fare qualche foto, conducendo la barca di qua e di là senza dovere virare o abbattere in continuazione e dovere fare fronte alle continue raffiche che dai rilievi si abbattono violente nel cratere. Quasi non riesco a smettere di navigare qui dentro, ma la curiosità di andare a visitare l’isola e le miglia ancora da percorrere per ormeggiare la barca mi portano a più miti consigli: riapro le vele e faccio rotta per la costa a sud dove si trova il porto, doppiando il capo con l’antico faro veneziano. Sono contento di non avere dato retta al consiglio datomi da molti di lasciare la barca su un’altra isola e venire a Santorini con il traghetto perché poi sarebbe difficile risalire il vento da qui essendo l’isola più a sud di quelle dell’arcipelago, avrei perso questa vista meravigliosa che difficilmente si può godere alla stessa maniera approdando con una nave veloce. 

A sn. Per quanto abbia girato tra i dedali di vicoli non sono riuscito a trovare il posto da dove tutti scattano l’inquadratura più famosa delle cartoline di Santorini con le cupole azzurre viste dall’alto, mi sono dovuto accontentare di quest’altra angolazione con le cupole allineate in diagonale.

Costeggio l’isola verso sud e constato che nelle Cicladi hanno fatto diversi scempi, cosa che non ho visto nel Dodecanneso: scheletri di case incompiute un po’ su ogni isola, soprattutto si notano e stridono qui a Santorini, in cima a queste meravigliose scogliere dalle forme e dai colori straordinari. Il porto è molto lontano dai centri abitati, l’alternativa, decisamente più spettacolare, sarebbe quella di ancorare ad una delle boe difronte a Thyra o Oia, ma non è facile trovarne una libera, sono ad uso privato, e soprattutto non è certo che tenga. 

 Il porto si trova a Vlykada, che è una delle spiagge più belle, stretta e lunga sovrastata da una scogliera che l’erosione ha scolpito con mille disegni, in fondo alla quale c’è anche una parte nudista. Questo è uno dei pochi porti dove si paga, ma una cifra irrisoria, quindici euro al giorno compresa luce e acqua a volontà. Il comandante del porto, Giorgios, è molto gentile e trova posto a tutte le barche anche quando non c’è, mettendole ormeggiate all’inglese in doppia e tripla fila.
Per raggiungere i due paesi più importanti, Oia (si pronuncia Ia) e Thyra (si pronuncia Firà) bisogna necessariamente affittare un mezzo, per fortuna l’ormeggio è sicuro con ogni vento, così che si può lasciare la barca tranquillamente per andare a zonzo sull’isola. 
Oia non è il paese principale, ma è quello più famoso, quello delle cartoline, il luogo di villeggiatura romantico per le coppie: io quindi mi ci potrei anche suicidare... ma fortunatamente e inaspettatamente un magico incontro ha tinto di romanticismo anche per me il soggiorno a su quest’isola, che rimarrà nella memoria anche per questo, ma non solo, da Oia è davvero difficile separarsi, tanto che ogni giorno mi viene il desiderio di tornarci.
A Oia c’è la tradizione di assistere al tramonto. Non si ha l’impressione che ci siano molti turisti, ma quando sta per arrivare l’ora fiumane di persone si riversano per le vie che affacciano sul mare e quando l’ultimo spicchio di sole è sceso in mare viene salutato da un applauso corale. Anche un cane nero, comodamente sdraiato su un tetto bianco, si gode lo spettacolo fino all’ultimo, poi scende scodinzolando per farsi fare le feste dai turisti che ingorgano le strette vie per defluire verso i ristoranti.
Come la massa segue le mode: a Ios eravamo in pochissimi a salire in cima alla chora per vedere un tramonto sicuramente più spettacolare di quello di Santorini, dove invece non so per quale motivo, migliaia di turisti ogni giorno ripetono questa tradizione. Quello che poi trovo un po’ squallido sono i cartelli stradali disseminati per l’isola con indicato “Sunset” per i luoghi più panoramici dove è suggerito vedere il tramonto...
Oia, in contrasto con Thyra, ha un’atmosfera molto rilassata, negozi di raffinato artigianato greco e di artisti locali. Oia è molto di più di quel che s’immagina dalle due o tre immagini più famose delle cartoline. A Oia si possono scattare foto come quelle a migliaia di altri scorci con forme geometriche disegnate dall’urbanizzazione casuale, una più bella dell’altra. A sud di Oia, a pochi chilometri, c’è il paese principale dell’isola, Thyra, meno raffinato, più turistico e soprattutto più affollato, a causa delle navi-grattaceli da crociera che vomitano qui migliaia di turisti di tutte le nazionalità ogni giorno e che si riversano nelle strette viuzze nelle quali si è costretti ad osservare un senso di marcia per non rimanere “ingorgati”, dove ci sono gioiellerie e negozi di souvenir stile San Pietro a Roma, dove si paga un frullato dieci euro e s’incontrano turisti americani che mangiano per strada hot dog: in Grecia?!...
Viuzze dei negozi stracolmi, musei stravuoti (uno preistorico e uno archeologico). Era prevedibile che Santorini avesse queste caratteristiche in comune con Mykonos, quello che mi sorprende è che a metà settembre sia ancora così affollata: ogni giorno due o tre navi da crociera stazionano difronte a Thyra e trasbordano i turisti con dei battelli al piccolo molo alla base del paese, da lì si sale con una simpatica teleferica o con degli ancora più simpatici muli. Comunque in quest’isola c’è un equilibrio tra natura selvaggia con spiagge tranquille e la civilizzazione con il turismo di massa, oltretutto non chiassoso e sfrenato come a Mykonos.
A sn. Dopo il tramonto le luci dei locali, degli alberghi e delle piscine mostrano un altro volto affascinante e romantico di Oia, pur nella sua eccezione turistica e consumistica.

È curioso come tra i turisti italiani che ho sentito parlare da quando sono in giro per le Cicladi, soprattutto sulle isole dove giungono le navi-grattacielo, l’accento predominante sia quello del nord. Ad eccezione di un velista con la sua barca che lascia in Grecia, nessuno da Roma in giù; curioso.
Oltre a Oia e Thyra ci sono altri villaggi a Santorini, meno affascinanti, ma vale la pena di visitarli, soprattutto ci sono tante spiagge, non di sabbia bianca però. 

A ds. Una sensazione surreale quella di sguazzare nel silenzio di questa piscina naturale di acqua sulfurea con sotto il vulcano...

La costa ad est è pianeggiante, al contrario del versante occidentale che è costituito esclusivamente da vertiginose scogliere a picco. Kamari ha un bel lungo mare pedonale: bar e ristoranti che hanno i tavolini fronte mare, spiaggia di ciottoli grigi, lettini e ombrelloni ricoperti di paglia, insomma una classica località balneare ma tranquilla e molto curata, come tutto del resto qui in Grecia. 

A sn. Le eruzioni e i terremoti nel tempo hanno disegnato e scolpito opere d’arte in tutta l’isola.

L’ultimo giorno della mia permanenza a Santorini mi lascio tentare dalla classica gita organizzata in barca per turisti perché arrivare nella caldera con la propria presenta qualche rischio. E’ l’unica navigazione fatta non a bordo di Denecia da quando sono partito a giugno da Roma. Il comandante Hippokratis ha visto che scendevo dalla barca per raggiungere il suo catamarano ormeggiato sullo stesso molo a Vlykada: “To skafos sas?” - “Ne” si, è la mia barca, la parolina magica per ricevere inaspettatamente un trattamento di favore, nell’alimentazione (è compresa una cena a bordo, con tanto di barbecue) ma soprattutto nel farmi stare al timone per quasi tutta la navigazione: la prima volta che salgo su un grande multiscafo, era da tempo che lo volevo provare, ma sfortunatamente non c’è vento oggi nella caldera, quindi a motore... 
Comunque è estremamente maneggevole, con i due motori si ormeggia come si parcheggia un’automobile, però sull’onda si muove sempre solo beccheggiando, niente ebrezza dell’andatura sbandata. Non avendo neanche un amico armatore di un catamarano mi riservo di affittarne uno un giorno per provarlo meglio! Salta agli occhi che Hippokratis e il suo equipaggio amano il loro lavoro, pur ripetendo tutti i giorni, due volte al giorno lo stesso copione. Più volte ho avuto l’impressione che i greci svolgano con gioia il loro lavoro, qualunque esso sia.
Fare il bagno sulla bocca del vulcano è una sensazione molto forte, oltre che piacevole: con l'acqua calda è come stare in una spa con lo zolfo che si prende cura della pelle in mezzo alla lava vulcanica solidificata, e lo scenario è impressionante: un piccolo golfo che crea una piscina in mezzo a un’isolotto composto da pietre laviche nere, su quelle alla base migliaia di scritte in tutte le lingue (su alcune solo l’impronta delle mani) fatte con lo zolfo che disegna una striscia di colore giallo-arancio sul bagnasciuga. 
 
A sn. L’allegria e il sorriso di chi lavora in Grecia non è frutto solo della buona immagine che un paese si sforza di dare di se, ma anche e soprattutto una componente caratteriale dei greci, dalla quale in Italia, soprattutto a Roma, dovremmo imparare.

Curioso un cartello sbiadito con scritto che si eseguono massaggi e il numero di telefono, certo un massaggio dopo un bagno rilassante, in quello scenario sarebbe una libidine, ma ammesso che si riesca a ricordare a memoria il numero, chi, quando, come e se arriverà lì?


A sn. Salutare il tramonto a Santorini è una tradizione che si rispetta anche dalle imbarcazioni.
Quest’isola mi ha sedotto, e non solo l’isola, vorrei rimanere di più, ma la difficoltà di lasciarla risalendo il Meltemi domani si dissolve per magia: caso raro, vento da sud! Perfetto per raggiungere Folegandros, un po’ meno per rimanervici, perché il porto di quell’isola non è ben protetto. Ci vediamo a Folegandros, forse, alla prossima puntata.
Roberto Soldatini