Andar per Isole. Diario, riflessioni, indicazioni utili e
consigli di Roberto Soldatini, un navigatore solitario in Egeo.
II parte
Dilos
Se passando per
le Cicladi non si può non vedere Mykonos, l’isola più famosa della Grecia, non
si può non visitare almeno una volta nella vita l’antica Delo, su un’isolotto
disabitato oggi chiamato Dilos, a cinque miglia dal caos.
Nella foto:
Le statue delle
fiere sono state donate dagli abitanti di Naxos e dedicate ad Apollo. Il primo
dei leoni, acefalo, è stato ritrovato dai veneziani nel 1716 e si trova ora a
Venezia, gli altri tra il 1886 e il 1906, quando sono stati posti sui basamenti
come li vediamo ora, anche se in copia, gli originali sono dal Duemila nel
museo archeologico a pochi metri di distanza.
Considerando le gente
che affolla i mille vicoli di Mykonos, il sito archeologico stamane risulta
praticamente deserto, poche decine di turisti sbarcati con il battello insieme
a me. Anzi, uno dei custodi, uno studente di archeologia con una gran voglia di
raccontare quel che sa, mi dice che per la media stagionale oggi c’è in realtà
molta gente. “Boom-boom-music”, negozi e ristoranti versus storia e cultura uno a zero... Vittoria schiacciante,
sconfitta deprimente!
A ds:
Sembra un po’
di stare in Sicilia vero? Siamo tutti figli della stessa storia, dello stesso
mare. I greci dicono “Mia facia, mia raza”, stessa faccia stessa razza, per
indicare tutte le verosimiglianze tra greci e italiani.
C’è talmente
poca gente che rimango a lungo da solo, non riuscendomi a staccare dal ceppo di
marmo collocato nel punto più panoramico dell’isolotto, il monte Kythnos (si,
non è uno sbaglio, lo stesso nome dell’isola dov’ero prima, in Grecia è un
casino con i nomi geografici), di appena centotredici metri ma in una posizione
strategica: dall’alto si legge bene la toponomastica del sito archeologico, lo
si può immaginare nel suo antico splendore, e con la vista di tutte le isole
vicine si può anche studiare il comportamento del vento all’interno
dell’arcipelago. Sono ben visibili i punti in cui si incanala velocemente a
velocità di trentacinque nodi, quelli in cui scavalcando un rilievo accelera
provocando forti raffiche, e quelli in cui un’isola ne ostacola il passaggio, i
punti dove si formano onde e quelli in cui il mare è calmo o quasi.
A sn:
L’antica Delos vista dal monte Kythnos e le
isole dell’arcipelago sullo sfondo. Per arrivare in cima occorrerebbero scarpe
adatte perché il sentiero è molto dissestato e ripido, comunque me la sono
cavata anche con gli infradito, segno che il mio piede ha ricominciato a fare
bene il suo mestiere.
Un’ottima
occasione per affinare l’istinto, così come facevano forse gli antichi greci.
Posizione privilegiata quella di quest’isola, infatti il nome Cicladi deriva
dal fatto che le isole dell’arcipelago descrivono un cerchio (kyklos) intorno a
Delo, che era il centro politico e religioso del mondo antico. E’ qui che
secondo la mitologia Leda diede alla luce Apollo e Artemide.
Quando scendo
dall’altura tra le rovine non incontro nessuno, quei pochi turisti che c’erano
hanno preso il penultimo battello ed io sono padrone dell’isola, mi sento un
po’ come i primi viaggiatori che venivano a scoprire per primi la Grecia antica,
nei primi anni del Novecento i famosi leoni apparivano già collocati come li
vedo io ora, tranne uno, il primo che venne ritrovato, acefalo, dai veneziani
nel Settecento e trasportato a Venezia, capirai, un simbolo della Repubblica
Marinara... Lo si può ammirare ancora oggi con una testa posticcia, si tratta
del secondo leone a destra dell’ingresso dell’Arsenale.
Partenza da
Mykonos quasi obbligata: la mattina del terzo giorno salpa la coppia con il
Bavaria 40 Ocean e probabilmente la loro ancora è incrociata con quella di
Denecia. Sono un po’... diciamo “riservati”, in tre giorni hanno comunicato con
me solo due volte, la prima mentre stavo levando il sale dalla barca con la
pompa dell’acqua, come fanno tutti, la signora è uscita dal tambuccio dicendo con
un tono così acido che le avrei voluto consigliare una pera di Gavison: “My
hausband is unhappy that you make his boat wet!” La seconda, il secondo giorno,
appena sono uscito io dal tambuccio, sempre lei: “My hausband says that our
anchor are crossed, is not our fault”... e certo, se “his hausband” mi avesse
detto, quando stava in pozzetto a guardare senza aiutare mentre ormeggiavo con
quel casino di vento che lui aveva messo la sua ancora in diagonale...
Su quest’isola
anche lo spirito dei velisti è “diverso”...
Paros
A sn:
Il castello
(kastro, in greco) veneziano (quanti ce ne sono sparsi per le isole greche!)
costruito con materiali di risulta che formano eleganti disegni geometrici
degni di un quadro di Piet Mondrian.
Nonostante
tutto salpo senza problemi: le ancore non sono incrociate. Una volta lontano
dai rilievi montuosi di Mykonos e dalle sue raffiche piano piano il vento si
affievolisce fino a sparire del tutto e mi tocca una "smotorata", la
prima da quando sono entrato nell’Egeo attraversando lo Stretto ci Corinto.
Ebbene si, niente vento oggi nelle Cicladi… mai successo ad agosto, addirittura
mai successo che ci fosse meno di trenta nodi nella memoria dei velisti greci.
Altro che armare la trinchetta, la vela per i venti forti e le burrasche... I
pescatori locali che eran abituati a prevedere il vento annusando l'aria e
guardando il volo degli uccelli mi dicono che non ci capiscono più niente...
Fantasie e predizioni a parte è indubbio che ci sia uno sconvolgimento
climatico in corso.
A sole venti
miglia dal caos di Mykonos e dalla sua “boom-boom-music” c’è un’isola simile,
con una chora simile, Parikia, con un dedalo di viuzze simile ma molto più
tranquilla. Ci sono anche alcune cose interessanti da visitare che non siano
negozi: Panagia Ekatondapyliani, una delle più belle ed interessanti chiese
delle Cicladi, costituita da tre chiese di epoche diverse unite sotto lo stesso
tetto; le mura di un castello, ovviamente veneziano, costruite con blocchi di
marmo di risulta, comprese antiche mole incastonate ordinatamente, come
gioielli preziosi in bella vista; il museo archeologico con la bellissima Statuetta di Saliagos e l’importante
frammento di una Cronaca Paria.
A sn:
La chora di
Parikia l’accoglienza per chi viene da Mykonos è decisamente migliore,
collocazione del porto davanti alla chora, atmosfera decisamente più rilassata,
vita reale greca (nell’isola alla moda affollata solo da turisti non ho visto
neanche un vecchio greco).
La
sera la musica soft di un concerto jazz eseguito dal vivo da una chitarrista
con un contrabbassista sulla terrazza di un bar con difronte il mulino
illuminato e la luna con i loro riflessi che si immergono nell’acqua di questa
bella baia. Bello da far male...
E nell’amare e
ricercare queste atmosfere, dopo aver constatato cosa cerca la massa, mi rendo
conto di essere irrimediabilmente “diverso” anche dai “diversi”...
Il porto di
Parikia è frequentato prevalentemente da barche da charter che fanno base da
qui per la partenza. Copiando quello che hanno fatto gli altri prendo un lungo
tubo per sciacquare la barca ricoperta da uno strato di polvere del porto di
Mykonos, ma vengo rimproverato perché questo tubo è riservato alle compagnie di
charter, ops. Non sempre l’acqua è gratis in Grecia, qui bisogna chiamare chi
la vende: sei euro per circa cinquecento litri. E’ il massimo che in queste
isole si può pagare per ormeggiare. Ebbene si, i porti non si pagano! Neanche a
Mykonos, che essendo tra le isole greche la più modaiola potrebbe essere rapportata
alla nostra Capri, dove ad agosto un posto per una barca come Denecia lo si può
arrivare a pagare cinquecento euro. Ma senza andare a prendere esempi estremi,
i prezzi delle marine italiane sono comunque esagerati: per circumnavigare lo
stivale l’anno scorso ho speso di più che tutto il tempo passato in Grecia (due
mesi). Una media di cento euro per porto. Tutti i velisti stranieri incontrati
in due anni di girovagare per il Mediterraneo mi hanno detto che evitano
accuratamente di fermarsi in Italia. Va bene, andiamo avanti così, continuiamo
a penalizzare il mondo nautico italiano: una bazzecola per un paese che è quasi
una grande isola no?
A ds:
Rispetto a
quello modaiolo e turistico di Mykonos, decisamente diverso il genere dei
negozi che ci trovano nelle viuzze della chora di Paros...
Ma torniamo alle Cicladi, che è meglio: Paros è celebre per il suo marmo bianco, la Venere
di Milo e la tomba di Napoleone sono stati realizzati con questo marmo. L’altro
centro abitato dell’isola è Naousa, inizialmente un tranquillo porto di
pescatori pare che ora sia una località di villeggiatura alla moda che compete
con Mykonos. Magari il prossimo anno, per questa volta mi basta la sua
antagonista. Non ho fretta, ma ho un programma per i prossimi giorni: Jean-Paul
che è arrivato stanotte nel suo ancoraggio preferito, Despotiko, un velista
conosciuto l’anno scorso ad Amorgos, mai potrò scordare la sua amicizia e le
attenzioni prestatemi dopo l’incidente. Così domani farò un salto a Serifos,
che da Despotiko sarebbe difficile da raggiungere, scendendo per le Cicladi
bisogna procedere a zig-zag facendo bene attenzione di non trovarsi il Meltemi
contro, poi farò rotta per quell’ancoraggio che lui definisce da sogno e dove
immagino mi verrà voglia di rimanere qualche giorno, al riparo dal caos, in
compagnia di un amico.
Ci vediamo a
Serifos alla prossima puntata.
Roberto Soldatini