
L’affondamento del Roma è uno dei primissimi atti della Resistenza italiana, avvenuto quando ancora a Porta San Paolo non era stato sparato un colpo, e quando non si sapeva ancora bene cosa era successo a Cefalonia.
Ventotto giugno 2012, dopo 69 anni dall’affondamento non ci sono più dubbi, si conosce il punto esatto dove giace una parte del relitto che la Marina Militare ritiene uno dei più importanti Sacrari del mare. Si trova nel canyon di Castelsardo, Golfo dell’Asinara, a 16 miglia dalla costa e a milleduecento metri di profondità.

L’identificazione del punto di affondamento è stato ottenuto sulla base di uno studio di documenti militari dell’epoca conservati negli archivi della Marina Militare e su documenti provenienti da archivi anglo-americani e da una ulteriore importante documentazione storica sulla situazione in corso il 9 settembre 43, alla base della Maddalena, oramai in mano tedesca. Altro elemento per l’individuazione del relitto è stato realizzare in 3D l’intero scenario grazie a fotografie della ricognizione inglese che volava a bassa quota sulle navi della Regia Marina, e al racconto di una testimone che non solo ha descritto nei dettagli quando accadde ma ha indicato anche il punto preciso dove avvenne la sciagura. Tutto questo materiale è parte integrante di un progetto che include la realizzazione di un film documentario, di una mostra e una serie di altri eventi istituzionali in occasione del 70° anniversario dell’affondamento, che cade il 9 settembre del 2013. A breve con attrezzature scientifiche all’avanguardia, si cercherà di filmare il relitto e di analizzarlo da vicino con telecamere in alta definizione, e con un mini-sommergibile.
Il relitto del Roma, una montagna d’acciaio divisa in due tronconi, è sicuramente quello che ha impegnato più ricercatori in assoluto, in una classifica mondiale, secondo solo alla mitica Nuestra Segnora de la Conception, affondata sul “silver bank” vicino ad Haiti.
Fino a quel momento tutti ritenevano, a ragione, che il Roma fosse una delle più potenti navi da battaglia del mondo, superata soltanto da unità operanti nel Pacifico: le due Yamato giapponesi e le due Iowa statunitensi.
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La bomba perforante Fritz |
Quella fatidica mattina ciò che accadde è ben noto quando si decise di ordinare alla nostra flotta, con ben 3 corazzate classe Littorio e un numero rilevante di incrociatori e cacciatorpediniere, di consegnarsi al nemico, ora alleato. La flotta partì dalla Spezia e alle 15,30 del 9 settembre 1943 a nord della Sardegna, viene avvistata e attaccata da una formazione di Dornier di stanza a Marsiglia, armati, una per aereo, con le Fritz, bombe perforanti di 1.5 tonnellate che avevano la possibilità di subire anche se limitate, correzioni di traiettoria per un più accurato puntamento dell’obbiettivo grazie alla radio-guida e a quattro alette mobili disposte ad X. Accelerate in caduta anche da un razzo, hanno una ogiva d’acciaio speciale, studiata per bucare il ponte di una corazzata.


Andrea Amici |
Amici tiene conferenze in giro per l’Italia, alcune patrocinate anche dalla Marina Militare. fa parte del direttivo dell’Associazione Regia Nave Roma che collabora senza alcun lucro con le istituzioni, per ogni iniziativa dedicata al ricordo e agli studi della vicenda. Il loro scopo è quello di ricordare, possibilmente tramandando ai più giovani. “Oggi, grazie al nostro lavoro, ci sono ragazzi delle scuole medie, conclude Andrea, che fanno ricerche storiche sulla storia del Roma e del suo equipaggio. Una bella soddisfazione!”
Una Tragedia Italiana, 1943. L’affondamento della corazzata Roma
320 pagine Anno di pubblicazione: 2010
Con i suoi maestosi interni d'acciaio, la corazzata Roma è l'unità più temuta del Mediterraneo. Poco prima dell'alba del 9 settembre 1943 lascia il porto di La Spezia. A bordo ci sono oltre duemila uomini. Improvvisamente in cielo viene avvistato uno stormo di Dornier. Qualcuno urla: «Sono tedeschi!» È allarme aereo. Una prima bomba cade in mare. Pochi minuti dopo la Roma viene però colpita in pieno e comincia a sbandare. Una seconda bomba la ferisce a morte. Si sente un boato prolungato e in pochi secondi è l'inferno. Dal ponte torce umane si buttano in acqua prima che la nave si capovolga e le trascini con sé. Tra le 1393 vittime di quel drammatico pomeriggio di settembre c'è anche l'ammiraglio Carlo Bergamini, amatissimo dai suoi uomini, l'ufficiale più elevato in grado di tutte le forze armate caduto in combattimento. Ma la storia della Roma non finisce con il suo affondamento. I naufraghi vengono trasportati alle Baleari. Qui le navi saranno internate e i superstiti trasformati in merce di scambio. La loro vita resterà a lungo come sospesa, in difficile equilibrio tra gli opposti interessi di un'Italia spaccata in due, la Spagna e gli anglo- americani. Eppure, incredibilmente, gli uomini della Roma ricominceranno a vivere, forti di un'amicizia inossidabile, quella che nasce tra chi sa di essere un sopravvissuto. Tra loro Italo Pizzo, autore di un diario che il nipote Andrea Amici ha integrato con rare testimonianze regalandoci un racconto in presa diretta di quel che accadde realmente a bordo, della vita da esuli tra amori e aneddoti intriganti, fino al ritorno a casa, in Liguria, dopo quasi due anni.
Corazzata Roma di Giancarlo Barbieri
23 tavole piani di costruzione scala 1:100
In ventitre tavole, in parte realizzate da Giancarlo Barbieri: piano di costruzione con la prora modificata, vista di fianco, vista dall'alto, castello, ponte di coperta con tutte le soprastrutture (1:200), n.7 sezioni trasversali, piattaforme del torrione, sistemazione delle imbarcazioni, elettroverricello per picchi di carico, bracci portaeliche (1:20), linee d'alberi (1:75), fumaioli (quattro tavole in scala 1:50) ed elica (ø 4,80 m - scala 1:10), nonché i piani originali in scala 1:10 della autovettura FIAT BN3 2800 imbarcata a disposizione dell'Ammiraglio e dell'autocarro FIAT 626 NL per i servizi a terra, entrambi collocati sul ponte. Nella documentazione è incluso un CD con diverse centinaia di foto del modello di Giancarlo Barbieri.