Octopus vulgaris contro Homo sapiens, una lotta impari

L’Octopus vulgaris, ovverosia il polpo, pur essendo uno degli animali marini più intelligenti, ben capace di difendersi e altrettanto bravo a catturare le sue prede – famosissima la tecnica usata per prendere un’aragosta chiusa in un vaso di vetro e altrettanto famosa la capacità di Paul di “azzeccare” i risultati ai mondiali di calcio del 2010, quante volte poi nel suo ambiente si lascia accarezzare da un subacqueo? –, nulla può contro Homo sapiens che se n’è inventate di tutti i colori per catturarlo. Sicuramente una delle tecniche più antiche, si usa ancora nel Mediterraneo quasi esclusivamente in Tunisia, molto diffusa specie da Kerkennah al golfo di Gabes, è la pesca con le gargoulette che sfrutta oltre alla sua innata curiosità la tendenza dei polpi a occupare nuovi rifugi e la caparbia resistenza ad abbandonarli.
Viene usato nient’altro che un un vaso di coccio, la gargoulette appunto, realizzato al tornio dagli artigiani di Jerba, di colore bianco se impastato con acqua di mare o rosso se con acqua dolce. Da metà ottobre a fine marzo centinaia di gargoulettes, chiamate anche anfour, anfore, vengono legate in una lunga serie e calate all’alba sulle praterie di posidonia, e rimangono sulla sabbia per un paio di giorni in modo che i polpi abbiano tutto il tempo per entrare e farsi una tana ma non riescono ad uscirne prima che i pescatori tirino a secco i vasi.
A destra: Isole Kerkennah, le anfour pronte per essere imbarcate sulle tradizionali feluche a vela latina.
La stessa tecnica veniva un tempo utilizzata anche lungo le coste siciliane (reminescenze dei secolari rapporti tra i due paesi o semplice convergenza) ma utilizzando manufatti di risulta come per esempio vecchi tubi. Ma pare che gli ispiratori siano stati i più lontani pescatori giapponesi!

A sinistra una distesa di gargoulettes sulla spiaggia di Ezzahra, poco distante da Tunisi

Nel piccolo arcipelago delle Kerkennah, le isole della tranquillità e del silenzio, tutti pescano fin da bambini, tanto che gli isolani sono chiamati “agricoltori del mare” perché lo specchio d’acqua che le circonda è diviso in appezzamenti come fosse un campo che viene tramandato da padre in figlio. Una volta pescati, i polpi vengono battuti con i rami delle palme per rendere tenere le carni, poi strofinati con il sale e fatti seccare al sole con i tentacoli intrecciati: un lavoro laborioso, per conservarli tutto l’anno. Si usano nelle ricette locali come l’insalata a la kerkennaise (con il pomodoro), la tchich (zuppa), la charmoula (salsa agrodolce a base di cipolla e sciroppo di zibibbo) o la kammounia: polpo in umido speziato al cumino. Al polpo è dedicato anche un festival che celebra i riti della pesca e della lavorazione tradizionale.
 Ma la gargoulette è anche il nome di una pietanza raffinata: pezzi di carne di agnello e spezie vengono inseriti nel vaso che chiuso ermeticamente viene cotto sulla brace per circa otto ore: provare per credere…
Le fotografie della pesca a l’anfour sono di Francesco Rastrelli scattate alle Kerkennah in occasione della regata di vele latine “El Miza” (nella fotografia in basso).
Francesco è nato e vive a Sorrento 48 anni fa, insieme alla sua compagna Roberta Roccati, anche lei fotografa, ha fondato l’agenzia Blue Passion.

Esprime la sua passione per il mare con la fotografia dalla subacquea e archeologica, ai reportage di viaggio. Da alcuni anni è approdato alla fotografia di yachting e segue come fotografo ufficiale le più belle barche e le regate del Mediterraneo, nonché i grandi restauri nei cantieri. Le sue fotografie combinano tecnica ed entusiasmo, alla ricerca del taglio grafico, del momento e della luce giusta, che esaltino la storia da raccontare che si cela dietro ogni scatto.
La sua appassionata filosofia è: “No words, emotions!” Ed è la filosofia che dimostra nei suoi libri, tra i quali:
Eilean, a classic Yacht , La Spina. uno yacht del novecento, Il Dinghy12’ Classico Italiano
Lulworth, the Restoration of the Century, Vintage Sailing Yachts