Regate per tutte le età

Nino Merola
Per gli appassionati della vela il nuovo anno (Costa Concordia a parte) si è presentato come meglio non poteva. Basta leggere le cronache dei tre eventi che hanno meritato la prima pagina e di cui ancora molto si scrive.
Ma c’è un quarto evento che merita ugualmente di essere raccontato, non soltanto perché il protagonista, il cinquantasettenne Nino Merola, bolognese di nascita ma romano di adozione, è un frequentatore delle prima ora della libreria il Mare (l’ha vista nascere a piazza Farnese or sono 37 anni fa…), ma perché, in coppia con Andrea Caracci, ingegnere milanese di 43 anni e esperto velista, il prossimo sabato salpa con il suo Sun Fast Scheggia – ITA 3200 per la seconda tappa, da Madeira alla Martinica, di una regata molto particolare, la Transquadra. Che come dice il nome, è una regata transatlantica per quadragenari (di almeno 40 anni…, non professionisti, in equipaggio ridotto (ammessi solo solitari e equipaggi di coppia), con barche strettamente di serie, entro i 36 piedi.
La rotta della Transquadra
Nulla a che vedere quindi con Laura Dekker la giovanissima olandese, classe 1985, appena sedici anni e quattro mesi, che ha concluso il giro del mondo in solitario con il suo ketch da undici metri e mezzo. A 16 anni starsene in mezzo agli oceani tutta sola deve essere una esperienza non da tutti!
Per non parlare del Maxi-Trimarano Banque Populaire V che sbriciola il record del Trofeo Jules Verne, il giro del mondo 29.002 miglia  in equipaggio senza scalo passando per i tre capi. Il nuovo record di 45 giorni, 13 ore, 42 minuti e 53 secondi, alla media di 26,51 nodi, abbassa di oltre tre giorni il precedente, e segna una pietra miliare nella storia della vela. Lo skipper Loick Peyron e il suo equipaggio di 13 velisti al comando del maxi trimarano di 40 metri hanno così migliorato il precedente record di 2 giorni 18 ore 1 minuto 59 secondi.
Il Sun Fast Scheggia
Infine, ciliegina sulla torta, che dire della Volvo Ocean Race 2011-2012 che la scorsa domenica ha fatto prua sulla Cina?  Sei yacht, monoscafi “mostri” lunghi poco più 21 metri con dieci uomini di equipaggio impegnati nel giro del mondo, 39 mila miglia in nove tappe con partenza da Alicante e arrivo in Inghilterra a luglio. Sono partiti per la terza tappa, un percorso di circa 3.000 miglia che porterà le sei barche oltre l’oceano Indiano, verso lo Stretto di Malacca e il Mar Cinese Meridionale.

Confronti irriverenti? Direi di no. Fatte le debite proporzioni, si tratta pur sempre di regate veliche…
Quella alla quale partecipa il nostro Nino è una manifestazione biennale giunta alla quinta edizione con un numero chiuso a 100 partecipanti ed iscrizioni completate con oltre un anno di anticipo. È una regata fatta di una flotta omogenea dove nessuna barca parte sapendo di essere già battuta. Pochi modelli tutti rispondenti alle caratteristiche della regata e competitivi per la tipologia di percorso, quindi uno stimolo a divertirsi ed a godere del confronto, senza troppe alchimie o distorsioni tipiche delle regate d’altura nostrane.

Nino Merola e Andrea Caracci
Si tratta di un evento dedicato ad amatori, anche se evoluti, dalle caratteristiche professionali, ma pensato, organizzato e gestito in funzione delle necessità dei partecipanti, con elementi semplici, ma fra loro ben miscelati, per garantire una formula di successo. E, pare, dai significativi numeri raggiunti e dal trend crescente che i francesi abbiano colto nel segno. Prima di tutto l’aspetto tempo, è studiato in modo da non coinvolgere lunghi ed insostenibili periodi fuori ufficio o lontani dal proprio mestiere di base. Ecco allora che la prima tappa fino a Madeira parte ad inizio luglio, poi ci si ferma sino al gennaio successivo, per attraversare l’Oceano in costanza degli alisei ma, soprattutto, per evitare problemi logistici ed amministrativi e burocratici a chi di mestiere fa altre cose.

Merola alla barra del timone
Insomma si può partecipare a qualcosa di importante, ma senza dover intaccare la propria vita o peggio, mettere a repentaglio il proprio lavoro, trasformandosi in velisti professionisti a tempo pieno. Infine una regata pensata perfettamente con barche di dimensioni contenute con costi, anche se discreti, abbordabili, l’iscrizione costa 2700 euro con una organizzazione che si fa carico di tanti aspetti organizzativi che non vengono lasciati al singolo come i rimessaggi, i rientri e soprattutto la continua assistenza durante e dopo la traversata.
Merola è  biologo marino, ha lavorato 15 anni all’estero con le Nazioni Unite per la FAO, poi come esperto nel settore della pesca al Ministero degli Esteri con la Cooperazione Italiana. Ora è più un manager che esperto settoriale, gestisce gli uffici e organizza le iniziative.
Il suo “angelo custode” è l’onnipresente Tuccia, “è sempre al mio fianco, mi confida, abbiamo una relazione forte 30 anni di matrimonio, mi sostiene in tutto, condivide i miei momenti importanti, mi augura buon vento quando salpo e mi accoglie quando approdo. E poi ha cucinato le gustose pietanze che abbiamo conservato sotto vuoto e consumato nella prima parte di navigazione. Anche se preparazione fisica e gestione del sonno sono cose estremamente più importanti del cibo.”

“Quando si sta in barca per molti giorni, continua nel suo racconto, la convivenza con il compagno d’avventura può essere alla lunga un problema ma non quando si è in regata, sostiene, si cerca sempre di andare al massimo quindi non ci sono motivi di screzio. Momenti di relax ce ne sono molto pochi, l’obiettivo di fare bene in funzione di una classifica è prevalente, quindi non c’è materia per contendere. Il mio compagno che notoriamente è un navigatore di grandi capacità ha un carattere non semplice, in determinati momenti preso dall’agonismo è esigente e magari può essere un po' duro. Però grazie alle sue capacità siamo arrivati secondi con un’ora e 40 di svantaggio dal primo nella classifica che riguarda la parte mediterranea. La formula della Transquadra. mi spiega, ha due classifiche indipendenti, una per chi parte dalla Bretagna l’altra per chi invece parte dal Mediterraneo. In teoria abbiamo tutte le carte in regola per giocarci la partita. Inoltre la tappa comune, ovvero la traversata, ha un’ulteriore classifica che però è a sé stante. L’evento è ricco di tante sfaccettature che permettono mille maniere di interpretare al meglio la regata e di trovare la propria dimensione. C’è chi partecipa per fare una vera e propria vacanza con famiglia e amici al seguito, chi la prende in maniera un po' più sportiva chi invece vede soltanto la parte agonistica.

La partenza da Barcellona
Anche noi puntiamo tutto sull’agonismo e soprattutto di confrontarci con il francesi che sono partiti dalla Bretagna. Una formula molto di successo. C’è ne per tutti i gusti chi lascia la barca sul posto per un anno, e quello che arriva e trova dieci persone di famiglia ad attenderlo. L’anno scorso a fronte di 70 barche sono stati venduti venduto 650 biglietti aerei ciò significa che 120/130 persone di equipaggio muovono altre 5 persone a testa! Questo perché nessuno è un vero professionista e quindi ci costruisce intorno una sua dimensione e comunque si va in posti accattivanti come Barcellona, Madera, La Martinica. Gli italiani solo 3 con tre Sun Fast 3200 e per incredibile coincidenza tutti e tre della zona di Roma. Ovviamente abbiamo fatto amicizia, siamo collegati tra noi, ci sosteniamo a vicenda e nella misura del possibile cerchiamo di fare squadra, ma siamo pochi in confronto ai francesi, che sono la maggioranza, e si son potuti permettere di organizzare un container per spedire attrezzature alla Martinica. Quale che sia il risultato finale sono comunque felice di partecipare a un evento di così di alto livello, di grande soddisfazione tecnica e gestionale dove ho dovuto impiegare tutta la mia capacità ed esperienza nell’elaborare un adeguato project management adeguato alla mia età e molto più importante della performance velica, nella quale ho fatto la mia parte ma dove il ruolo del mio compagno, vero velista, è stato determinante. Ma a questo punto, a poche giorni dalla partenza, sono talmente saturo del tanto impegno, del lavoro e della tanta ansia accumulata che non vedo l’ora di traversare questo grande Oceano, di finirla e di dire basta! per tornare ad essere sereno.”
A noi invece non resta che augurare buon vento a Nino e ad Andrea oltre che il classico in c… alla balena!
Ma. Bi.

P.S. Per chi voglia conoscere nel dettaglio tutta l’esperienza di Nino Merola segua il suo blog  su saily.it