Il giorno per le presentazioni in
libreria è sempre lo stesso, il venerdì, quindi vi aspettiamo il prossimo 25
novembre alla solita ora, alle 19 per incontrare Edmondo Mingione che ci
parlerà del suo nuovo romanzo, L’ultima folata calda. Alla presentazione del libro, introdotta da Giulia
D’Angelo, partecipano insieme all’autore Donatella Bianchi, e il campione
olimpico Daniele Masala. Ospite d’eccezione l’attore Massimo Ciavarro, che ci
regalerà la lettura di alcuni brevi brani. A conclusione della presentazione
tutti insieme a brindare con i coloratissimi cocktail offerti dalla “Pallini”.
Edoardo Mingione, romano classe 1952, è un ex campione di
nuoto nella specialità rana. Una carriera velocissima, inizia a gareggiare a 15
anni e a 19 è primatista italiano, A vent’anni partecipa alle tragiche
(ricordate?) Olimpiadi di Monaco del 1972 classificandosi sesto. È laureato in
scienze politiche e insegna all’Istituto Europeo del Design. Esordisce come
scrittore appena due anni fa, nel 2009, con il romanzo Falsa partenza, che narra le vicende di un ragazzo, buon corridore,
che sfrutta le sue capacità per una rapina. Poi però si riscatta, confessa,
paga e diventa un atleta vero.
L’ultima folata calda
invece narra le vicissitudini di due amici, Piero e Carlo. Due persone molto
diverse: il primo vive a Ponza dove gestisce un famoso ristorante il secondo è
un affermato avvocato e vive a Roma. Li unisce una grande passione per il mare
e per la pesca subacquea, oltre ad una solida amicizia. Siamo ormai a fine
stagione e Carlo, che ha passato le vacanze a Ponza, deve rientrare nella sua
città. Tutto sembrerebbe finire lì per tornare l’anno prossimo quando Carlo,
durante una cena al ristorante di Piero propone : “…e se a novembre ce ne
andassimo a Lampedusa? Così, solo per rincorrere l’estate.”
Partiranno e la loro permanenza nella maggiore delle Pelagie
si rivelerà un viaggio in una realtà che cambierà la loro vita per sempre: il
ritrovamento durante una delle loro battute di pesca del cadavere di una
giovane donna nera adagiato sui fondali di Lampedusa li porterà a ricercare una
verità nascosta tra il continente africano e le isole di Ponza e Lampedusa.
Anticipiamo una piccola pillola del romanzo, le prime tre
pagine, che come un antipasto vi faranno meglio gustare le restanti quattrocento…
Man mano che guadagnava la superficie, il corpo era
sempre più leggero e l'acqua sempre più calda. O meno fredda, a seconda dei
punti di vista. Scendere era più facile che risalire, tanto che superati i
primi metri sembrava quasi difficile fermarsi.
Era la prima cosa che aveva imparato della pesca.
Quella mattina si era alzato con il buio ed era andato a pescare nei soliti
posti. Il piccolo scafo aveva attraversato l'acqua piatta con discrezione,
come se non volesse rompere l'incanto del sole che
sorgeva. A quell’ora non c'era quasi nessuno in giro, al massimo qualcuno come
lui.
Maniaci, pensò ... Comunque ormai la pescata era
finita. Salì a bordo lasciandosi scivolare sul paiolato come un peso morto.
Rimase sdraiato qualche minuto prima di togliersi la muta, poi si tirò su. Fu
in quel momento che il caldo del sole, dopo tre ore di sommozzate, lo sedusse.
La stanchezza
per il momento era ancora un po’ meno forte della
passione, ma cosa sarebbe accaduto quando la proporzione inevitabilmente si
fosse invertita?
Del resto a cinquant’anni era normale aspettarsi che
prima o poi sarebbe accaduto. Intanto la baia andava lentamente riempiendosi di
barche. Era arrivato il momento di andarsene, così tirò su l'ancora e si avviò.
L’attracco al porto risultava sempre complicato a quell’ora. Confusione, quasi
caos. I traghetti e gli aliscafi andavano e venivano e scaricavano gente. Per
lo più paninari, turisti che arrivavano la mattina per una giornata di mare
portandosi tutto, asciugamani, sdraio, piccole sedie e ... panini. I locali li
sopportavano appena, non spendevano quasi niente, compravano giusto qualche
bottiglia d'acqua fresca, forse. Alla fine però erano costretti, per arrivare
alle spiagge, a pagare una barca che li portasse. Carlo sistemò l’attrezzatura
all'interno dello scafo, poi coprì tutto con un telo e scese a terra. Portò il
poco pesce al ristorante di Piero. Sapeva che sì e no sarebbe riuscito a
rientrare della benzina, ma la pesca era così, alla fin fine solo una passione
e una scusa per cercare di ripagarsi le vacanze, almeno in parte.
“E ti ci alzi di notte?” Piero era già in cucina. Il
fatto che fossero amici lo autorizzava a prenderlo
in giro e lui accettava di buon grado lo sfottò. Si
erano conosciuti molti anni prima quando Carlo era capitato per caso al suo
ristorante proprio per portargli del pesce da cucinare. Piero, che era molto
più giovane di Carlo, era anche lui un appassionato di pesca e avevano
familiarizzato
subito. “È sabato, lo sai, non c'è orario quando è
così. Arrivano da tutte le parti e te li trovi ovunque. Il pesce è spaventato e
... insomma, non vado mica in pescheria io!’ “La verità Carlo è che non sei più
di primo pelo, gli anni passano e i giovani incalzano. Poco fa da Tricò uno che
non avevo mai visto ha scaricato una ricciola di venti chili."
“E chi è 'sto fenomeno? L’avrà presa allargo
dell’allevamento di spigole, dove è vietato. Tanto prima o poi li beccano!’
“Perché tu non ci sei mai andato?” Riprese Piero
contento che l’amico avesse abboccato.
“Che c'entra, era fuori stagione e poi le gabbie le
avevano appena messe e non c’era ancora il divieto.”
“E non lo so mica. Comunque questo era un ragazzino,
avrà avuto non più di venticinque anni. Dicono che fa le gare, bravo evidentemente.”
Carlo non aveva mai sopportato gli agonisti, per lui la
pesca era una faccenda ludica che solo casualmente aveva trasformato in un
piccolo business, giusto per il periodo estivo.
“Che fai passi al bar?”
“Non lo so devo ancora finire di pulire tutte ’ste
alici, magari più tardi. Ah, per i soldi ci vediamo domani, ok?”
Forse aveva ragione Piero, stava invecchiando. Del
resto da quando tempo faceva pesca subacquea? Con il mare aveva cominciato che
sapeva appena camminare, il padre gli gettava dei sassi poco più in là del
bagnasciuga e lui si immergeva a recuperarli. Lui e il fratello. Finché una
volta non era riemerso con un piccolo polpo. Dio quanto tempo era passato. E
come era cambiato il mare da allora. I pescatori, quelli veri, andavano ancora
a remi a buttare le reti, allontanandosi solo di poche miglia dalla costa. Di
notte dalla spiaggia li potevi vedere con le loro lampare andare a gamberi o a
totani. Fino all'alba li potevi vedere.
“Una birra gelata, Peppe e anche un paio di taralli,
sennò mi ubriaco.”
Il barista lo sapeva, era sempre cosi quando la pescata
era andata male, una birra per prima cosa, come per stordirsi. Se invece
chiedeva un cappuccino e una pietra di Palmarola, il pesce di sicuro non era
mancato. Strana gente i pescatori subacquei. Imprevedibili, ma allo stesso
tempo semplici. Vedono la cattura del pesce come un'impresa nobile, anche se
poi lo vendono. Non sono grandi guadagni, naturalmente, ma alla fine segnano la
misura delle capacità di ciascuno, della sensibilità in acqua, dell'esperienza
ed anche del coraggio, perché a certi livelli e a certe profondità ci si può
anche lasciare la pelle. Non ci sono bombole ad aria compressa ad aiutarti.
Solo gambe e polmoni allenati, oltre ad un grande equilibrio psichico. Ognuno
ha il suo e per ognuno esiste una soglia diversa. Carlo rimase seduto a
guardare la confusione delle barche nel porto.
Si sentiva come anestetizzato. Un po’ era la birra, ma
anche la stanchezza ci metteva del suo. I turisti mordi e fuggi stavano
lentamente andando via e fra non molto il paese sarebbe rimasto mezzo vuoto.
C'era troppo sole ed il mare era troppo calmo perché
qualcuno decidesse di rimanere a terra. I commercianti lo sapevano e i negozi a
quell'ora erano quasi tutti chiusi. Boutique di costumi e magliette, negozi di souvenir,
improbabili botteghe di artigianato locale, traboccanti di roba rigorosamente
orientale, tutti avrebbero aperto nel tardo pomeriggio per andare avanti fino a
notte inoltrata. Questo era il momento che Carlo preferiva, perché c'era più
pace a quell'ora che per tutto il resto del giorno e anche della notte. …