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Il cargo Savina Caylyn |
“Stiamo morendo, aiutateci”, ripete Antonio Verrecchia, direttore di macchine, descrivendo le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere.
Condizioni che sono ancora più dure per gli altri marittimi italiani che sono stati trasferiti sulla terraferma e che rischiano di essere usati come scudi umani: Giuseppe Lubrano Lavadera, di Procida, Crescenzo Guardascione, terzo ufficiale di coperta, di Procida e Gian Maria Cesaro, allievo di coperta, di Piano di Sorrento. Dalla Somalia è arrivata anche un‘altra testimonianza : “Quando si avvicinano le unità militari in pattugliamento, specialmente gli elicotteri, i pirati si innervosiscono e per noi si fa ancora più dura”, ha detto il primo ufficiale di coperta della petroliera sequestrata.
Dalla Somalia all’Indonesia: ecco le rotte marittime battute dai pirati
A fare la differenza sulle rotte dell'Oceano Indiano, oltre il Golfo di Aden e su più a Nord nel mare Arabico e a largo delle coste dell'Oman, sono i monsoni. Durante l'estate i venti umidi che spirano da Sud Ovest fanno ingrossare il mare rendendo più difficili gli assalti dei pirati ai mercantili o alle petroliere che incrociano verso il Golfo Persico o il Mar Rosso, particolarmente battuti dai traffici commerciali. Già una nota diramata dalla Nato, datata 4 ottobre, aveva segnalato agli addetti ai lavori marittimi che con l'inversione dei venti – che a partire dai primi di settembre spirano da Nord Ovest – sarebbero tornati in attività i veloci e temibili barchini dei pirati, che si sa essere per buona parte somali. Le raccomandazioni dell'Organizzazione del Patto Atlantico ai naviganti si sintetizzano nel mettere in atto le “migliori pratiche” per “rendere più difficile la possibilità per i pirati di salire a bordo e prendere il controllo”.
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Otto navi e 638 uomini nelle mani dei pirati. E se i numeri fin qui indicati descrivono un fenomeno evidentemente redditizio e in costante aumento, – al 31 dicembre 2010 le navi sotto sequestro attribuite ai pirati somali erano 28 – non mancano i risvolti drammatici, dati dall’impressionante numero di persone, per lo più membri degli equipaggi, tenuti prigionieri: 638 uomini delle più disparate nazionalità. La stessa sorte, per intenderci, toccata quest’anno ai 6 italiani e ai 15 loro colleghi imbarcati sulla Rosalia e ai 22 marinai tra cui 5 connazionali che lavoravano a bordo della Savina.
Dal Bangladesh all’Indonesia. Non solo Oceano Indiano. Scorrendo le carte si scopre infatti che un altro luogo nel quale è bene che chi incrocia non abbassi mai la guardia è la zona compresa tra il Sud dell’India e il Bangladesh dove i filibustieri hanno messo a segno 23 assalti più cinque a ridosso del continente. Ma il record negativo dell'area lo detiene l'Indonesia, con attività piratesche di nuovo in crescita dopo che fino al 2009 il fenomeno era in forte diminuzione. Nell’ultimo anno l’inversione di tendenza e gli assalti registrati salgono da 15 a 40.
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Nave militare scorta un cargo speciale |
Randagio Blogini