Nel bel mezzo di Roma, non lontano dal mare

La doppia del mensile MARE
“Per favore non tocchi i volumi, mi chieda quali vuole sfogliare e io glieli mostrerò”. Ho accolto in questo modo una giovane cliente che era appena entrata in libreria. Avevo un diavolo per capello perché qualche ora prima un signore, molto sbadato, aveva fatto cadere un acquario in miniatura distruggendo con l'acqua un notevole numero di volumi. Lei mi guardò sbalordita e mi disse che in tutte le librerie del mondo si potevano consultare i libri. Le spiegai pazientemente cosa era successo, lei capì e mi perdonò. Nacque una scintilla di simpatia. Mi disse di chiamarsi Gesine Borcherdt,  che veniva dalla Svizzera, era una giornalista e che collaborava con numerose riviste, tra cui anche il prestigioso mensile tedesco MARE

Gesine Borcherdt
Gesine, ho scoperto poi, è una giovanissima critico d’arte, è nata nel 1976, ed è curatore dell’edizione tedesca di “Magazine Artnet”.  Avrebbe proposto un articolo alla rivista tedesca perché, affermò con sicurezza “la libreria lo meritava”. Il direttore di MARE, che peraltro aveva sentito parlare molto della mia libreria, ha così accolto la sua richiesta. Gesine è tornata a Roma e armata di registratore mi ha “torchiato” per un pomeriggio intero. Il risultato è l’articolo pubblicato sul numero 86 del mensile tedesco e che mi son fatto tradurre da un amico.
Gesine ama molto l’Italia e il suo mare, e anche lei, come fanno gli italiani, ama mangiare gli spaghetti sulla spiaggia…, così mi ha confessato.
Il “pezzo” che ha scritto lo trovo molto poetico, ha descritto molto bene in poche ma essenziali righe il mio approccio con il mare e i libri.
Giulia fotografata da Francesco Zizola
L’intervista poi è accompagnata dal mio ritratto opera di Francesco Zizola,  espressamente incaricato dalla rivista per il servizio fotografico. Sorpresa di tanta attenzione, nella sorpresa ho scoperto lo stesso Francesco, amico e collega di mio marito, che non avevo più avuto modo di incontrare dopo che nel lontano 1991, molto carinamente si prestò a fare le fotografie al mio matrimonio.
Giulia D'Angelo





Nel bel mezzo di Roma, non lontano dal mare
Copertina Mare n. 86
di Gesine Borcherdt, per il mensile MARE
Traduzione dal tedesco di Federico Castellani Koessler

Dentro Roma a chi verrebbe in mente il mare? Le rovine si sollevano piene di polvere, tra di loro tuona il traffico. Ostia Antica, un tempo il porto marittimo di Roma, crolla trasandata oltre le mura della città. È da quando, nel XIX secolo, il Tevere fu costretto tra enormi muraglioni, che l’acqua fu cacciata dalla città.
“A Roma, tutte queste antiche pietre ci ricordano il Mare”, dice Giulia D’Angelo e fa cenno verso la porta aperta, dalla quale un raggio di sole illumina il pavimento del suo negozio. “Le fontane di Roma sono piene di delfini, tartarughe, sirene. Pensate solo alla famosa fontana del Tritone di Bernini: su quella s’inchina il figlio di Nettuno e suona una conchiglia!”
Giulia D’Angelo lo dovrebbe sapere. Se qualcuno in Italia conosce il mare e sue storie, e anche tutto circa la vita sotto, sopra ed intorno al mare, è sicuramente anche merito di questa signora con la pelle segnata dal sole e con il largo accento romano. In realtà la sua libreria internazionale “Il Mare” si trova proprio nella piccola via di Ripetta a pochi metri dall’ormai drenato e antico porto sul Tevere e in qualche modo ci sta bene.
“L' idea di aprire questo negozio nasce da una tragedia”, racconta lei e gira lo sguardo su una vecchia tuta da palombaro con il suo casco, che accoglie i visitatori all’ingresso. “Fin dalla prima infanzia ho amato il mare. Poi il mio compagno di vita mi insegnò ad andare sott'acqua. Un giorno facemmo un escursione con la barca, si immerse e non tornò più in superficie. Il suo corpo senza vita lo hanno ritrovato più tardi.”
Giulia D’Angelo prepara un caffè con la macchina dell’Espresso. Accanto a lei un cliente si è immerso in una foto appesa al muro, nella quale una finestra si apre sul mare. Due impiegati sfilano tra gli scaffali pieni di libri. Sembra quasi che ondeggi il pavimento.
Con una mossa energetica lei posa due tazze d’espresso su un tavolinetto di marmo. “Mi trovai davanti ad una scelta: O non avrei mai più guardato il mare o lo avrei amato ancora di più, cosi come mi aveva insegnato il mio compagno.”

A 33 anni, nel 1975, Giulia aprì il suo primo negozio a piazza Farnese, in una piccola stanza dalle dimensioni di una barca a remi. Ma già allora Giulia D’Angelo voleva essere più di una semplice venditrice di libri così si è dedicata ad ogni lato del suo tema, il Mare. Con corsi per la patente nautica o di archeologia subacquea, discussioni sulla cura ambientale del mare, letture d’autore, viaggi organizzati per i clienti, ed esposizioni, ogni tanto in cooperazione con musei e ministeri, ha creato un punto d’incontro culturale per tutti quelli che amano gli oceani.
Dentro “il Mare” si ammucchiano i libri, i quaderni ed i cataloghi da tutto il mondo e da ogni secolo, come tesori pregiati. Sono volumi innumerevoli che, in una marea di lingue, raccontano di barche a vela, conchiglie, pirati, fari e case sul mare, fino ad arrivare a ricette, romanzi ed archeologia. Tra gioielli come il grande catalogo di foto “Undersea Life” di Joseph S. Levine, il giornale di bordo di Garibaldi o una guida ai fari d’Europa, si trovano anche rarità preziose, come un antico atlante delle spiagge d’Italia. Un tale importante volume, certo costa anche i suoi 233,00 euro.
Fin dall’inizio Giulia D’Angelo ha voluto dare anche il suo contributo alla bibliografia dei mari. Tre anni dopo l’apertura della sua libreria, pubblicò un primo catalogo di pubblicazioni marittime, al quale ne seguirono altri dieci. Poi iniziò a scrivere libri, l’ultimo “Ancore e anfore sommerse”. Fino ad oggi i suoi articoli appaiono in riviste specializzate e non. Ha scritto numerosissimi articoli anche sul mensile “il Mare”, che fondò insieme a suo marito, Maurizio Bizziccari e che pubblicò nella propria casa editrice dal 1987 al 2000. Ora Mare Magazine si trova online. È suo figlio, Marco Firrao, a scegliere e trovare accessoires speciali per il negozio. Citiamo i foulard fatti a mano per la marina borbonica realizzati dallo stilista napoletano Salvatore Argenio, vini, lenticchie e l’allunga sott’olio dalla minuscola isola di Ustica o bussole con custodie in legno. Sono 35mila gli articoli già catalogati on line da ilmare.com, che ormai è cresciuto alle dimensioni di un grande yacht.
Il cliente davanti alla foto ha deciso. “Per la mia camera da letto”, spiega mentre aggiunge di essere greco. “Vengo da Mykonos. Il mare qui mi manca. Ma con questa foto almeno ne ho un idea.” Giulia d’Angelo annuisce con simpatia e chiede ai collaboratori di prendere la foto dal muro.
Con tale devozione incondizionata è comprensibile che anche esperti dell’alto mare come l’esploratore Jacques Cousteau e il pioniere della vela Bernard Moitessier furono tra i suoi clienti – l’ultimo gli lasciò pure un disegno e una bella descrizione della libreria –  erano impressionati dall’impegno con il quale Giulia D’Angelo riporta la consapevolezza del mare nelle menti dei Romani. Il culmine del suo lavoro fu nel 1996, quando organizzò l'evento Amordimare a Piazza del Popolo in collaborazione con la Marina Militare e il Ministero dell’Ambiente. Si trattò di un mare di arte, letteratura, film e pure ballo. Vennero più di 300 mila persone, una partecipazione considerevole per i romani che ormai hanno pochi legami con il mare, tranne “mangiare spaghetti in spiaggia”, come scherza Giulia D’Angelo - la donna del mare.
Ma la sua missione la prende molto sul serio. “In italia ci sono sette ministeri che si occupano del mare, ma lo usiamo come una discarica!” Giulia scuote la testa. Dopo tutti questi anni nei quali ha fatto così tanto, sa che la sua lotta non troverà fine. “Gli italiani hanno due cose in abbondanza: la cultura e il mare. Lasciano degenerare tutte e due.” Pure attività come le mostre itineranti “Libridimare” e “LibriDaMare”, tenuta su navi storiche che hanno navigato per anni da porto a porto lungo il Tirreno e l'Adriatico, sembrano gocce su sassi bruciati. Ma è proprio questo lo spirito di lotta con il quale Giulia D’Angelo richiama la relazione originale del uomo con il mare. E naturalmente anche la memoria storica dei romani, per i quali il Tevere era la via principale nell’antichità per il trasporto di merci, nel medioevo come fonte di acqua potabile. “Noi romani portiamo il mare dentro di noi”, spiega decisa, “ce lo siamo solo dimenticati.”
A Giulia pare osceno che adesso proprio i romani – grandi marinai di una volta – annegano i loro rifiuti in mare e lo usano solo come sottofondo per prendere il sole e che sul Tevere non naviga quasi più una nave. Perché il fiume dovrebbe collegare il mare direttamente con la città.
In fondo: l’amore per il mare non si può imparare, e in chiusura della lunga chacchierata, afferma: “Ogni persona, già nel crescere nel liquido amniotico del grembo materno, simile all'acqua di mare, ha un legame naturale con il Sesto Continente. Bambini appena nati sguazzano tranquilli nell’acqua, si sentono a loro agio. Poi perdono questo legame e sviluppano paure, difficili da estirpare”.
Gesine Borcherdt