

![]() |
Il Mare, n. 13 del 1989 |
ucciso da uno squalo durante un’immersione nelle acque nostrane di Piombino Il secondo Corriere.it e parla della nota vicenda di Sharm El Sheick dello scorso dicembre.
Entrambi anche se parlano dei protagonisti di eventi drammatici, ci ricordano però che sono gli squali, vittime e non mostri, a pagare il tributo più alto: gli assalti mortali agli uomini nel mondo non raggiungono la decina, mentre 200 milioni di squali vengono uccisi ogni anno. Ciò nonostante persiste la pessima abitudine nei media di sbattere in prima pagina il mostro, con i soliti luoghi comuni e molta ignoranza anche se il più antico abitatore del pianeta terra, vecchio di quattrocento milioni d’anni, oggi è a rischio estinzione.
La famiglia degli squali comprende 490 specie e altre 630 sono considerate affini. Quasi tutte hanno vita dura, un terzo è minacciato di estinzione e un altro quinto è vicino alla soglia critica.
![]() |
Tonnara di Favignana, 1981 |
![]() |
Repubblica.it del 3/2/2009 |
![]() |
Finning, taglio delle pinne |

Abbiamo chiesto un intervento sui recenti attacchi di Sharm alla giornalista e scrittrice Eleonora de Sabata presidente di Medsharks (medsharks.org), associazione italiana che fa capo a Shark Alliance,
“Gli squali godono di pessima fama – ci dice – di fatto, le specie pericolose sono solo tre: lo squalo bianco, lo squalo tigre e lo squalo leuca. Comunque, noi non rientriamo tra le loro prede, le aggressioni avvengono perlopiù per errore.”
“Per me, continua Eleonora – che peraltro è assidua frequentatrice della nostra libreria – la situazione di Sharm è abbastanza ridicola e fastidiosa: un attacco di isteria collettiva di turisti, autorità e dei media di cui hanno tentato di approfittare anche alcuni sedicenti esperti.
Le autorità hanno voluto “risolvere” (o dare l'impressione di risolvere) un problema che metteva in pericolo il turismo, principale risorsa economica della zona. Ha autorizzato una ridicola e indiscriminata caccia allo “squalo assassino” (anche ammesso che fosse uno solo, qualcuno mi deve spiegare com’è possibile pescare selettivamente “quello” squalo.
La caccia ha mietuto diverse vittime, alcune a rischio estinzione, in barba alla normativa locale che, se non erro, vieta la pesca degli squali. La “task force” di specialisti americani invitata ha potuto solo ipotizzare, sulla base dei morsi, che gli attacchi sono stati portati da almeno due specie diverse (probabilmente il pinna bianca oceanico e il mako).
Sul perché degli attacchi nessuna risposta: nessuna delle ipotesi è verificata o verificabile. Così i media sono andati a cercare risposte più sexy: uno squalo assassino; squali affamati dalla mancanza di prede frutto della pesca intensiva; impazziti dalla presenza dell’uomo e dai cambiamenti globali; attirati dalle carcasse di montone gettate a mare da navi di passaggio...
La realtà è che non lo sapremo mai. E che comunque gli squali non hanno attaccato con l'intento di divorare la preda umana, altrimenti non avremmo i “sopravvissuti”.
L’unica conclusione che mi sento di trarre da tutto questo è che la gente dovrebbe ricordare che il mare non è una piscina, ma un ambiente naturale e selvatico – di cui gli squali sono e devono essere, anche se ormai non lo sono più – parte integrante. È proprio questo il fascino che ci porta a immergerci! Come chi si avventura per un safari nella savana sa che potrebbero esserci i leoni; o, più vicino a noi, chi va in montagna sa che l'incontro con un cinghiale potrebbe avere delle conseguenze spiacevoli. Non per questo, in caso di incidente, parte la caccia al leone o al cinghiale assassino! Chi va a mare deve ricordare che è un ambiente naturale, che gli squali sono parte integrante di quell'ambiente; che del comportamento e abitudini degli squali conosciamo poco o nulla e questo ci espone a rischi aggiuntivi.” E Eleonora conclude con un saggio avvertimento: “In poche parole, in mare più attenzione, più accortezza e serietà: si tratta di un ambiente naturale, non di Disneyland.”

Il sondaggio confermò che le informazioni degli italiani sullo squalo sono un po’ confuse, non sanno, tra le altre cose, che il grande squalo bianco é presente anche nel Mediterraneo e che incontrarne uno è cosa assai improbabile. Comunque la coscienza ambientalista iniziava già allora ad attecchire: alla domanda “come si potrebbe risolvere il problema degli attacchi degli squali” solo 1'8% proponeva di eliminarli. Mentre il 52% era conscio del fatto che il maggior nemico dello squalo sia l’uomo!
La fotografia di lato è stata scattata nel maggio 1977 presso lo stabilimento Florio di Favignana. Questa creatura lunga ben nove metri era rimasta intrappolata nelle reti della tonnara. Si tratta di un Cetorhinus maximum, squalo elefante. Dal greco ketos, mostro marino e rhinos naso, per il muso molto allungato. È il secondo pesce al mondo per dimensioni dopo lo squalo balena. Le enormi fauci aperte mostrano le arcate branchiali che filtrano il plancton di cui si nutre. Forse è la specie più a rischio tra tutti gli squali a causa di una pesca indiscriminata. La sua enorme mole e la gran quantità di prodotti che si possono ricavare, ne hanno favorito la caccia anche a causa della sua lenta velocità, non più di due nodi.
A proposito del Cetorino Eleonora de Sabata e la sua associazione ti invitano a sostenere l’operazione squalo elefante.