La Tabula è un documento unico, che non ha confronti fra quelli arrivati fino a noi dal mondo antico. Si tratta di una pergamena attualmente conservata a Vienna nella Biblioteca Nazionale Austriaca. Fino al 1863 formava un rotolo indiviso. Per evitare di danneggiarlo ogni qualvolta veniva srotolato ed arrotolato, le pergamene che compongono il rotolo sono state separate, per garantirne la conservazione. In origine il rotolo era lungo 7,40 metri e alto 34 centimetri, ma la lunghezza ora è ridotta a 6,82 metri, perché la sua parte esterna, esposta a maggior logoramento, risultava già perduta quando il documento fu scoperto, e con essa – che formava il frontespizio – era andato perso probabilmente anche il nome dell'autore. L’anonimo geografo di Ravenna, che l'aveva consultata ancor integra verso l'anno 670, attribuiva l'opera ad un cosmografo romano, Castorius, ma tale attribuzione è oggi revocata in dubbio.
La Tabula venne per la prima volta alla ribalta nel 1507, quando l’umanista viennese Konrad Celtes, bibliotecario dell'imperatore Massimiliano I, disse d'averla trovata: probabilmente l'aveva sottratta alla biblioteca di un convento. Consapevole del valore eccezionale del documento, Celtes l0 presentò a Konrad Peutinger, altro grande umanista cancelliere di Augusta, cui lo lasciò poi in eredità a condizione che lo pubblicasse.
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Tabula, particolare: Belgio, Germania, Gallia |
In seguito, per oltre un secolo si persero le tracce del documento. Riapparve nel 1714, in possesso di un ultimo discendente di Peutinger; sarà poi acquistato da Eugenio di Savoia, dal quale passerà all’Imperatore Carlo VI ed infìne alla Biblioteca di Vienna dove tuttora si trova.
Tabula, particolare: Ostia, Porto di Adriano |
Più rari erano gli itineraria picta, cioè quelli dipinti, cioè quelli dipimi. La Tabula Peutingeriana è l'unica copia di uno di essi che sia giunta a noi, eseguita da un
amanuense nel XII o XIII secolo. L'originale da cui egli la trasse fu certo
composto verso il 350 della nostra era.
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Tabula, particolare: Campania |
comandante deve possedere itinerari assolutamente precisi di tutte le regioni (…) per conoscere bene le distanze tra diversi luoghi sia in miglia, sia per la situazione viaria: scorciatoie, deviazioni, monti, fiumi fedelmente descritti (…) gli itinerari delle province non solo scritti ma anche disegnati per potere scegliere il cammino, al momento di partire, sia con la mente, sia con la vista”.
Su itinerari e distanze si era informati anche dai cippi (miliaria) che indicavano, oltre al numero del singolo miglio della strada, anche la distanza di esso dalla prossima località e talvolta anche le distanze da tutte le città successive o raggiungibili da un incrocio.
Altri singolarissimi itinerari erano incisi su coppe d'argento dall’aspetto di
pietre miliari, che venivano prodotte a Gades (Cadice): questi itineraria garittana recavano i nomi di tutte le città che il viaggiatore avrebbe incontrato da Gades a Roma e le distanze tra l'una e l'altra lungo l'intero percorso di 2500 chilometri.
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Tabula, particolare:Pisa e Lucca |
simboli dipinti – Roma, Costantinopoli, Antiochia – soltanto allora furono contemporaneamente residenze imperiali.